capitolo 6

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Il suono della pioggia che picchiava forte contro i vetri riportò bruscamente Mattia alla realtà. Stanco, si guardò frettolosamente intorno, ma presto si calmò ricordandosi cosa fosse successo. Aveva chiuso gli occhi solo per un momento, con le braccia conserte e la testa appoggiata su un grosso mucchio di cuscini. Con un grosso sforzo, si alzò a sedere e guardò Christian.

Il film andava avanti da più di due ore, ormai vicino alla fine, ed il moro era sdraiato su un fianco, rannicchiato a stringere la coperta con la poca forza che gli restava. Aveva gli occhi semichiusi e incollati allo schermo, il viso privo di emozioni. Sembrava quasi che dormisse.

“Christian?” Il tono di Mattia era strascicato.

Lentamente, i suoi occhi verdi scorsero accanto a lui fino a incontrare quelli azzurri dell’altro. Girò debolmente la testa, e poi il resto del corpo.

“Mi dispiace. Ho visto questo film così tante volte che alla fine mi sono addormentato.” Mattia si passò una mano sulla faccia.

“Non ti scusare.” si scoprì a sorridere. “È casa tua. Se vuoi dormire, dormi.”

“Non se ho un ospite.”

“Va bene. In fondo io non sono un ospite qualunque. Siamo amici.” La testa di Christian ciondolò di lato, spostando di nuovo la sua attenzione sul film. “Hai dormito per circa un’ora.”

Mattia liberò un sospiro. Si sfregò il collo.

“Ti invidio. Vorrei tornare a poter dormire così.”

Il senso di colpa si fece strada nel petto del biondo. Si era reso conto di quanto fosse stato maleducato: addormentarsi così facilmente davanti a una persona la cui più grande fatica era proprio il sonno.

“Davvero… Insensibile, da parte mia…” Aggrottò le sopracciglia, rimproverandosi mentalmente.

“Non piangerci sopra.” Christian si spostò sdraiandosi, sporgendo una gamba a calciare l’altro. “Mi ha tenuto compagnia il film. È molto bello. Un po’ strano, ma bello. Dovrò guardarlo di nuovo.”

Strano. Christian era un tipo così strano. Sembrava impassibile di fronte a molte cose, e sfacciato riguardo ad altre, pronto a sparare fuori frasi senza pensare. Mattia dubitava che lo avrebbe ospitato un’altra volta, quindi non gli stava troppo bene sentirlo dire “Dovrò guardarlo di nuovo”.

Mattia storse la bocca e decise di cambiare argomento. “Sei stanco?”

“Esausto.” Rispose l’altro con sincerità.

“Per il momento chiudi gli occhi.” Con grande sforzo, Mattia scalciò le gambe fuori dal letto e si alzò in piedi. “Vado a prenderci un po’ d’acqua.” Uscì rapidamente dalla stanza, lasciandolo solo.
Dopo diversi momenti, tornò e vide che Christian aveva completamente cambiato posizione nel letto. Era sdraiato sulla schiena, con la testa sopra alcuni dei cuscini di Mattia. Teneva le mani sulla pancia, con la coperta scura che lo avvolgeva da dietro, ma scivolava giù abbastanza da scoprirgli il busto. La testa, cascante da un lato, gli dava le spalle.

Ancora una volta, se non avesse saputo la verità, Mattia avrebbe pensato che stesse già dormendo profondamente. Si avvicinò al letto in silenzio. La stanza era buia, ad eccezione del tenue bagliore arancione della sua lampada.

Posò i bicchieri e s’infilò a letto, come se cercasse di non svegliare l’altro. Sdraiato sulla schiena, fissò il soffitto.

Nessuno dei due aprì bocca per quella che sembrò un’eternità finché il biondo non parlò.

“Come ci si sente? A non poter dormire?”

La risposta di Christian arrivò in ritardo. “Da schifo.” Girò la testa dall’altra parte, rivolgendosi verso di lui. “Di giorno riesco a malapena a tenere gli occhi aperti, e di notte riesco appena a tenerli chiusi.” Sbuffò una risata.

“È una cosa che ti frustra?”

“All’inizio sì, quando non capivo perché. Ma adesso l’ho più o meno accettata.” Allungò una mano a ravviarsi i riccioli arruffati. “Però ancora mi manca. Dormire. Sognare.”

Mattia lo osservava, ascoltando ogni parola che diceva.

“E facevo anche dei sogni pazzeschi. Specialmente prima di certe competizioni.” Rise di nuovo, stavolta più forte. “Sognavo che sbagliavo le prese, e poi mi svegliavo infuriato, e continuavo a ripetermi che ero il migliore.”

“Pensi ancora di essere il migliore?” I suoi occhi color celeste scrutarono quelli di Christian in cerca di una risposta sincera.

Il moro sospirò la risposta con un sogghigno. “Sì.” Dopodiché chiuse gli occhi, con una mano posata sulla testa. Era chiaramente stanco: mostrava segni di sfinimento a ogni suo piccolo gesto.

Mattia ammutolì e intrecciò le dita sulla pancia, rilassandosi con la testa sul cuscino. Nessuno dei due parlò più, e la conversazione finì all’improvviso, com’era cominciata.

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