Capitolo 39

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"Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire"

-Ivan Zaytsev

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NOELLE'S P.O.V.

Sono passati nove giorni e otto notti da quella notte di confidenza. Sono stati dei giorni felici, questi che abbiamo passato. Sono stata quasi tutti questi nove giorni con i ragazzi che sono tornati e con Calum, Ashton, Luke, Michael e Diana. Mi sono tolta la fasciatura al braccio. Mia madre mi ha accompagnato dal medico e all'uscita ho trovato Calum che mi sorrideva. Siamo tornati a casa e mia madre l'ha convinto a rimanere anche a pranzo. Il pomeriggio l'abbiamo passato guardando film, sdraiati sul divano, con le nostre braccia a stringerci.

Quando mi hanno tolto la fasciatura ho avuto dei problemi al braccio, essendo stato fermo per troppo tempo. Il giorno successivo ho fatto la prima seduta di riabilitazione presso uno studio dall'altra parte del quartiere. Calum si è offerto di accompagnarmi e mia madre ha acconsentito entusiasta così che potesse passare un pomeriggio con il suo "bambino", come ha chiamato Niall.

Lo studio era una casetta a un solo piano e non molto grande. Dentro non c'era molta gente. C'era una signora anziana insieme al marito che si tenevano per mano, una ragazza che avrà avuto l'età nostra e un bambino che si teneva il braccio accanto al petto. Vicino c'era la madre che gli cingeva le spalle con una mano. Credo che anche il bambino si fosse appena tolto il gesso dal braccio perché anche lui aveva problemi simili ai miei. E' entrata per prima la ragazza e mezz'ora più tardi, quando è usicta aveva una specie di carta adesiva colorata sul ginocchio destro. Ho visto in televisione che ce l'hanno a volte anche i calciatori e gli sportivi. Credo servano per qualche problema muscolare. La ragazza uscendo, ha dato una rapida occhiata a Calum e io l'ho preso per mano. Dopo di lei, sono entrati i signori anziani e anche loro dopo una mezz'oretta sono usciti. Poi è toccato a me. Hanno fatto entrare anche Calum e mentre io mi sono seduta sul lettino, lui è rimasto accanto alla porta, in piedi, a tenere la mia borsa. Il fisioterapista a volte mi faceva male per sciogliere i muscoli del braccio e io cercavo di sorridere per rassicurare Calum. Anche lui mi sorrideva e in quel momento mi sono sentita bene, la ragazza più felice del mondo, forse.

Dopo mezz'ora siamo usciti anche noi.

«Ti senti meglio?» mi ha chiesto Calum mentre mi allacciava il casco. «Molto»

«Quante sedute ha detto che devi fare il fisioterapista?»

«Tre ha detto che vanno bene»

«Dove vuoi andare?»

«Dove hanno detto che andavano oggi tutti?» gli ho domando cercando di ricordare cosa mi aveva detto Niall quella mattina stessa prima di uscire di casa.

«Andavano a fare un pic-nic al parco»

«Ci vogliamo andare? Credo siamo in tempo» ho proposto. «Certo perché no»

Sul motorino mi sono stretta a lui e anche se sono cambiate molte cose, ho capito, ancora una volta, che io lo amo ancora.

Ci hanno accolto a braccia aperte. Dopo aver parcheggiato il motorino, siamo entrati nel parco e li abbiamo trovati nella parte più abbandonata. Ci siamo sorpresi di averli trovati là, ma nessuno dei due ha detto una parola su questa cosa. Ci siamo solo scambiati uno sguardo di intesa. Avevano messo una tovaglia a quadri rossa e bianca su un punto di erba leggermente più bassa. Avevano quattro cestini di vimini ai lati della grande coperta e tutti erano sopra, scalzi.

«Da dove avete tirato fuori questo corredo da pic-nic?» ha ridacchiato Calum.

«Rosa ha tutto in soffitto» ci ha spiega Diana mentre era tra le braccia di Ash, ovviamente. Quei due sono inseparabili.

COLD LOVE 2 || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora