Capitolo 8

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Jeremiah
Chiamai mio padre appena tornato a casa. Mi disse che dovevo starne fuori e che lo stava facendo per il mio bene, che non avrei dovuto preoccuparmi. Ero furioso, non sapevo neanche se lo stesse facendo per il mio bene o per i suoi soldi. In ogni caso era sbagliato. Non capivo perché non si potesse risolvere il problema in maniera semplice, io avevo sbagliato di più e lei si era fatta più male, mi sembrava ovvio che dovessi essere io a pagare.
"Ascoltami, quella ragazza non indossava la cintura di sicurezza. Se l'avesse avuta non saremmo neanche stati qui a discuterne."
Non avevo mai pensato al perché fosse sbalzata fuori dall'auto in quel modo. Rimasi in silenzio per qualche secondo per assimilare la notizia. Ciò non cambiava le cose. Avevamo comunque sbagliato entrambi e ne eravamo coscienti, non ci serviva un giudice che facesse da intermediario.
"Papà per favore, lascia che me ne occupi io, inviami i moduli che mi hai fatto compilare."
Non era il momento di fare il padre presente, non era nel suo stile.
"Ti invierò una copia, ora devo andare, a presto." attaccò la chiamata prima che potessi ribattere.
Mi arrivarono i documenti per mail, i miei e quelli di Lexi. 'Lexi Cooper', lèssi tra le informazioni personali. C'era anche il suo recapito telefonico, così decisi di salvarlo tra i contatti.

La sera successiva invitai mio padre a cena, in realtà fu lui a portare due pizze, una al salamino per me e una ai peperoni per lui. Mentre mangiavamo mi chiese come stessi, era dispiaciuto di non essere stato molto presente negli ultimi giorni, ma aveva avuto un cliente importante che non amava attendere. Lo feci parlare dei suoi problemi e attesi che avesse terminato anche l'ultima fetta, prima di sollevare l'argomento.
"Papà?" stava per alzarsi e sparecchiare quando lo fermai. "Senti, non possiamo risolvere la questione dell'incidente in un altro modo? Ho parlato con Lexi e lei vorrebbe trovare una soluzione alternativa al tribunale."
Vidi i suoi lineamenti irrigidirsi mentre cercava di mantenere un tono tranquillo.
"Jeremiah, mi spieghi perché ti importa tanto? Non puoi lasciar fare a me?"
"Perché è la cosa giusta da fare, non voglio causarle altri danni." sembrava davvero non capire le mie motivazioni.
"Parlerò con sua madre, ma se inizierà ad urlarmi contro di nuovo non potrò farci niente."

Non è sempre estate | Jeremiah FisherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora