Capitolo 19

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Lexi
Era circa metà novembre, le giornate si erano accorciate e iniziava ad essere troppo freddo per stare all'aperto anche nelle ore centrali della giornata. Passavo il tempo con i miei compagni a studiare, nel tempo libero vedevo Jeremiah, nel weekend stavo con la mia famiglia e andavo a qualche festa. Io e Jeremiah eravamo tornati a mangiare lo zucchero filato, a prendere un frappé, ed eravamo anche andati a fare la spesa insieme per una festa. I supermercati erano tra i miei posti preferiti, l'odore di cibo smorzato da quello dell'igienizzante mi metteva di buon umore. Non ero io a fare la spesa in famiglia, ci andavo raramente e quando accadeva avevo la possibilità di comprare tutto ciò che volevo. Lo spiegai a Jeremiah e mi prese in giro per una settimana. Ma poi mi ci riportò. Diceva che ridevo in continuazione, ma lui rideva anche più di me quando eravamo insieme.
"No aspetta, ho dimenticato gli ingredienti per fare i muffin." stavamo andando verso le casse quando svoltai il carrello improvvisamente per prendere la farina e il lievito.
"Ce l'avevamo quasi fatta." Jeremiah mi seguì mettendosi le mani sul volto e facendole scivolare lentamente verso il basso.
Era la terza volta che facevamo il giro completo del supermercato.
"Il mio sogno è avere un supermercato tutto per me." dissi prendendo un pacco di farina 00 e gettandolo nel carrello. "Anche solo per una notte. E poi vorrei pattinare tra i corridoi."
Jer mi guardò sorridendo e scuotendo la testa, osservò l'ora sul suo orologio e poi tornò a guardare me facendosi serio.
"Che c'è?" domandai incerta.
"Sono quasi le 19. Per i pattini dovrai aspettare, ma stanotte dormirai qui." mi disse abbassando la voce e avvicinandosi al mio orecchio mentre terminava la frase.
Mi guardai intorno per assicurarmi che nessuno lo avesse sentito, mi allontanai di qualche centimetro da lui per guardarlo in faccia e scoppiai a ridere. Faceva sul serio.
"Cosa? No, non stasera!" preso il carrello per dirigermi a pagare ma mi bloccò la strada.
"No Lexi, devi fare attenzione a ciò che desideri." sorrise osservando la mia espressione sempre più divertita e continuò: "Io vado alla cassa e metto queste cose in macchina, tu vai in bagno e aspettami lì finché non ti chiamo."
"No scordatelo, come faccio a sapere che non rinchiuderanno solo me qui dentro?" ormai mi aveva praticamente convinta, ma volevo assicurarmi che il suo fosse un buon piano.
"E chi ha detto che io dormirò qui con te?" sollevò un sopracciglio e lo fulminai con lo sguardo. "Fidati di me, tra meno di venti minuti questo posto sarà tutto nostro."
Mi incamminai verso il bagno e vidi che la signora delle pulizie aveva appena terminato il turno e stava mettendo apposto il grembiule. Entrai in bagno e attesi per più di 15 minuti. L'orologio segnava le 19.07. Non sentivo più alcuna voce provenire dal corridoio. Stanca di attendere un messaggio da Jeremiah uscii fuori lentamente evitando di fare rumore. Spensi la luce del bagno e accesi la torcia del telefono. Effettivamente non c'era più nessuno. L'adrenalina che stavo provando fino ad un momento prima lasciò lo spazio alla paura che Jeremiah mi avesse lasciata lì dentro da sola. Non di proposito, certo, ma magari qualcuno lo aveva beccato mentre cercava di nascondersi e lo aveva cacciato fuori, e non aveva fatto in tempo ad avvisarmi. Pensai che era stata una decisione stupida e che adesso avrei dovuto passare le prossime 12 ore da sola. Certamente non sarei arrivata alla mattina, chi è che sopravvive in un supermercato da sola per un'intera notte?
Mentre mi stavo perdendo tra i miei pensieri sentii afferrarmi una mano e sbiancai cercando di liberarmi. Una manciata di secondi interminabili prima di sentire la sua risata e lasciarmi andare in un abbraccio, insultandolo per gli attimi che mi aveva fatto passare. Non ci abbracciavamo spesso, per cui arrivato il momento di allontanarsi tentennai un po' e inspirai a fondo per sentire il suo profumo.
"Ci stanno aspettando al reparto giardino." mi disse Jeremiah staccandosi dall'abbraccio. Lo guardai confusa. "Ho incontrato Derek e Noah qua fuori, ho spiegato loro che cosa avevamo in mente e hanno detto che dovevano assolutamente unirsi. "
"Fantastico." dissi in maniera più entusiasta possibile, ma a dire il vero non lo ero affatto. Era un'idea mia e di Jeremiah e doveva rimanere tale. Ormai però poco importava ciò che pensavo. In fondo erano miei amici anche loro e passare la notte in un supermercato è una cosa che fai una volta nella vita, quindi mi rincuorai.

Erano sdraiati sulle sdraio con una birra in mano e diverse confezioni di patatine aperte. Mi sedetti in mezzo a loro due.
"Avete preso anche le coperte, fantastico!" Derek mi offrì il suo pacchetto di patatine ma rifiutai.
Chiacchierammo per un po', giocammo a carte e andammo in giro per i reparti. Mi venne fame a notte inoltrata e andai a cercare un tramezzino. Jer stava parlando di una squadra di rugby con Noah, mentre Derek venne con me. Quando tornammo da loro stavano dormendo entrambi. Mi accomodai sulla sdraio accanto a quella di Jer e lo osservai per qualche secondo, anche con gli occhi chiusi e le labbra serrate il suo volto emanava energia.

Non è sempre estate | Jeremiah FisherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora