Erano trascorse diverse ore dal messaggio di Alex, e né Christian né Mattia fecero molto.
Senza voce, il moro non poteva mandare avanti una conversazione come una volta, non importava quanto ci provasse. E anche se fosse stato in grado di parlare, non sarebbe riuscito a farlo a lungo, considerato lo stato in cui era. I suoi movimenti erano lenti e scoordinati, gli unici suoni che riusciva ad emettere erano fievoli e, la maggior parte delle volte, inudibili. A volte, non faceva altro che restarsene sdraiato a letto, svegliandosi di scatto non appena il suo corpo cercava così disperatamente di cadere nel sonno che conosceva un tempo. Quando succedeva, assumeva un’espressione frustrata per un solo momento, prima che la sua faccia fosse troppo stanca per mantenerla.
Quando faceva così, Mattia normalmente distoglieva lo sguardo per risparmiarsi quella vista. Ma in rare occasioni, non aveva altra scelta che osservarlo cadere sotto i colpi della sua malattia, e lo odiava.
Ogni volta che il biondo assisteva a quella scena, la sua mente gli ripeteva una sola frase, che volesse sentirla oppure no.
Questo è l’aspetto di una persona che sta morendo.
Il biondo abbassò rapidamente lo sguardo, che si bloccò sulle sue mani. Le fissò intensamente con quella sua stessa placida espressione, rendendo il tutto ancora più snervante. Voleva che quel pensiero sparisse dalla sua mente. Non voleva averci niente a che fare. Scacciò a forza quelle parole e le sostituì con altre. Parole che dicevano, non morirà. Starà bene.
Ma pensandoci, arrivando al vero significato delle due frasi, scoprì che non riusciva a decidere quale fosse più terrificante.
Chiuse gli occhi e liberò un sospiro, sentendo la speranza abbandonarlo a ogni secondo che passava. Temeva che non sarebbe riuscito a tirarsi fuori da quello stato, poi si rese conto che non era solo nell’affrontarlo.
Sentì il più delicato dei tocchi sfiorargli il braccio, e si voltò ad incontrare occhi esausti quanto preoccupati. Il biondo si drizzò a sedere e si ricompose.
“Sto bene.” Commentò a bassa voce, appoggiandosi allo schienale. “Come ti senti, Chri?”
Il moro batté lentamente le ciglia. Era il suo modo di dire che stava bene. Non alla grande, ma bene.
Mattia strinse le labbra e annuì. Si scoprì incapace di aggiungere altro, immaginando che nemmeno l’altro ragazzo avrebbe avuto altro da dire, ma si sbagliava.
Di nuovo, sentì quel leggero tocco sul braccio. Sorpreso, diede di nuovo al moro la sua attenzione.
“Hm? Che c’è?” Girò la sedia verso di lui.
Sollevando lo sguardo sul biondo, Christian si accigliò e tentò di articolare delle parole, ma invano. Si guardò intorno e mosse le dita, in cerca di un telefono. Mattia lo capì rapidamente, e tirò fuori il proprio cellulare per lasciarglielo usare. Aprì l’applicazione degli appunti e resse il telefono di fronte al ragazzo. Ed ecco che lui cominciò a premere senza precisione i tasti per comporre le parole che cercava. Gli ci volle un po’ di tempo per mettere giù quel che stava cercando di dire, ma, dopo diversi minuti, ritirò la mano.
Mattia lesse la frase:
“Se avessi saputo che le parole che ti ho detto una settimana fa sarebbero state le ultime, le avrei scelte con più attenzione.”
Il biondo scrutò intensamente il telefono, poi ne staccò gli occhi a forza e guardò il moro.
“Non eri soddisfatto di quelle parole?”
Lentamente, Christian annuì.
“Beh, allora, se avessi una seconda possibilità…” esitò. Quasi non voleva fargli quella domanda. “Cosa sceglieresti di dire?”
Nel preciso istante in cui quelle parole uscirono dalle labbra di Mattia, le nuvole fuori si aprirono, lasciando che la luce arancione del sole al tramonto inondasse la stanza. Illuminò sia il moro che il biondo, ed entrambi strizzarono gli occhi nello stesso momento. Nonostante questo, a Mattia non sfuggì l’aria nervosa che si era impadronita del viso del moro.
Adesso era curioso come mai prima.
“Ehm… Chri? Non devi dirmelo ora se non vuoi.”
Il raagzzo scosse la testa.
“Quindi… Non vuoi?”
Scosse di nuovo la testa, stavolta più forte.
“Ah, vuoi dirmelo adesso.”
Questa volta, un debole suono uscì dalla gola di Christian attraverso la bocca chiusa, e lui annuì.
“D’accordo.” Il biondo si dimenò sulla sedia, intimidito. Lanciò un’occhiata di lato. “Quante parole ha? La cosa che vuoi dire, intendo.”
Rispondendo lentamente come sempre, il moro alzò una mano. Ne sporgevano due dita.
Mattia sentì il cuore sprofondargli fino allo stomaco. Un altro brivido minacciò di scuoterlo, ma restò immobile, per quanto difficile fosse.
“Due parole? Tutto lì?” si costrinse a sorridere. Sorridere sembrava un obbligo adesso. “Interessante…”
Ti prego… Ti prego, non dirlo.
Tese il braccio e resse il telefono di fronte al moro per permettergli di scrivere.
Ti prego non scriverlo… Non voglio sentirlo. Non voglio leggerlo. Non voglio saperlo.
