10 febbraio 2019

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Domenica 10 febbraio 2019, Aosta.

L'arbitro mi butta fuori per il quinto fallo.

Mi incazzo, tiro un pugno alla colonna.

Mi procuro una frattura di 4° e 5° metacarpo della mano destra.

Volevo scappare dal basket, dalla scuola, dallo stress, dai miei genitori.

I pugni al muro erano abitudine e tirarli non mi faceva male.

Non serve dire che la colonna apparentemente cilindrica aveva invece una struttura solida parallelepipeda, e che il motivo della rottura delle due dita è stato l'angolazione d'impatto e non il se fossi o meno in grado di tirare un pugno.

Anche perché quel pugno io l'avrei tirato comunque.

Sei mesi senza basket. Sei mesi senza contatto fisico. Sei mesi.

Le prime settimane sotto farmaci mi hanno fatto stare meglio.

Le pastiglie mi facevano dormire la notte, ma mi rincoglionivano durante il giorno.

E quando poi non erano più necessarie, abbandonarle non è stato così facile.

Chi lascerebbe l'unica cosa che ti dà un po' di tregua?

Da un giorno all'altro ho smesso di prendere gli antidolorifici per paura di restarci sotto.

Non mi fidavo di me stesso.

Seguire le lezioni era un incubo, mantenere la concentrazione con il dolore e senza poter prendere appunti.

Le visite mi facevano perdere giornate di scuola e mi stancavano già la mattina.

Non potevo sfogarmi scrivendo né giocando, e gli istinti violenti aumentavano.

Tolto il gesso ho dovuto ricominciare con gli antidolorifici, e il problema si è ripresentato.

La fisioterapia mi occupava tutti i pomeriggi e tornavo a casa senza la concentrazione per studiare.

La mano era sempre dolorante. Scrivere era una tortura e disegnare impossibile.

Andavo avanti per inerzia.

È passato un anno, ma sarebbe ipocrita da parte mia dire che tutto ciò che è successo appartenga solo al passato.

L'ombra dei momenti bui mi segue ancora.

La paura di ripetere quegli errori mi segue ovunque vada, qualsiasi cosa faccia, mi fa pensare cinque o sei volte a ogni cosa prima che io la faccia, mi blocca, mi limita.

La rabbia di quei giorni ogni tanto si ripresenta, mi fa chiudere a riccio.

Ogni volta che mi avvicino al limite la paura che perdere il controllo, compiere azioni e non sentirmi per nulla responsabile di esse, finisca per piacermi, mi terrorizza.

Non poter fare qualcosa, voler smettere di fare qualcosa perché la paura è troppo forte.

È così ridicolo che proprio mi lasci limitare da questo.

Io che sono sempre stato consapevole che la mente può essere controllata da sé stessa, con allenamento e padronanza. Mi sto lasciando limitare in modo pesante da queste paure.

Da un anno evito qualsiasi medicinale più che posso, li prendo solo se non mi reggo in piedi. A volte è pesante, perché per sicurezza me ne porto sempre dietro, e a volte sono caduto nella tentazione di prenderne senza motivo.

Non prendo più antidolorifici, piuttosto continuo a stare male.

Da un paio di giorni la rabbia è tornata a far parte della mia vita, e si sta prendendo in poco tempo tutto.

L'unico modo per combatterla che conosco è un periodo di antidolorifici. L'unico modo per fermarla, stordirmi fino a non stare meglio e poi smettere di prenderli... ma parliamone seriamente, dopo smetterei davvero di prenderli?? No.

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