- Quos vult Iupiter perdere -
«Da cosa altro potremmo essere definiti, se non dalla nostra biologia?».
L'universo aveva scelto il neo capitano Su'hahru, quel giorno, per intonare il ritornello della canzone che le aveva dedicato. L'universo aveva sc...
Non parlò della Victoria. Per la sanità mentale della sua amica, non accennò nemmeno a Magellano. Fu tentata di parlare di biologia, ma infine optò per un argomento diverso. L'identità.
E fu grata nessuno realmente ascoltasse quegli ultimi contributi, perché nemmeno Catilina avrebbe potuto superare l'offesa che il suo discorso arrecò a Cicerone.
«Davvero?», Midah emerse dalla folla variopinta, cingendole il collo con un braccio, «"Siate unici e orgogliosi come i fenicotteri"?». Con un un'espressione sghemba, afferrò la coda del suo cappello da cerimonia con due dita, lasciando che penzolasse come una borsetta, lontano dai loro predatori dotati di cattedra.
«Potrei essere andata in panico», ammise, piegando le ginocchia e accucciandosi al riparo che l'altro le stava offrendo. I professori avevano già mietuto un degno compagno in armi: non avrebbe permesso che il suo sacrificio, nelle grinfie logorroiche della Frink, fosse stato vano.
«Questo è il motivo, cara Lange, per cui la gente si prepara cosa dovrà dire», la condusse verso una porta laterale, «e non improvvisa». Attraversarono una piccola zona relax, con divani troppo puliti e dotati di cuscini per essere a disposizione di un pubblico vasto, e svoltò a destra.
«Sono andata un po' a braccio», si difese, sporgendo le labbra, «che male c'è?».
«Non posso credere tu sia la stessa persona che ha convinto i conrei a firmare». Raggiunsero l'ingresso principale, uscendo da uno degli archi secondari. Non era a conoscenza di quella scorciatoia.
«Ed eccoli!», urlò qualcuno dal fondo dei gradoni, «I miei non più studenti, ma sempre preferiti!». In divisa bianca, con due nuove medaglie spillate sul petto, il sottotenente Brahms li aspettava con una valigia in mano.
«Lovro!», corse giù ad abbracciarlo. Il genio li raggiunse con calma, dovendo alzare la toga per non inciampare.
«Stai bene in blu», commentò, prima di rubargli il cappello e coinvolgerlo nell'abbraccio. Anche la piazza esterna all'edificio principale era gremita di laureandi e alunni, costringendo il trio a indietreggiare di qualche passo, per non essere strattonati.
«Non ricordarmelo», mugugnò Ata, contro la spalla dell'altro, «questi abiti sono terribili».
«Ti sei laureato oggi», si staccarono, «sorridi».
«Sorriderò solo quando potrò lasciare questo pianeta ed essere anni luce dall'Alleanza».
Lovro si voltò verso di lei.
«Lui lo sa che al momento è in orbita, vero?». Usò una mano per coprire la loro conversazione. Midah alzò gli occhi al cielo.
«Essendo il nostro futuro capo macchine», gli rivolse un'occhiata furtiva, «spero davvero di sì».
«Io vi odio».
«Ragazzi!», un cappello chiaro si erse, sopra le teste degli altri festeggianti, «Ragazzi!».
«Vado a salvare Gizbarrè», si strappò la veste di dosso Midah, prima di rimboccarsi le maniche della divisa sottostante e sgomitare via, creandosi un percorso nella fiumana di gente. Se fosse stato cacciato anche dalla flotta, avrebbe avuto un futuro come bagnino.
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