Lexi
Da quando erano cominciate le lezioni il tempo passava molto velocemente. Ero felice, nonostante dovessi usare le stampelle, nonostante il dolore che provavo mentre facevo la riabilitazione, perché non tutti sarebbero riusciti a recuperare così in fretta da un incidente traumatico come quello che mi era capitato. E soprattutto, non tutti sarebbero riusciti a sopravvivere ad un incidente del genere. Da quel momento ogni mattina mi svegliavo consapevole di tale verità e ne facevo tesoro per tutta la giornata. Riuscivo ad emozionarmi anche per le sciocchezze e le banalità. Stavo vicina alla mia famiglia, ai miei amici, come non facevo da tempo. In un certo senso, l'incidente mi aveva aperto gli occhi. Il rapporto che si era creato con Jeremiah era molto intimo, soltanto io e lui sapevamo cosa significasse essersi trovati in quella situazione. Ma il legame che stava nascendo andava oltre l'incidente, ci eravamo raccontati qualsiasi cosa ci fosse venuta in mente del nostro passato e qualsiasi pensiero ci passasse per la testa quando eravamo assieme. Le ultime due settimane di ottobre ci vedemmo spesso, mi portava a fare riabilitazione e poi prendevamo lo zucchero filato, o un frappé, o una ciambella.Quando riuscii a camminare di nuovo senza stampelle, dopo l'ennesima ora di fisioterapia, Jeremiah era lì con me. Era talmente felice per me che per un istante sembrò essere lui quello tornato a camminare. Corse fuori dall'auto e venne ad abbracciarmi, eravamo entrambi euforici. Mi prese il viso tra le mani per dirmi che aveva aspettato questo momento da quando mi aveva vista sul lettino dell'ospedale priva di sensi. In quell'istante, a pochi centimetri dal suo viso, mi accorsi di quanta luce emanavano i suoi occhi azzurri. L'atmosfera era cambiata, c'era tensione tra noi, avevamo lo sguardo fisso l'una sull'altro. Non so cosa sarebbe successo se non mi fosse squillato il telefono.
"'Mamma?" risposi allontanandomi, mi accorsi di aver trattenuto il respiro fino ad allora. "Sì sto camminando senza stampelle! È questo ciò che si prova da bambini quando si cammina per la prima volta?"
Quando riattaccai la chiamata Jeremiah mi stava sorridendo, tornammo in auto e prima di mettere in moto mi scompigliò i capelli, meritandosi un colpetto sulla spalla.Il giorno seguente era il 31 ottobre, nonostante avessi abbandonato le stampelle decisi di non andare alla festa. Cenai ad un ristorante con i miei genitori. Vidi i loro occhi pieni di gioia. Erano stati mesi difficili anche per loro, soprattutto le prime settimane a seguito dell'incidente, avevano temuto di perdermi e vedermi su una sedia a rotelle era una sofferenza enorme. Pensai che fosse un buon momento per dire loro che il ragazzo con cui avevo fatto l'incidente mi aveva poi accompagnata alle visite e a fare riabilitazione e che eravamo riusciti a costruire un rapporto nonostante tutto.
Mia mamma impallidì. "Sei salita in auto con lui?"
"No mi ha portata in bicicletta, sì mamma sono salita in auto con lui." cercai di fare un po' di sarcasmo.
"Gli avevo detto di starti lontana." si stava innervosendo.
Mio padre era silenzioso e sapevo che il fatto che non stesse prendendo posizione faceva infuriare ancora di più mia mamma.
"Charles, non hai niente da dire? Solo io trovo questa situazione assurda?" gli chiese, sperando che accorresse in suo aiuto.
"Io lo sapevo già. Vi ho visti insieme mentre stavi rientrando a casa qualche settimana fa." rispose mio padre portandosi un cucchiaio pieno di panna cotta alla bocca.
"E non mi hai detto niente?" io e mia mamma parlammo all'unisono.
"Penso che Lexi sia abbastanza matura per scegliere da sola le persone da frequentare. E no, aspettavo che fossi tu a parlarcene, nel caso diventasse una cosa seria." si pulì la bocca con il tovagliolo e alzò lo sguardo verso di noi per cogliere le nostre espressioni.
Mi imbarazzai e mi affrettai a dire:"Oh no, io e Jeremiah non stiamo insieme, siamo solo buoni amici." ripensai a quello che era successo il giorno prima, ma ricacciai via quei pensieri. "Quello sarebbe strano."
Mia mamma non disse altro. Sapevo che non era d'accordo con quello che aveva detto papà, che ne avrebbero parlato e alla fine avrebbe lasciato perdere perché era in minoranza.Quando tornammo a casa erano soltanto le 22, Jeremiah mi aveva detto che sarebbe andato alla festa prima per aiutare a preparare. Mi stavo annoiando, così decisi di scrivere a Derek chiedendogli se lui e gli altri nostri compagni fossero già là. Avevo più amici che amiche all'università, il mio corso era frequentato da molti ragazzi e poche ragazze. La mia migliore amica Tina, invece, frequentava la Williams University, a più di tre ore di distanza da casa e abitava là per tutto il periodo delle lezioni.
Derek mi chiamò: "Sto aspettando Noah e Daniel, mentre Tyler, Will e Susan sono già là. Hai cambiato idea? Vengo a prenderti?" mi propose subito dopo.
"Se non è un problema." stavo già scegliendo cosa mettermi.
"Arrivo."
STAI LEGGENDO
Non è sempre estate | Jeremiah Fisher
FanficJeremiah ha il cuore spezzato. La ragazza che avrebbe dovuto sposare lo ha lasciato per suo fratello Conrad. Sta tornando a casa, ma un brutto incidente lo conduce in ospedale. Lui non si è fatto molto male, ma la ragazza con cui si è scontrato non...