Per quella che parve un’eternità, Christian scrisse sul telefono di Mattia. La sua mano tremava al punto che era impossibile decifrare quali lettere stesse premendo. Il biondo stava per mettersi a trattenere il respiro quando il moro finalmente ritrasse la mano. Se la lasciò ricadere sulla pancia, dove restò. I suoi occhi verdi scrutarono la stanza in cerca di Mattia. Quando finalmente lo trovò, quelle iridi già luminose si accesero appena un po’ più del solito. E insieme a quel bagliore arrivò il suo sorriso. Era piccolo e misero, ma era lì.
Mattia si assicurò di scattarne una fotografia mentale prima di abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi. Afferrò il suo cellulare e prese un profondo respiro, riempiendosi i polmoni con tutta l’aria che poteva prima di espirare dal naso. Girò il telefono verso di sé, riaprì gli occhi, e lesse le due parole che lo avrebbero perseguitato per sempre.
O almeno, così credeva.
Mattia spalancò gli occhi, e le sue sopracciglia si inarcarono per la sorpresa. Sullo schermo non c’era quel che avrebbe pensato, ma piuttosto: un semplice complimento.
“Sei bellissimo.”
Immobilizzandosi sulla sedia, Mattia rilesse quelle parole dieci volte prima di alzare finalmente lo sguardo. Sentiva il cuore picchiargli contro il petto, come se avesse voluto liberarsi. I suoi occhi si fissarono in quelli del moro.
“Tu… Pensi che io sia bellissimo?” Chiese in tono incredulo.
Mentre riusciva ad annuire debolmente, le labbra di Christian si incurvarono appena ai lati. Con questo, sollevò una mano tremante e il suo indice. Stava cercando di dire qualcos’altro.
Tirando a indovinare rapidamente, il biondo borbottò, “Uno?”
Il moro tenne su il dito, poi lo spostò a indicare sé stesso. Non diede al ragazzo il tempo di indovinare, passando a indicare i propri occhi, e infine Mattia.
Debolmente, il biondo aprì le labbra. Non riusciva quasi a trovare la propria voce, ma quando la trovò, fece del suo meglio per non farla tremare.
“Fin dal… Primo giorno in cui mi hai visto…”
Con questo, il braccio di Christian gli ricadde sulla pancia. Fece l’unica cosa che poteva fare e annuì di nuovo, poi chiuse gli occhi, e si voltò leggermente.
Il biondo osservò con curiosità mentre le labbra del moro s’incurvavano tremanti in un enorme sorriso, e, mentre la luce catturava i suoi lineamenti, realizzò quanto Christian fosse davvero in imbarazzo.
Il suo viso si illuminò della più tenue sfumatura di rosso, e cercò di nasconderlo. Sembrava che sentire i suoi pensieri repressi finalmente pronunciati ad alta voce gli avesse scosso i nervi più del previsto.
Vedendo questo accadere sotto i suoi occhi, Mattia riuscì a malapena a pensare. Il cuore gli batteva a mille miglia all’ora, faticava a deglutire, e una delle sue gambe dondolava veloce su e giù. Non sapeva come reagire, non sapeva cosa fare o dire, ma mentre cercava le parole giuste, o la cosa giusta, si ritrovò a fare qualcosa che non si aspettava da sé stesso.
Una risata spensierata si liberò dal profondo del suo petto, e quel suono riempì la stanza non appena raggiunse l’aria. Rideva forte, o almeno più forte che poteva. La sua voce era gentile, leggera nelle orecchie del moro. Gli fece aprire gli occhi e guardare verso di lui, sbalordito. Quegli occhi color del smeraldo registrarono ogni dettaglio possibile del viso ridente di Mattia. Il modo in cui le sue labbra si arricciavano agli angoli, il modo in cui strizzava gli occhi al punto che restava visibile a malapena un bagliore azzurro. Christian catturò tutto questo e, nel giro di un nulla, si trovò a ridere a propria volta.
Era una risata silenziosa. Era così flebile che la si poteva a malapena udire, ma c’era, e Mattia riusciva a sentirla, quindi era abbastanza per il moro. La sua faccia era ancora della stessa sfumatura di rosso, ma non gli importava. Era felice così com’era. Era felice di aver ammesso quelle parole. Era felice che il biondo avesse trovato in lui qualcuno che gli faceva compagnia.
Tra una risata e l’altra, il biondo riuscì a parlare.
“Sei… Ridicolo.” Disse con leggerezza, le dita che gli tremavano intorno al telefono.
Il moro gli lanciò un’occhiata che poteva essere interpretata solo come, “Lo sono, non è vero?”
Lentamente, la risata di Mattia si affievolì in una risatina, e lì seduto, guardò il moro con occhi placidi. Un’espressione sincera si fece strada sul suo viso, e una mano si allungò a ravviare i suoi riccioli biondi.
“Grazie, Chri.” Sussurrò dolcemente, la voce che gli tremava in gola. Allungò una mano e trovò quella del ragazzo.
L’altro strinse automaticamente la presa, come sempre. Fissò il biondo con quel sorriso che sembrava non svanire mai. I suoi occhi dicevano,
“Prego, Matti.”
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in another life
FanfictionDormire non era più facile come prima, Christian lo sapeva, e ora lo sapeva anche Mattia. [1° in #zenzonelli- 3/8/22] [1° in #lgbt- 4/8/22] DISCLAIMER Questa storia non è mia, ma è una traduzione dell'inglese di un'altra, proveniente da un altro fan...