Erano passate due ore dalle ultime parole che si erano rivolti, eppure Mattia non aveva ancora chiuso occhio. All’insaputa di Christian, lo stava osservando attraverso le palpebre socchiuse: le sue folte ciglia bastavano a nascondere il fatto che fosse ancora sveglio. Stanco, ma sveglio.
Il biondo non riusciva a dormire, ma non perché fosse a disagio con l’altro. Non riusciva a dormire perché era sinceramente affascinato da lui.
Ogni volta Christian restava fermo per un discreto tempo, la testa piegata di lato con una mano sulla pancia e l’altra lungo il fianco. Quando faceva così, Mattia pensava che stesse dormendo, e quasi credeva a quel pensiero finché Christian non si svegliava con uno scatto, con il suo corpo che lo strappava a quel poco riposo che aveva cercato di ottenere.
All’inizio, Mattia non ne era rimasto particolarmente colpito. Il moro trasaliva e tornava bruscamente alla realtà come quando si sogna di cadere. Ma il biondo sapeva bene che, nelle condizioni dell’altro ragazzo, una cosa del genere non era possibile. Lo compativa, per non dire di peggio.
Per tre volte, Christian si svegliò di soprassalto, involontariamente, e per tre volte si coprì gli occhi con il braccio e liberò un sospiro silenzioso. In quei momenti, Mattia si rifiutò di reagire, nella speranza di risparmiare al suo ospite quell’imbarazzo. A quel punto si era deciso a chiudere gli occhi e addormentarsi per davvero, ma dopo aver sentito il materasso tremare per la quarta volta, li aprì.
Mattia si sollevò sui gomiti. “Christian”, sussurrò.
Allarmato, il moro si voltò di scatto. La sua faccia sembrava sconvolta ed esausta allo stesso tempo. “Matti? Scus-”
“No.” Mormorando appena, il biondo si avvicinò a Christian, poi tornò a sdraiarsi sulla schiena, la testa leggermente sollevata dai cuscini dietro di lui. “Non scusarti.”
Leggermente imbarazzato, il moro, distolse gli occhi e si sfregò le braccia.
“Vieni.” Mattia chiamò il suo ospite.
Riportando l’attenzione su di lui, Christian incontrò lo sguardo dell’altro. Aveva un’espressione confusa, incerto su cosa intendesse l’altro con quella parola.
“Vieni, ho detto.” Fece cenno di avvicinarsi. “Vieni qui.” Mentre lo diceva, allungò un braccio, come per prepararsi a una sorta di abbraccio.
Obbedendo con qualche esitazione, il moro si spostò e si sdraiò contro di lui, adattandosi alla forma del suo braccio. Non c’era dubbio che fosse più grosso di Mattia, ma ciò non gli impedì di adattarglisi perfettamente.
Christian appoggiò la testa sulla spalla del biondo. Il braccio di Mattia circondò cautamente le ampie spalle del moro.
Nessuno dei due disse una parola.
Passarono i minuti, e col tempo il biondo riuscì a sentire il corpo di Christian rilassarsi contro il suo, i segni dello sfinimento che finalmente lo consumava. La sua testa gli ricadeva su una spalla, mentre teneva le mani sulla pancia. Si stava sforzando. Si stava sforzando così tanto di incastrarci quel poco di sonno che l’avrebbe tenuto in piedi il giorno dopo, e Mattia voleva aiutarlo.
Per quanto non volesse crederci, voleva davvero aiutarlo.
Perché?
Il biondo guardò una delle mani di Christian contrarsi involontariamente: con suo sgomento, non sembrava volersi fermare. Lentamente, allungò la sua mano a stringere quella che si agitava, con le sue quattro dita che calzavano perfettamente nel palmo del moro. Dopo pochi secondi, era di nuovo calmo.
Mattia inspirò silenziosamente. Osservò il petto del moro alzarsi ed abbassarsi ad ogni respiro che lo teneva in vita. Il suo respiro era controllato, proprio come quello di una persona veramente addormentata. Stringendo le labbra, il biondo si lasciò ricadere la testa sui cuscini. Si voltò di lato, verso l’altro. Riusciva a sentire il suo lieve odore. Era simile a quello di un ospedale.
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in another life
FanfictionDormire non era più facile come prima, Christian lo sapeva, e ora lo sapeva anche Mattia. [1° in #zenzonelli- 3/8/22] [1° in #lgbt- 4/8/22] DISCLAIMER Questa storia non è mia, ma è una traduzione dell'inglese di un'altra, proveniente da un altro fan...