Capitolo 3

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"Hai gli occhi di chi ha smesso di crederci ma continua a sperarci"

-Cit.

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«Stasera vieni con noi in discoteca» Michael mi impone, seduto sullo schienale di una panchina.

«No»

«Ho detto che ci vieni»

«Se no?» lo sfido e vedo i suoi occhi assottigliarsi leggermente.

«Vengo a prenderti a casa»

«Non ci provare» biascico a denti stretti e tenendo le braccia lungo il busto.

Da quando se ne è andato, nessuno è più entrato in camera mia. L'ultimo è stato Diego e da quel giorno dell'aeroporto la mia camera è blindata. Posso entrarci solo io. Solo io posso vedere cosa c'è dentro. Solo io posso vedere là dentro i miei demoni, le mie debolezze, la vera me.

«Allora, vieni? O vuoi stare a casa come la settimana scorsa?» mi domanda in modo ironico.

L'altra settimana Michael e Luke, quando stavamo tornando dal mare, mi avevano proposto di andare ad un festa organizzata da un ragazzo della scuola. Tanto per conoscere gente nuova o per passare del tempo fuori e con Mattia. Ma io mi sono rifiutata e loro si sono arresi solo al secondo 'no', capendo le mie motivazioni.

Quella sera la passata chiusa in camera. Appoggiai le spalle al muro e mi rannicchiai su me stessa, portando le braccia ad abbracciare le gambe. Presi coraggio. Mi alzai piano e, sapendo perfettamente dove mettere i piedi nell'oscurità della stanza, andai verso il mobiletto dove tengo tutti i cd e, molto lentamente presi il cd con la scritta "5 Seconds Of Summer". Ebbi qualche incertezza ma chiusi gli occhi e mi calmai prima di metterlo nel lettore. Mi rimisi seduta nella posizione iniziale. Quando le note iniziarono e la sua voce risuonò per tutta la stanza, sentì un colpo al cuore. Mi stavo facendo del male da sola, lo sapevo. Ma quella sera la sua mancanza si era fatta più forte della tristezza e ho sentito il bisogno di sentirlo anche solo per 10 minuti accanto a me.

Ho chiuso gli occhi e per qualche secondo mi è sembrato di stare tra le sue braccia. Sentivo il suo tocco sulla mia pelle. Sentivo la sua voce melodica a pochi centimetri di distanza. Provai a ricordarmi i suoi occhi marroni. Me li ricordai leggermente sfocati e non riuscì a ricordarmi quel mare che ci vedevo qualche tempo fa.

Mi rannicchiai di più cercando di stringere la sua figura immaginaria. Non piansi. Trattenni le lacrime, alzando molte volte gli occhi al cielo. Mi sono promessa di essere forte qualunque cosa fosse successa, correndo verso l'aeroporto. Per due mesi non è stato così ma dopo ho capito che si poteva solo essere forti. E' l'unica cosa che ho capito da quando lui se ne è andato. Devo essere forte. Per me.

«A che ora ti passo a prendere?» mi domanda ancora Michael, riportandomi al mondo reale.

«Vengo io. Dov'è?»

«Ti mando la via più tardi» e la nostra conversazione si chiude qua fino a quando in lontananza non vedo Mattia. Provo ad alzarmi per andarmene ma Michael mi afferra il braccio e mi fa fermare sui miei passi.

«Lasciami» ringhio.

«Ei, ciao Noelle» Mattia, sempre fin troppo gentile, mi saluta. Ricambio il saluto velocemente e dopo il solito "come stai?" di cortesia tra noi cala il silenzio. E ancora una volta per me, questo silenzio non è opprimente come quando non si sa cosa dire. Mi hanno insegnato a tenere la bocca chiusa e la lingua al proprio posto. Mi rilasso in questo silenzio fino a quando Mattia non lo rompe.«Allora..»

«Vieni stasera nel locale?» mi domanda insicuro. «Si»

«Ti devo passare a prendere?»

«Non serve» rispondo svogliatamente.

COLD LOVE 2 || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora