CAPITOLO 7 : LA VASCA DA BAGNO

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Joyce entrò per prima alla stazione di polizia seguita da Hopper, con in testa il cappello divisa e una camicia di flanella a scacchi, dietro di lei.
Charlotte, poggiata sulla scrivania, alzò lo sguardo verso i due adulti e lo stesso fecero Nancy e Jonathan che erano seduti entrambi dietro di lei.

"ehi! Jonathan, gesu, ma che- che è successo?"
"sto bene"

Jonathan sembrava seccato e scocciato, lo si capiva dal comportamento che usava nei confronti della madre, che invece sembrava altamente preoccupata per lui.
Un agente di polizia seduto dietro di loro si alzò rivolgendosi direttamente a Joyce.

"signora-"
"perché ha le manette?"
"suo figlio ha iniziato una rissa, ecco perché ha le manette"
"cosa? no! gliele tolga da- da quando arrestate i ragazzini per delle risse?"

Joyce parlava sia all'agente sia ad Hopper, involontariamente, che di tutta risposta alzò le spalle come se quella situazione non lo riguardasse.

"temo di non poterlo fare signora"
"gliele tolga subito!"

Joyce urlava nervosa, Charlotte sapeva che dopo un figlio scomparso quello che le serviva non era certo vedere l'altro figlio ammanettato in una stazione di polizia.
Hopper finalmente intervenì diretto all'agente.

"hai sentito, togli le manette"
"Capo.. capisco, siamo tutti molto scossi ma vieni a vedere una cosa"

un altro poliziotto, sbucato alla destra di Charlotte, portò Hopper fuori dall'edificio.
Charlotte capii subito dove fossero diretti e subito si avvicinò a Nancy, preoccupata.

"che c'è?"
"l'auto"
"cosa?"
"è sicuro che la polizia abbia controllato l'auto di Jonathan"

Nancy ci mise un po' a connettere le parole di Charlotte e realizzare il significato, se la polizia avesse aperto realmente l'auto di Jonathan, curiosandoci dentro, erano veramente nei guai fino al collo, ed era forse quello il motivo per cui li stavano trattenendo da così tanto tempo.

Hopper, seguito dall'agente di polizia, entrarono poco dopo con in mano i tre scatoloni pieni delle cose che avevano comprato i ragazzi ore prima. Charlotte era visibilmente a disagio nel vedere quella scena, non le veniva in mente niente da dire per giustificarsi.

Hopper buttò con non curanza lo scatolone pieno di trappole sulla scrivania, su cui erano poggiati Jonathan, Joyce, Nancy e Charlotte.

Charlotte era convinta che da lì a poco sarebbero partite una serie di domande su domande a cui nessuno avrebbe saputo rispondere, lei compresa, ma questa calma apparente le faceva gelare il sangue, sentiva già il freddo ai polsi per le manette che le avrebbero messo da li a momenti.

Joyce fu la prima a frugare nella scatola,  prendendo e spostando gli oggetti che essa conteneva.
Joyce lanciava occhiatacce a Jonathan di tanto in tanto, confusa.

"cos'è questo?"
"perché non lo chiedi a tuo figlio? era nella sua auto"

Hopper invece sembrava arrabbiato, duro.
Charlotte non lo vedeva spesso ma quando capitava di sentirlo parlare usava sempre lo stesso tono, duro e severo.

"perché l'avete perquisita?"
"cosa c'entra la sua auto con la rissa?"

Charlotte intervenne dopo Jonathan, che guardava Hopper, arrabbiato per ciò che aveva fatto, quest'ultimo guardò Charlotte annoiato, il comportamento di Charlotte era palese e naturale nel giustificare un comportamento inappropriato.
Hopper la ignorò, come se non le interessare minimamente della sua presenza e di cosa volesse.

"stanne fuori ragazzina, pensi che sia questo la domanda da fare?
voglio parlarti nel mio ufficio "

Hopper la liquidò con un semplice gesto della mano, mandandola a sedere, mentre rivolgendosi a Jonathan, si allontanò convito che il ragazzo lo stesse seguendo nel suo ufficio.

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