Le Sixième Sens

33 2 34
                                    

Lèon ripensò agli ultimi minuti della sua esistenza, ancora convinto di aver parlato con un fantasma. Un fantasma autoritario.

"Ho bisogno di qualcuno che conosca almeno una delle lingue principali della Repubblica conrea", aveva esordito Lange.

"Cosa c'entra la Repubblica?".

"La conosci o no?".

"Conosco entrambe le ufficiali", aveva ammesso, avendo frequentato molti corsi extracurricolari. Suo padre si occupava di trasporti interplanetari e così aveva avuto l'occasione di immergersi in diverse culture ancor prima della maggiore età.

"Sapevo fossi un tipo sveglio, ora trovati un posto isolato e scrivimi a questo canale. Ti porterò nel lato grigio della legge".

"Devo preoccuparmi?".

"Non trovi che oggi il senso comune possa andare fuori dal finestrino?". Aveva detestato doverle dare ragione.

Si era quindi voltato per controllare la situazione sul ponte, trovando il capitano ancora fumante per gli ordini del vice ammiraglio e il resto dei suoi colleghi intenti a non staccare gli occhi dal loro compito. Era sgusciato via e nessuno aveva badato al fatto che avesse abbandonato al sua postazione.

Con l'eccezione di Eriki Mun.

Un rumore cadenzato di passi fu l'unico avvertimento che ebbe, prima di essere strattonato in un corridoio laterale. La donna aveva raccolto i capelli in una crocchia disordinata e sulle guance aveva tracce di matita scura.

«Dove si trova?». Non aveva bisogno di chiedere chi.

«Il segnale proviene dalla galassia di Eir», deglutì, sentendosi spalle al muro non solo fisicamente, «però non so come ci siano arrivati». L'altra fece un gesto con la mano, come se stesse scacciando un insetto fastidioso.

«Nessuno lo sa mai», premette sulla sua scapola, placcandolo alla parete, mentre si sporgeva lateralmente a controllare se ci fosse qualcuno. «Va bene, ecco cosa faremo», alzò un indice, «non so cosa ti abbia chiesto e non so perché proprio a te», gli sfiorò il naso con l'unghia, «ma qualsiasi cosa sia ne voglio fare parte».

«Non credo sia una cosa legale».

«Quando mai lo è», sospirò, «che devi fare?».

«Trovare un luogo in cui non ci possano sentire e aspettare una chiamata», spostò il peso da un piede all'altro, «credo». La donna annuì, afferrandogli nuovamente l'avambraccio e procedendo verso gli ascensori.

«Conosco un posto».

Non osò fiatare, incerto se temere più l'ira dei fantasmi o quella della dottoressa in carne e ossa.


«Sono riuscito a reperire una copia del trattato fra i widda e i leigonghiani», annunciò Lovro, non appena le porte rivelarono il disordine del laboratorio

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



«Sono riuscito a reperire una copia del trattato fra i widda e i leigonghiani», annunciò Lovro, non appena le porte rivelarono il disordine del laboratorio. Si era recato negli archivi della base nella speranza che fosse conservato qualche esempio che potesse essere loro di aiuto. Nulla di recente, come il resto della strumentazione: Midah non aveva torto a definirla una punizione.

Materia degenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora