Fine?

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Per la terza volta quel giorno, Aykari dovette cambiare idea sul capitano yomita.

Che l'accademia sacrificasse l'accuratezza nella sua valutazione degli studenti, in favore di altri aspetti, era una verità a cui si era da tempo rassegnata, ma non si aspettava tali livelli di inaffidabilità. Se il corpo docente riteneva Su'hahru la migliore mente stratega dell'ultima decade, avrebbe voluto conoscere le altre, seduta in un cubicolo a motori, con solo venti centimetri di metallo a separarla dal vuoto più totale, e l'intero armamentario vidane che la usava come bersaglio.

«No, Ata», con un braccio cercava di succedere nella difficile impresa di bilanciare sé stessa e Duarte, «non ho bisogno fra due minuti e nemmeno uno», fra le ginocchia stringeva il globo, «ne ho bisogno ora», la guida del capitano avrebbe messo in difficoltà anche un polpo, al suo posto.

«La situazione è sotto controllo, Lange», il tono calmo del pilota non provetto contribuì solo a far crescere la sua irritazione.

«Sotto controllo un paio di palle!», il busto dell'ammiraglio, a contatto con il suo fianco sinistro, venne scosso da un tentativo di risata. Ottimo. «E Duarte è in stato di shock», annunciò, «ci mancava solo questa», aggiunse fra sé. Dal sedile posteriore non era in grado di vederlo, ma avrebbe scommesso il patrimonio della sua famiglia che Su'hahru avesse alzato un sopracciglio.

«Non urlare nel comunicatore sarebbe un buon inizio», la voce dell'esiliato era abbandonata sulle sue gambe, «potresti dire al capitano di mantenere una traiettoria?».

«Con tutto il rispetto», intervenne il diretto interessato, «trovo la sua richiesta al quanto fuori luogo, al momento», sottolineò la sua affermazione, svoltando bruscamente a destra.

«Vuoi anche una fetta di culo?», batté la fronte contro il poggiatesta davanti a lei, «sei un genio? Dimostramelo». Non aveva arti liberi per potersi massaggiare l'area lesa.

«Forse esiste un modo per facilitarle le cose, Midah». Aykari strinse la presa che aveva su Duarte.

«Stiamo per morire, vero?».

«Abbia un po' di fiducia, Lange».

«Credo sia un codice per: vuoi una funzione a bara aperta o chiusa?». Avrebbe apprezzato maggiormente l'uscita, se non fosse stata impegnata a non volare da una parte all'altra dell'abitacolo.

«Lei si occupi di agganciare il nostro segnale», ordino Su'hahru, girando il manubrio e invertendo la rotta. Dal finestrino, vide il muso della nave nemica.

«Pessima idea, pessima idea, pessima idea», iniziò a recitare, chiudendo gli occhi.

«Agli ordini!».

Si chinò in avanti, preparandosi all'impatto. La voce di Ata iniziò il conto alla rovescia.


Quando la pelle del suo viso non entrò in contatto con le scintille di un'esplosione o il gelo dello spazio, bensì un'arietta temperata e piacevole, aprì gli occhi

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Quando la pelle del suo viso non entrò in contatto con le scintille di un'esplosione o il gelo dello spazio, bensì un'arietta temperata e piacevole, aprì gli occhi. Su'hahru era in piedi accanto a lei, nella stessa posizione in cui erano partiti, e la guardava dall'alto con il capo piegato. Te l'avevo detto che era tutto sotto controllo.

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