9. Un destino che si sgretola

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Il mio dolore al cuore non si placava. Sentivo le sue braccia avvolgermi il corpo, il solo pensiero dei ricordi era una lama al petto, mi sentivo un peso, persino per me stessa, in questo momento vorrei scomparire. Si avvicinava il quarto giorno, e quindi un altro gioco. Facemmo la solita routine. Ma appena salimmo le scale colorate, notai diversi corpi insanguinati legati per i polsi al soffitto. Erano delle guardie triangolo e un giocatore. Mi sentivo i brividi di terrore. "Qui davanti a voi avete un esemplare di chi infrange le regole. Loro hanno infranto le regole più importanti di quell universo parallelo, dove secondo loro è tutto rosa e fiori, e che siamo tutti uguali. Peccato che la vita non sia come nelle favole...arrivammo di nuovo nella stanza bianca ma stavolta ci dissero qualcosa di diverso "a tutti I giocatori. Questo gioco si svolgerà in coppia. Scegliete la persona con cui vorreste giocare e stringetele la mano per diventare compagni di squadra. Avete 10 minuti. Che il tempo abbia inizio " un gioco di squadra? Beh...almeno non sarò sola. Cercai a lungo qualcuno che voleva stare con me. Tutti avevano già trovato il compagno, ma...tutti tranne me. Nessuno voleva stare con me perché non sono coreana, perché sono una ragazzina, e perché ero l unica a essere circondata di guardie che mi facevano la corte, ero l unica ad avere gli occhi azzurri e i capelli lunghi, quindi la più bella. Rimasi sola. Mi gettai in ginocchio senza forze. Sono stanca di tutto...delle guardie si avvicinarono a me e mi presero dalle braccia. Andai con loro senza fare storie. Tanto non avevo più una ragione di lamentarmi visto che ho perso il sorriso. "Cosa volete farmi?"non ottenni risposta. Mi riportarono nel dormitorio e mi lasciarono lì." Resta qui. Se trovo qualcuno disponibile vengo a prenderti" una volta sola andai al mio letto e piansi più del solito. Passarono 10 minuti. Vidi il numero dei giocatori diminuire, non ebbi il tempo di realizzare che venne il triangolo a prendermi, facendomi uscire dai miei pensieri "Giocatore 157...ho trovato un giocatore disponibile a giocare con te" arrivai nel luogo. Sento che con questa ragazza ci legherò molto...peccato che tutto non dura per sempre. Mi sorrise timidamente e porgendomi la mano mi chiese di giocare. Io accettai. Finalmente ho un amica. Seguimmo il triangolo verso delle scale in pietra e ci sedemmo lì con il triangolo che rimaneva fermo a guardarci. Ci consegnò due sacchetti di biglie e ci disse di fare qualunque gioco vogliamo, ma senza usare la violenza. "A che cosa giochiamo?" Chiesi rompendo il ghiaccio "io non voglio giocare ora...preferisco l ultimo momento...che ne dici?" "E che facciamo fino ad allora?" Questo non lo sapeva nemmeno lei" parliamo " "di cosa?" " di quello che vogliamo " annuì sorridendo e guardando il triangolo affianco a noi. "Qualunque cosa ci diciamo, non sarà un peso, perché non ci sarà la speranza di un incontro imbarazzante " un velo di tristezza girava nell aria, ma lei provava a non Pensarci. "Come sei finita qui?" Mi domandò ad un tratto senza smettere di guardare il sacchetto che stringeva tra le mani. Io ci misi un po a rispondere..non lo sapevo nemmeno io "non lo so...io non ho debiti. Non so perché sono qui" "ma come?! Tu sei la famosa ragazza che non ha debiti ma partecipa lo stesso. Sei una leggenda qui" disse scherzando per farmi sorridere. All improvviso si sentì un fortissimo sparo, e un giocatore cadde proprio davanti a noi, una guardia gli ha sparato precisamente in faccia. Mi sentivo un brivido lungo la schiena. "Hai mai visto un morto prima di venire qui?" Questa domanda mi fece tacere per darmi un attimo per asciugarmi una lacrima. "Quando ero piccola, la mia migliore amica morì in un incidente stradale...la cosa terribile è che la macchina con la quale si è schiantata...era dei miei genitori...e io ero in macchina molto piccola. Sono rimasta traumatizzata da quel giorno..." Il triangolo abbassò lo sguardo. Non mi importava se le guardie sapessero del mio terribile passato...preferisco morire con almeno un amica,piuttosto che morire da sola e con un peso che schiacciava i miei sogni di essere felice.
"Le tue storie sono troppo cupe, tesoro...devi sorridere anche se ti risulta difficile "...." e tu? Mai visto dei morti?" Lei si leccò il labbro è cercò di ricordare. Un altro sparo ruppe il silenzio. "Quando ero piccola, il primo morto era mia madre,stavo tornando da scuola, arrivai a casa e trovai mia mamma stesa a terra senza vita, e vicino a lei, con un coltello in mano c'era il mio cosiddetto padre. Poi il secondo morto che ho visto, era mio padre. E quella vicino con un coltello in mano...ero io" io sgranai gli occhi e guardandomi attorno vidi che il triangolo mi stava guardando " mio padre era un pastore. Quando picchiava mia madre e mi faceva cose impensabili, si andava a confessare. Pensava che pregando avrebbe perdonato i suoi peccati...ma non pregò quando uccise mia madre..sapeva che non poteva essere perdonato." Rimasi scioccata di fronte alla sua storia...lei è davvero una ragazza forte per riuscire a parlare di questo in una situazione del genere. Un altra guardia sparò a pochissimi metri da noi. Mancano 10 minuti. Decidemmo di giocare e mettere fine a tutto. cominciamo a lanciare le biglie contro il muro, ma quando toccò a lei perse di proposito. "Che fai?!" La guardia sgranò gli occhi vedendo che lei ha deciso di sacrificarsi "tira ancora...riprovarci ti prego..."la supplicai piangendo "Shakira...voglio far vincere te. Tu una ragione per vivere ce l hai...io no...non ho nulla" "fai in modo di uscire viva sa qui...non morire ok? Fallo per me, per la tua famiglia, e per il tuo amico. " Detto ciò andò verso le guardie e disse di aver perso, con un tono calmo che quasi mi fece paura. Vidi che diede qualcosa alla guardia oltre al sacchetto e vide che ero distrutta dalla sua scelta. "Shakira! grazie mille...per aver giocato con me..." Quella fu l ultima volta che vidi il suo sorriso.
Giocatore 240, eliminato.
Mi sento persa. Ho perso tutte le persone a cui tenevo. Lei, alì, il nam,il mio gruppo non esisteva quasi più. Tutte le persone a cui volevo più bene e per cui avrei donato la vita si erano sgretolate come castelli di sabbia.

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