Dopo quella notte, le cose erano andate sempre peggio.
Mattia lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, per poi vestirsi immediatamente e gettarsi la borsa in spalla. Corse giù per le scale, infilò le scarpe, e in pochi secondi era già fuori dalla porta, lungo la familiare strada per l’ospedale. Nel cielo, le nuvole erano dense, e si radunarono in fretta, gettando un velo scuro sul suo cammino. Si allacciò la giacca per difendersi dal vento pungente che gli veniva incontro e proseguì. C’era sicuramente una tempesta in arrivo, quindi il ragazzo sapeva che Christian avrebbe avuto bisogno di lui.
Erano trascorsi un mese e sedici giorni dall’ultima visita del moro a casa sua, e una volta che era stato riportato in ospedale, i dottori e le infermiere si erano assicurati di tenerlo più d’occhio, e a ragion veduta. Non solo Christian era il tipo da sgattaiolarsene fuori quando nessuno lo sorvegliava, ma le sue condizioni avevano rapidamente iniziato a peggiorare senza preavviso. Prima di allora, perdeva diversi chili alla settimana, ma, dalla notte in cui era scappato fuori, l’unica parola adatta a descrivere la sua perdita di peso era “allarmante”. Nell’arco di poco più di un mese, era passato da circa settanta a soli quaranta chili, l’ultima volta che l’avevano pesato. La drastica perdita di peso era già abbastanza tremenda di per sé, ma, per aggiungere al danno la beffa, le condizioni in peggioramento gli rendevano sempre più difficile anche camminare, muoversi e parlare.
Entrando nell’ospedale, Mattia si accigliò profondamente. Salì per la solita strada, camminando in fretta e senza sosta. Finché non scorse un volto familiare.
“Alex?” Il biondo si fermò di fronte alla stanza del moro.
Il ragazzo sollevò lo sguardo dalle proprie mani. Finse un sorriso. “Hey- Mattia, giusto? Da quanto tempo.”
“Sì, sto-,” Si voltò “C’è qualcuno lì dentro?” Non attese la risposta del ragazzo e lanciò un’occhiata all’interno della stanza. Notò Cosmary sulla sedia accanto al letto diChristian. Dava la schiena alla porta, e pareva che l’attenzione del moro fosse tutta concentrata su di lei.
“Cosmary mi lascerà entrare?”
Alex si stropicciò il mento con la mano. “No.” Si appoggiò allo schienale della sua sedia. “Siediti. Di solito Cosmary non è la tipa da parlare con la gente a quattr’occhi, quindi… Penso che faresti meglio a lasciarli soli.”
Inspirando profondamente, Mattia esitò, poi si sedette nel posto vuoto accanto al ragazzo.
“Sembri un po’ ansioso.” Alex gli scoccò un’occhiata in tralice.
“Lo sono. Si sta preparando una tempesta. Con quelle Christian non se la cava bene…”
“Ah…” guardò il soffitto, come se da lì avesse potuto vedere le nuvole. “Non mi ero accorto che ne stesse arrivando una.” Abbassò lentamente la testa e incrociò le braccia. “Non pensavo che sapessi anche questo di lui.”
Mattia si girò verso di lui. “Gli sono mai piaciute?”
“Non credo. Una volta, diventava sempre un po’ teso e paranoico quando ne passava una, ma più o meno era tutto lì. Ora scommetto che… Gli causano attacchi di panico.”
Il biondo abbassò lo sguardo. “In effetti è così. Le tempeste glieli scatenano.”
Alex grugnì e non ebbe altro da aggiungere. Il ragazzo capì che anche lui avrebbe fatto meglio a non dire nulla. Intrecciò le dita e tenne gli occhi bassi, cercando di prevedere quando sarebbe arrivato il proprio tuono. Avrebbe dovuto chiudere le persiane e distrarre Christian in qualche modo. Fargli vedere un film o fare insieme un gioco che l’avrebbe calmato in fretta. Il biondo si sfregò il collo con gesto sbrigativo e chiuse gli occhi.
“Quaranta cazzo di chili.”
Sussultando, il biondo aprì gli occhi e guardò in direzione di Alex. Il suo sguardo torvo non era rivolto a niente in particolare.
“Scusa?”
“Quaranta chili, giusto? È quanto presumiamo che pesi adesso?”
Quando si rese conto di cosa stesse parlando, sentì il proprio morale crollare immediatamente. “Sì.”
“Fottute stronzate.” Imprecò senza filtro.
Trasalendo, il biondo si girò. Aveva parlato con l’altro ragazzo solo una volta prima di allora, e si erano a malapena scambiati qualche parola. Adesso non sapeva come comportarsi con lui, così rimase in silenzio. Contorse le dita e strinse le labbra, restando in guardia per le sue prossime parole.
“È tutto così- ugh. Perché diavolo doveva succedere a lui? E quando era così maledettamente giovane, tra l’altro?” Sibilò le parole sottovoce, apertamente frustrato dalla situazione. “Ha compiuto vent’anni solo qualche mese fa…”
Mattia abbassò la testa. “Non è giusto.”
“No che non lo è.” Gli fece eco, d’accordo con lui. “Eppure… Eccoci qui. Ed eccolo lì…”
Alex si stropicciò un occhio, furioso, e poi sospirò sconfitto.
