capitolo 9

614 49 0
                                    

Quei due minuti fuori si erano trasformati in due ore.

Mattia era seduto su una panchina accanto a Cosmary. Si erano seduti da diverso tempo, lasciando Christian e Alex ai loro discorsi mentre si aggiravano agitando le braccia con quel loro modo animato di parlare. Lo trovava strano, che a camminare fosse il moro quando era lui il malato del gruppo. Aggrottò le sopracciglia ed espirò profondamente, abbassando lo sguardo. Fissò intensamente le proprie ginocchia prima che la ragazza prendesse la parola.

“Non ti piace vederlo così, vero?”

Mattia alzò la testa e guardò di lato. Osservò la castana per un po’. Cosmary non gli diede la possibilità di rispondere.

“Neanche a me piace vederlo così. È per questo che non volevo venire. Ma Alex ha insistito.” Le parole della ragazza contrastavano con il suo tono indifferente, ma qualcosa diceva al ragazzo che lo pensava davvero.

“Sei mai stato amico di Christian?” il biondo alzò la testa in un sottile segno d’interesse.

“Più che altro conoscente. Ogni volta, Alex e Christian si incontravano e stavano insieme dopo le lezioni. E io di solito sono con Alex, quindi…” Scrollò le spalle con scarsa energia. “Praticamente l’ho conosciuto attraverso la sua compagnia. È un tipo a posto. Però chiassoso.”

La risata incorporea di Christian riecheggiò nel cortile, come per darle ragione.

Mattia sorrise quasi. “Allora… Come stai prendendo tutto questo, se posso chiedertelo?”

“Sto…” arricciò le labbra, pensosa. “La sto prendendo bene, o almeno credo. Sto cercando di distaccarmene. Un altro motivo per cui non volevo fargli visita.” Abbassò gli occhi, con i capelli che gli ricadevano sulla faccia. “C’è qualcosa in lui che mi mette a disagio.”

Confuso e vagamente attonito, il biondo fece una smorfia. “C’è qualcosa che non va in lui? Ha mai fatto niente di brutto?”

“Non che io sappia. Ma anche se l’avesse fatto, non è questo che intendevo.” si strofinò il naso con la manica. “Non importa se non hai mai incontrato Christian prima, o se non lo vedi da dieci giorni, o da dieci settimane, o dieci mesi, o dieci anni. Se interagisci mai con lui, anche solo a malapena, ti ricorda di quanto sia davvero una brava persona."

Mattia fissò Cosmary, senza parole.

“È spontaneo, gentile, e, a volte, infantile, ma è questo che lo rende così… Simpatico, suppongo. Ti ci ritrascina dentro. Loda gli altri mentre urla di essere il migliore in tutto quello che fa. È una cosa ridicola.”

Distogliendo lentamente gli occhi, il biondo guardò Christian e Alex ricomparire in lontananza. Erano ancora tutti presi dalla conversazione, di qualsiasi cosa stessero parlando.

“Alex sembra felice, adesso. Ma allora non lo era.” quasi mormorò quelle parole. Mattia si girò e incrociò il suo sguardo per un istante, ma lei prese a fissare un punto lontano, senza che i suoi occhi si concentrassero su nulla in particolare. Battendo le ciglia, il biondo tornò a concentrarsi sui due ragazzi.

“Cinque settimane fa, era a pezzi. Non voleva parlare con nessuno. Accettava solo la mia compagnia. Ero l’unica disposta ad offrirgliela.” Continuò a guardare in lontananza mentre parlava. “È stato quando ha saputo della malattia. Ma anche nell’ultimo mese per lui non è cambiato nulla. Anche oggi quasi non voleva venire. A nessuno piace scoprire che una persona a cui tieni è malata… Ancora meno se le hanno diagnosticato una malattia che non si può curare.”
Christian e Alex continuavano a chiacchierare animatamente, entrambi troppo lontani per sentirli.

“Anche Christian sta iniziando ad assomigliare sempre meno al sé stesso di un tempo. Una volta era più grosso. Era più alto di Alex, ma ora è lui quello più basso. È Alex quello più alto. È Alex quello più pesante. Non ha-… Non ha per niente senso.”

Stringendo le labbra in una linea sottile, Mattia abbassò lo sguardo e si accorse che la ragazza teneva le dita intrecciate. Se le tirava e strattonava senza sosta. Le sue mani mostravano quello che la sua faccia non osava lasciar trapelare.

Il biondo ne dedusse che si poteva dire con certezza che Christian aveva già ricominciato a coinvolgere la ragazza. Era una cosa orribile da fare, ma lui sapeva che, dalla parte del moro, non era affatto volontaria. Bastava che parlasse con qualcuno, e in un attimo quella persona sarebbe stata di nuovo trascinata nelle sue vivaci scorrerie.

Mattia lo sapeva. Gli era capitata la stessa cosa circa due mesi e mezzo fa. Se avesse saputo che sarebbe passato da dei semplici messaggi a visite quotidiane all’ospedale, allora non gli avrebbe mai dato il suo numero di cellulare. Non era questo che voleva. Voleva amici in salute con cui poter parlare regolarmente, non un solo amico malato in cui investire tempo e spazio emotivo. Il biondo deglutì profondamente e incrociò le mani, fregandosi i pollici l’uno sull’altro. Con il cuore pesante, parlò.

“Vorrei non averlo mai incontrato.”

Proprio in quel momento una brezza fredda attraversò il giardino, e, in lontananza, Christian si strinse nella sciarpa bordeaux fatta a maglia che aveva intorno al collo per tenersi caldo.

in another lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora