Fra le montagne del Colorado e i deserti del Sahara

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Nel corso della storia dell'umanità, la conoscenza si era spesso tramandata in forma di codici di natura linguistica. Era sufficiente assegnare un nome a una teoria o un effetto, che chiunque vi avrebbe associato un concetto ben più esteso, con il quale ci si sarebbero potute spendere ore, se non giorni, per illustrare nella sua completezza. Spesso veniva dato il nome del suo scopritore, accompagnato da un secondo riservato agli addetti del settore, sotto forma di immagine in grado di richiamare il fenomeno. Aykari dubitava che le avrebbero permesso di dare il suo nome a qualcosa, con "Nanufaru" bandito da ogni informazione ufficiale e "Lange" a cui avevano già dedicato una manovra medica e una tecnica di atterraggio, che da sole creavano una certa confusione, anche quando il dubbio avrebbe dovuto essere chiarito dal contesto. Però chiamarlo "la scommessa dell'idiota" non avrebbe avuto molto successo, almeno fra i piani alti: gli studiosi e gli accademici avevano spesso un senso dell'umorismo di un livello strano abbastanza da esserci buone probabilità lo avrebbero accettato con entusiasmo.

«Tutto ciò è molto interessante», la fermò Lovro, mentre tirava una benda presso il suo arto danneggiato, «però se non la smetti di gesticolare, quella mano te la taglio». Non vi era un centimetro della sua pelle che non fosse stato segnato dalla corrente; tuttavia, le bruciature che partivano dal centro del suo palmo erano quelle più marcate e con maggiore rischio di infezione, fra i venti del deserto e la mancanza di guanti.

Incassò la testa fra le spalle, battendo le ciglia e corrucciando le labbra. Il navigatore si limitò a sbuffare.

«Scusa», offrì, cessando di porre resistenza alle attenzioni dell'altro, «devi però ammettere che se fosse vero che un globo di Dressor fosse in grado di dirottare la traiettoria di dislocazione», sussultò, quando la garza entrò in contatto con la pelle, «questo potrebbe rivoluzionare la nostra concezione di trasporto stesso». Il tremore che ancora scuoteva la sua figura non era di aiuto ai suoi tentativi di parola e alle cure dell'altro, ma se gli effetti secondari si fossero limitati a ciò non avrebbe avuto di che lamentarsi. Sensazione di mille aghi arroventati sulla cute a parte.

«Dubito che qualcuno sarebbe disposto a ripetere l'esperimento», osservò il sottotenente, chiudendo la fasciatura. «Scusa», mormorò, quando strinse troppo il nodo. «Mi chiedo ancora perché tu l'abbia fatto», sospirò finito il lavoro, passandosi l'avambraccio sulla fronte sudata. Si era liberato della tuta scura ancor prima di prendere gli elementi del pronto soccorso in dotazione con essa, sfoggiando la stropicciata divisa chiara, simile a quella destinata ai piloti, ma con lo stemma di una rosa dei venti al posto delle ali stilizzate. I primi bottoni erano allentati e presto avrebbe rimosso anche la casacca.

«Una energia simile avrebbe dovuto interrompere il trasporto, ostacolando il segnale e impedendo che finissimo sulla loro nave», spiegò seguendo l'esempio di Lovro per il suo vestiario, «o almeno questo è quello che insegnano».

«Ma nessuno lo ha mai fatto con un globo di Dressor», concluse per lei l'altro. Si limitò ad annuire, trovando superfluo illustrare la labilità dei principi di fisica teorica su cui erano basate le simulazioni. «Credi sia prudente lasciarlo qui?», con un cenno del capo indicò l'oggetto incriminato, che riposava a pochi metri da loro in un piccolo cratere scuro.

«Il vidane non sembra aver riportato danni», osservò, spostando lo sguardo sull'armatura nera, «eppure l'ho colpito direttamente alla schiena».

Di mutuo accordo, spogliarono l'alieno, seppellendone il corpo in una buca poco profonda. Gli avrebbero riservato un trattamento migliore, se avessero avuto più forze da sprecare e lui non si fosse reso complice della fine di un popolo. Usarono il casco come contenitore principale e parte della piastra anteriore per finire di sigillarlo. Lovro si offrì di portarlo e Aykari non obiettò, riuscendo con difficoltà a reggersi in piedi. Il caldo non l'aiutava e, umana o meno, il suo fisico non era abituato a temperature così elevate.

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