“Non verrò più a fargli visita. Non dopo questo. Ho visto abbastanza.” Si voltò a guardare il biondo. “D’ora in avanti, fagli compagnia tu. Non so come fai, ma… Quando sei con lui, lo aiuti a dimenticare.”
Mattia non alzò lo sguardo. Non voleva mostrarlo, ma le parole del ragazzo l’avevano colpito più di quanto non avrebbe mai potuto immaginare. Si depositarono pesanti in fondo al suo stomaco, ribollendo e tormentandolo, dandogli l’impulso di vomitare. Ma si limitò a deglutire e autocontrollarsi, proprio come faceva dal giorno in cui aveva incontrato Christian.
Il ragazzo allungò una mano per strofinarsi il collo, concentrando il disagio in un’unica zona per ignorare il dolore che minacciava di divorargli il cuore. Chiuse e riaprì lentamente gli occhi e continuò a respirare tranquillamente.
Immerso fino al collo nella propria sofferenza, Alex era cieco di fronte a quella diMattia. Dopo un po’ si costrinse ad alzarsi, tamburellando le dita sui pantaloni.
“Continua a fare quello che stai facendo.” Parlò a voce bassa.
Il biondo annuì.
“Certo. Non potrei fermarmi nemmeno se volessi…”
Al ragazzo sfuggì una risatina tagliente.
“Già… Se non è questa la cosa più orribile…” Si stropicciò il mento e si avviò giù per il corridoio. “Fatti sentire.”
“Certo.” Ripeté la stessa frase, avendo difficoltà a trovare altre parole in quel momento. Guardò il ragazzo allontanarsi finché i dettagli non si fecero sfocati. Sembrava solo una massa alta, magra e nera mentre sostava accanto alla scala. Stava aspettando Cosmary, ma il biondo non capiva perché non fosse rimasto ad aspettarlo dov’era seduto prima.
Proprio in quel momento, mentre Mattia si mordeva il labbro inferiore, girò la testa appena in tempo per scorgere Cosmary abbassare la testa verso Christian. Somigliava ad una sorta di gesto affettuoso, o almeno affettuoso per quanto poteva esserlo la ragazza, il che non era molto.
Toccò con la fronte la spalla di Christian, strappandogli una risata. Il moro rispose alla castana a voce bassa, annuì, e sorrise.
Sembrava che non smettesse mai di sorridere.
Dopo averlo visto, la ragazza si alzò dalla sedia, mise le mani lungo i fianchi, e chinò la testa. Non resistette un altro istante in compagnia del ragazzo prima di voltarsi e uscire in fretta dalla stanza. Tenne la testa bassa e fece il finto tonto, fingendo di non aver visto Mattia. In pochi secondi, la ragazza arrivò in fondo al corridoio e s’infilò nelle scale, ignorando completamente anche Alex.
Quest’ultimo non sembrò minimamente sorpreso. Salutò con la mano il biondo, che lo fissava, prima di seguire la sua amica giù per le scale.
Esitante, il biondo riuscì appena a ricambiare il saluto prima di sentirsi chiamare da quella stanza fin troppo familiare, da quella voce fin troppo familiare.
Spostò la sua attenzione su un Christian sorridente, che si alzò impaziente a sedere sul letto.
Mattia stava quasi per ricambiare il sorriso, e l’avrebbe anche fatto, se non fosse stato per il tuono che riecheggiò dall’alto. Guardò il sorriso del moro svanire all’istante, i suoi occhi passare da socchiusi a sgranati in un secondo. Le sue mani strinsero forte la coperta blu navy che lo avvolgeva.
“Matti--”
“Lo so.” Entrò subito nella stanza. Spinse via la sedia e si mise sul letto, accanto a Christian.
Si passò le dita gracili e tremanti tra i capelli castani nel tentativo di calmarsi, ma risuonò un altro schiocco di tuono, questa volta più forte. Christian sussultò con tanta violenza da far tremare il letto.
“C-c-az-zo.” La voce gli si spezzò per il terrore.
“Guardami, andrà tutto bene.” Il biondo parlò con voce calma e lenta. Prese la mano del ragazzo, e gliela tenne dolcemente. Era fredda e tremava a brevi scatti. “Ce la farai. Ce la fai sempre.”
Fissando a occhi sgranati il pavimento della stanza d’ospedale, il moro lottò per trovare le parole.
“Matti n-non-” faticava a respirare.
“Non fare cosa?”
“Non l-la-lasciarmi…”
“Non ti lascerò.” Si avvicinò, prendendo l’altra mano di Christian con la sua. “Respira insieme a me.”
Il ragazzo annuì freneticamente e si costrinse ad obbedire, come sempre. Era l’unico che poteva fargli superare quei momenti orribili, dopotutto.
Gocce pesanti picchiarono sulla finestra mentre i suoni disperati del moro riempivano la stanza. Mattia era contento di essere arrivato in tempo. Era stato uno dei peggiori attacchi che Christian avesse avuto fino a quel momento.
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in another life
FanfictionDormire non era più facile come prima, Christian lo sapeva, e ora lo sapeva anche Mattia. [1° in #zenzonelli- 3/8/22] [1° in #lgbt- 4/8/22] DISCLAIMER Questa storia non è mia, ma è una traduzione dell'inglese di un'altra, proveniente da un altro fan...