Capitolo 4

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Jeremiah
Quando arrivò mio padre mi fece compilare dei moduli sull'incidente e mi chiese se fossi pronto per tornare a casa. Gli infermieri sentendo le sue parole gli dissero che era meglio attendere ancora un paio di giorni per tenermi sotto osservazione. Sbuffò e andò a prendersi qualcosa da mangiare alle macchinette. Una volta tornato in camera mi fece capire che avrebbe dovuto essere a lavoro in quel momento. Mi disse che avrebbe potuto chiamare mio fratello a farmi compagnia, Conrad, che era l'ultima persona al mondo che avrei voluto vedere. Lo lasciai andare a lavoro dicendogli che non si sarebbe dovuto preoccupare per me, e lui mi credette.

In quei giorni feci avanti e indietro tra la mia stanza e quella della ragazza, stando ben attento a non incontrare i suoi genitori durante le mie visite. Avevo scoperto che si chiamava Lexi e aveva 19 anni. Ogni mattina speravo di trovarla sveglia, ma non accadeva. Speravo di uscire dall'ospedale e saperla cosciente, invece non accennava a muoversi.

Era il sesto giorno che passavo in ospedale, l'infermiera mi disse che mi avrebbero dimesso dopo qualche ora. Avrei dovuto fare degli accertamenti la settimana successiva e stare a riposo. Il dolore andava e veniva, prendevo un antidolorifico e andava via di nuovo. Tornai in camera di Lexi, prima di andar via, i suoi genitori non c'erano, così restai un po' di tempo con lei.
"Mi dispiace per quello che è successo. Vorrei rimediare, vorrei che tu stessi bene oggi stesso."
attesi, come se potesse darmi una risposta. Camminavo per la stanza guardandomi attorno.
"Avevo avuto una giornata orribile e sono riuscito a rendere le tue ancora peggiori. Sai Lexi, se mai decidessi di sposarti, non farlo adesso. Non andrà sicuramente a finire bene. E se ami qualcuno, beh se ami qualcuno ti consiglio di smettere subito, prima di rimanerci troppo male. Chissà se riesci a sentirmi. Mi senti? Mi chiamo Jeremiah, perdonami per quello che ti ho fatto. In realtà tu avresti potuto aspettare un attimo ad entrare in strada, sarebbe andato tutto bene. Però io non sono riuscito a frenare perché stavo andando troppo veloce. Direi un quaranta per cento colpa tua e sessanta mia. Che dici?"
Sentii un rumore mentre ero girato verso la finestra, mi girai di scatto temendo che fosse entrata sua madre, ma non c'era nessuno.
Osservai Lexi, ero abbastanza sicuro che prima non fosse in quella posizione.
"Lexi? Lexi mi senti?" mi avvicinai in fretta al letto, mettendo la mia mano sulla sua.
Non si mosse, 'sto iniziando ad avere anche le allucinazioni, ottimo' pensai. Imbarazzato dalla mia stessa speranza decisi di uscire da lì il più in fretta possibile.

Non è sempre estate | Jeremiah FisherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora