Capitolo 20

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Lexi
La mattina dopo mi svegliai prima degli altri, mi servì qualche secondo per comprendere dove mi trovavo, qualche secondo per ricordare come ero finita in quella situazione e ancora un paio di secondi per capire che Jeremiah aveva la testa poggiata sulla mia spalla. Mi intenerì e gli accarezzai i capelli. Avevo sempre immaginato che fossero morbidissimi e ne ebbi la conferma. Noah si alzò in piedi e venne di fronte a me, così cercai di ricompormi e mi tirai su anche io. Prendemmo del cibo per fare colazione e tornammo dagli altri.
"Lexi per me possiamo farlo ogni settimana." affermò Noah soddisfatto della notte appena passata mentre mi offriva un biscotto.
"Credo che una volta sia sufficiente." ammisi ridacchiando, era stato divertente ma mi era mancato il mio letto.
Gli altri si stavano svegliando in quel momento. Lasciai dei soldi sulla cassa per ripagare ciò che avevamo mangiato, Noah mi prese in giro ma mi sembrò corretto farlo, la mia intenzione non era mai stata quella di rubare qualcosa. Ci nascondemmo in bagno e aspettammo l'apertura per poter uscire.

Qualche giorno più tardi organizzammo una festa. Jeremiah dalla notte al supermercato era diventato strano, mi parlava meno del solito e non capivo quale fosse il problema. Temetti che gli avessero dato fastidio le mie carezze, ma poi esclusi questa possibilità, primo perché era stato un gesto molto naturale e innocente, e secondo perché lui stava dormendo su di me, quindi aveva poco di cui lamentarsi. Comunque quella sera avevo intenzione di chiederglielo direttamente, c'eravamo sempre detti tutto e anche il quel caso doveva andare così. Uscii in giardino a cercarlo perché in casa non lo vedevo, ed effettivamente là fuori lo vidi. Con Melanie, in un bacio appassionato. Qualcosa dentro di me si ruppe. Arretrai e andai sul retro a prendere aria. Probabilmente avrei dovuto essere felice per il mio amico e basta. Mi servì qualche minuto, ma riuscii a convincermene. Tornai dentro e presi qualcosa da bere, per poi dirigermi verso la pista da ballo.

Jeremiah e Melanie iniziarono ad uscire. Più che uscire stavano sempre in camera. E più stavano in camera e meno tempo io e lui passavamo assieme. Non sapevo come mi sentissi a riguardo. Sapevo soltanto che l'entusiasmo che mi aveva assalita a seguito dell'incidente, quando avevo capito che sarei riuscita a rimettermi in sesto senza problemi, era andato via via scemando con il passare del tempo. Il mio umore era tornato ad essere quello di sempre, con picchi di felicità quando vedevo Jeremiah. In un primo momento avevo pensato che la mia testa collegasse Jeremiah all'incidente e al fatto di essere sopravvissuta, ma quando cominciammo a passare meno tempo insieme mi iniziai a chiedere se fosse stato lui a farmi sentire così viva.

Non è sempre estate | Jeremiah FisherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora