Jeremiah
Era con due sue amiche. Mi salutò con la mano e io alzai la mia e la schiusi soltanto, senza scuoterla. Mi sentii gelare. Lexi se ne accorse, era seduta di spalle all'entrata, si voltò a guardarla e poi tornò a scrutare me, intenta a scoprire quali fossero i miei pensieri. Capì che si trattava di lei.
"Dimmi cosa vuoi fare e lo faremo." era preoccupata.
Belly parlò alle sue amiche e si avvicinò al nostro tavolo.
"Ciao, come stai?" mi chiese rimanendo in piedi davanti a noi.
"Bene, sto bene." risposi distaccato, evitando di guardarla.
"Ero preoccupata, sarei venuta a trovarti, ma tuo padre ha detto che ero l'ultima persona che avresti voluto vedere." aveva la voce incrinata.
"Penultima." la corressi, voltandomi verso di lei.
"Ciao, piacere, Lexi." le diede la mano, con un sorriso cortese come al solito. In realtà ero sollevato che ci avesse interrotti, non volevo finire a litigare, non volevo niente.
"È la ragazza con cui ho fatto l'incidente, viene alla Finch anche lei." dopo un attimo di indecisione la presentai a Belly.
"Oh, mi fa piacere vedere che state entrambi bene, quando il signor Fisher mi chiamò il giorno dopo l'incidente mi disse che non ti eri ancora svegliata." vidi che anche lei era sollevata dall'aver cambiato argomento.
"Sì, all'inizio è stata dura, ma adesso va molto meglio." continuò a conversare Lexi. Da come mi guardava capii che stava aspettando un mio segnale, avrebbe potuto invitarla a sedersi, o dire che era tardi e che doveva tornare a casa se avessi voluto, l'avevo notato, ma ero così frastornato in quel momento da non riuscire a dire o fare niente.
"Bene, divertitevi ragazzi allora, ciao." non avendo altro da aggiungere Belly se ne andò e io tornai a respirare.Poco dopo riaccompagnai Lexi a casa.
Rimasi in silenzio per tre quarti del tragitto e lei rispettò i i miei pensieri senza intervenire.
"Lexi, mi dispiace."
"Non preoccuparti, sul serio. Anzi, se ne vuoi parlare con qualcuno, sappi che quel qualcuno potrei essere io. Sono molto brava ad ascoltare, le mie orecchie funzionano perfettamente." mentre terminava la frase poggiò la sua mano sulla mia, che era serrata a pugno sul cambio. Quel gesto mi confortò. Mi resi conto che da quasi un mese non abbracciavo o toccavo nessuno, mi mancava il contatto fisico con le persone, da quando mi ero fatto male tutti cercavano di evitarlo per paura di provocarmi dolore.
La ringraziai ma doveva essere passato già troppo tempo da quando aveva terminato la frase perché mi guardò dispiaciuta e scese dall'auto salutandomi.
STAI LEGGENDO
Non è sempre estate | Jeremiah Fisher
FanficJeremiah ha il cuore spezzato. La ragazza che avrebbe dovuto sposare lo ha lasciato per suo fratello Conrad. Sta tornando a casa, ma un brutto incidente lo conduce in ospedale. Lui non si è fatto molto male, ma la ragazza con cui si è scontrato non...