CAPITOLO 8 LA PORTA

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Il ritorno di Undici aveva scosso tutti, lasciando in ogni stanza emozioni contrastanti: sorpresa, gioia, ma anche tensione latente. Charlotte osservava ogni reazione con attenzione, memorizzando ogni dettaglio. Quando Joyce e Undici si mossero verso la camera di Will, nella sala rimase un silenzio strano, rotto solo dal respiro irregolare di Mike al ritorno dall'"interrogatorio" con Hopper.

Mike sembrava agitato. Passò uno sguardo a Charlotte, che stava vicino a Steve, e poi si avvicinò al resto del gruppo. Nessuno osava parlare finché Charlotte prese coraggio.

"Che è successo con Hopper?" chiese piano, cercando di non attirare troppo l'attenzione.

Mike scosse la testa, stringendo i pugni. "Lo sapeva tutto il tempo. L'ha nascosta e... e non ci ha detto niente! Undici stava bene e noi eravamo qui... a impazzire!" La sua voce tremava, ma non urlava, il che rendeva il tutto ancora più inquietante.

Charlotte si mordeva il labbro, lo sguardo che si posava brevemente su Steve, poi su Max, che osservava ancora l'angolo in cui Undici l'aveva completamente ignorata. Max sembrava disorientata, e Charlotte notò le sue dita tamburellare sul fianco, un tic che l'adolescente mostrava sempre quando si sentiva fuori posto.

"Undici è tornata, Mike," disse Dustin cercando di calmare il suo amico. "È qui adesso, e questo è quello che conta, no?"

Mike sembrò non ascoltare, sprofondato nei suoi pensieri. Lucas gli diede una leggera spinta sulla spalla. "Ehi, svegliati. Lo so che fa male, ma probabilmente Hopper voleva solo proteggerla. Lo farebbe anche per noi, no?"

Charlotte voleva dire qualcosa, ma si trattenne. Sentiva che c'era qualcosa di non detto nella stanza, qualcosa che non avrebbe cambiato solo il loro rapporto con Hopper, ma anche con Undici. Spostò lo sguardo verso Steve, che la osservava in silenzio con le mani incrociate sul petto.

"Stai bene?" le chiese sottovoce.

Charlotte annuì, ma sapeva che lui non ci avrebbe creduto. Lo conosceva abbastanza da sapere che Steve sapeva leggere oltre le sue espressioni controllate. "Solo... è strano rivederla," mormorò, fissando un punto a caso sul pavimento. "Pensavo fosse... impossibile."

Steve fece un piccolo cenno, ma il suo sguardo non si staccava da lei. "Non ti biasimo," rispose piano. "Credo che nessuno di noi ci credesse davvero."

Nel frattempo, Max si avvicinò piano a Lucas, Dustin e Mike, cercando un confronto. "Cosa ho fatto di sbagliato?" chiese a bassa voce, indicandosi con il pollice. "Non capisco... ho solo cercato di essere gentile."

Dustin scosse la testa. "Non sei tu. Undici è... complicata. Ha visto e vissuto cose che noi nemmeno ci immaginiamo. Probabilmente ha bisogno di tempo."

Max sembrò non essere convinta, ma non insistette. Charlotte, osservando la scena, si sentì presa tra due fuochi: da una parte l'energia di Max, dall'altra l'ombra del dolore che Undici aveva lasciato quando aveva ignorato la ragazza. Decise di avvicinarsi a Max, con un sorriso rassicurante.

"Non prenderla sul personale," disse a bassa voce, mettendole una mano sulla spalla. "Credo che sia solo ancora... confusa. Si adatterà, ma ha bisogno di tempo."

Max annuì piano, incrociando le braccia. "Già... tempo. Ma non so se io sono così paziente."

Charlotte non poté fare a meno di sorridere. "Conosco qualcuno che direbbe lo stesso," rispose, lanciando un'occhiata a Steve, che alzò un sopracciglio divertito.

Decisero insieme ad Undici di dare una lezione al Mind Flayer e di mettere fine a quella serie di eventi strani. A costo di mettere a rischio la vita di Will, dovevano provarci. Hopper suggerì di portare Will a Denfield, dove avrebbero reso il corpo del ragazzo inabitabile per il Mind Flayer usando il fuoco, ma dovevano farlo in un posto che Will non potesse riconoscere e che fosse difficile da rintracciare. Hopper, Joyce e Undici optarono per tornare al laboratorio di Hawkins. Dove tutto era iniziato, dove il portale per il Sottosopra era stato aperto per la prima volta.

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