Fiume

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Sono sul ciglio della strada, le immagini sono confuse.
Mi siedo sul marciapiede, gli oggetti e le persone passano come ombre troppo veloci perché io le possa vedere e riconoscere, i fari delle macchine accecano i miei occhi ormai abituati all'oscurità della notte.
La mia testa ha in mente mille pensieri diversi, ho un peso nel petto, o un vuoto, non lo so.
La immagino a piangere, e io li a guardare il vuoto mezza ubriaca con gli occhi rossi e lucidi.
Una macchina passando mi suona dietro. Faccio un salto indietro. Mi trovo in piedi con il muro alle mie spalle e non trattengo più le lacrime. L'ho fatto per la mia felicità, non potevo darle quello che un ragazzo qualsiasi le avrebbe potuto dare.
I suoi genitori non mi hanno mai accettato e probabilmente non lo avrebbero fatto mai.
Stava tornando tutto normale, tutto a posto, tutto felice, ma io non riuscivo ad esserlo.
È una dannata dipendenza. Starci insieme fa bene, starci lontano fa male, ma starci senza ti rompe dentro. Solo che sta volta non posso tornare indietro.
Non ne ho più il diritto. La prima volta è un errore, la seconda è una scelta.
Dall'altra parte della strada c'è un fiume, mi ci nascondevo quest'estate quando non volevo farmi trovare dagli amici, o per fumare. Mi alzo e mi incammino.
Le gambe sono stanche e affaticate, gli occhi sono appannati. Barcollo.
L'aria passa dal giaccone e mi entra dentro, mi passa da parte a parte perforandomi dentro come se non avessi più un cuore.
Rischio di scivolare un paio di volte tra l'oscurità e l'umidità sui sassi, ma arrivo alla riva senza cadere. Ci sono siringhe usate sui lati, e cicche di sigarette, le vedo a malapena per il buio. Non c'è nessuno.
È una scelta stupida venirci, di sera è pericoloso, e anche di più con il fatto che non ho abbastanza lucidità. Mi siedo sulla colonna li affianco. Il freddo del cemento armato mi entra dentro dalla schiena. Il male che le ho fatto e che le sto facendo mi distrugge.
Anche se il freddo è troppo tolgo la giacca, metto i guanti e il cappellino nelle tasche e la metto affianco a me. Il freddo mi fa tremare, e mi alzo in piedi, la testa mi va troppo avanti e perdo l'equilibrio. Non ne ho mai avuto molto, lei mi prendeva sempre in giro per questo, ma mi amava, e io ho sprecato il suo amore.
Sono in ginocchio con le mani a terra.
L'acqua scorre sopra le mie mani, fredda come quello che sento dentro. Anche le ginocchia sono bagnate. Guardo dritto avanti a me, l'acqua scorre veloce, ma riesco a vedere le lacrime entrare e cambiarne per un millisecondo la temperatura.
Sono calde, forse sono il mio cuore che esce fino all'ultima goccia dal mio petto lasciando entrare altro freddo. Si, scappano anche loro da me, dall'essere spregevole che mi hanno reso le mie azioni. Sono forse ancora l'unica cosa di calda che ho, l'unico sentimento che ancora mi fa credere di avere vita.
Mi rialzo. Mi reggo a malapena in piedi.
Tolgo la felpa e la appoggio sopra la giacca, poi le scarpe e le calze. Alzo i pantaloni fino al ginocchio. I piedi sentono il freddo dell'acqua. Le braccia mi cadono sui fianchi e dalle mani cadono ancora gocce d'acqua.
Faccio un passo avanti, l'acqua arriva alla caviglia. Sento un brivido partire dal piede e percorrere il corpo, fermandosi al torace.
Faccio un altro passo. L'acqua arriva quasi ai pantaloni.
Per la testa mi passano tutti gli errori che ho fatto.
Un altro passo. L'acqua è arrivata ai pantaloni, e li sta bagnando.
Per la testa mi passano le facce di tutte le persone a cui ho fatto del male.
Un altro passo.
La faccia di tutte le persone che ho perso.
Un altro passo. L'acqua è vicino al bacino, le dita ne sono immerse.
Risuonano tutti gli insulti che ho mai ricevuto.
Un altro passo.
Un'altra voce risuona nella mia testa "Guarda una cosa: dopo venerdì, esci dalla mia vita.", è da tanto che non sento più quella voce dentro di me.
Le ginocchia cedono. Affondano nell'acqua fino a terra dove incontrano il sasso duro.
L'acqua mi passa attraverso alla maglietta, ma il freddo che ho dentro è più freddo dell'acqua. Arriva poco sotto le spalle.
Guardo in basso. Le mani iniziano a diventare come di ghiaccio. Non ho più lacrime da versare. Resto immobile.
Mi si svuota la testa. Nessun pensiero, niente. Perdo la cognizione del tempo, non so da quanto sono li a guardare l'acqua passarmi accanto e attraverso.
Sento delle urla dietro di me e vedo delle luci che illuminano avanti a me, ma sono estranee a me, come se fossero solo un paesaggio di contorno.
Chiudo gli occhi, le forze mi abbandonano. Cado in avanti. L'acqua è ovunque, sopra sotto e dentro di me.
Perdo i sensi.
Mi sveglio su un letto bianco in una stanza che non è la mia. Una massa di capelli rossi mi è affianco, è addormentata sulla mia mano, seduta sulla sedia affianco al letto.
La riconosco, sorrido. La accarezzo, e si sveglia alzando gli occhi ancora lucidi.
Mi allontano da lei e faccio in modo che si alzi e si sdrai affianco a me. Mi tiene ancora la mano, appoggia la testa sulla mia spalla, io guardo il soffitto. Appoggia una mano sopra al mio cuore e lo sento battere di nuovo. Appoggio la guancia alla sua testa e mi riaddormento. Nessuna spiegazione, nessuna parola da dire, uno sguardo e tutto il tempo per parlarne un'altra volta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 19, 2022 ⏰

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