Le carte si rivelano alla mezzaluna

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Ad attenderla nella sua stanza c'erano diversi scatoloni, il cui contenuto destinato si trovava sparso fra il pavimento e il suo letto. A testimonianza delle possibilità che credeva di avere in quell'udienza. Ignorò il disordine, gettandosi di pancia sul materasso, mentre le mani vagavano sotto il cuscino alla ricerca del suo comunicatore.

Dal giorno in cui lo aveva ricevuto in dotazione, non aveva mai scambiato molti messaggi. Socialmente aveva sempre scelto di mantenere un profilo basso, interrompendo ogni rapporto non professionale sul nascere, con l'eccezione di Eriki. Non le fu quindi difficile identificare il messaggio a cui si riferiva Chidi.

"Alla Victoria manca un vice capitano. Finita l'udienza, raggiungimi al McKraken".

Non aveva dubbi su chi fosse il mittente.


Il McKraken era conosciuto dagli studenti per essere l'unico locale sul suolo accademico con un proprietario di discendenza irlandese che non serviva alcol

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Il McKraken era conosciuto dagli studenti per essere l'unico locale sul suolo accademico con un proprietario di discendenza irlandese che non serviva alcol. Leggenda falsa, in quanto il suo supervisore le aveva confessato non servisse da bere solo a chiunque non conoscesse la parola segreta, in nome di una tradizione iniziata in uno dei più rigidi periodi di proibizionismo.

Era passata varie volte davanti, in particolar modo la sera, ma non aveva mai avuto l'occasione di ammirarlo di giorno. Come molti altri, in quelle ore lo evitava per i clienti abituali: le famiglie dei professori.

Era composto da un'unica grande sala dal soffitto in vetro, che ridirezionava la luce in cascate di arcobaleni che toccavano ogni tavolo. Con eccezione di quello in cui si era seduto il capitano. Che fosse un avvertimento intenzionale?

Attraversò la stanza, posizionandosi dietro la sedia lasciata vuota per lei.

«Voglio Midah sulla nave».

Lo yomita alzò lo sguardo dalla sua colazione, a base di frutti rossi e formaggio.

«Curioso», con una forchetta catturò un lampone, accompagnandolo a un triangolo bianco, prima di addentare il tutto, «credevo "buongiorno" si pronunciasse in modo diverso nella lingua comune».

«Buongiorno», non mancò di colorare il suo tono con un'allegria fuori luogo per quell'orario, «voglio Midah sulla nave». L'altro le fece segno di accomodarsi.

«Altre richieste?».

«Fanno un caffè decente?», Su'hahru fece cenno a un cameriere, «con tanta panna», aggiunse, alzando le spalle all'espressione disgustata che ricevette in cambio.

«Immagino le sue condizioni si estendano anche per Eriki Mun», l'altro si pulì con un tovagliolo, prima di indulgere in una tazza piena di cioccolata.

«E Gizbarrè», storse il naso all'aggiunta di zucchero, «oh, e Brahms».

«Già approvati», l'uomo si chinò verso una borsa abbandonata sul pavimento, prelevando una tavoletta che fece strisciare sul tavolo, nella sua direzione, «questo quando i primi tre avranno conseguito il loro titolo e il sottotenente tornerà da Eiris-9». Sfogliò le schede, notando mancasse solo l'abilitazione al servizio e l'approvazione dell'ammiraglio. Abbassò lo schermo, dedicando la sua attenzione all'altro.

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