Capitolo 33

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"Tu ci provi a fare quella a cui non importa di nulla, poi però crolli. Vuoi fare quella forte e invece sei la più fragile di tutti. E crolli a piangere con una canzone triste in sottofondo, in un letto troppo vuoto. Vuoto come te"

-Cit.

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Sono passati una mattina e un pomeriggio. E sono passate anche una sera e una notte. Calum non si è fatto più vedere. Aveva detto che da ieri si sarebbe ricominciato ma non è stato così. E' passato un giorno. Lo sto aspettando ma forse sto facendo male ad aspettare qualcuno che non viene.

Passa anche la seconda mattinata. Alle tre, i miei escono e ho tutta casa libera. Metto Nevermind dei Nirvana nel lettore e alzo il volume al massimo. Mi stendo sul letto, lasciando che la bellissima voce di Kurt Cobain mi buchi le orecchie proprio come piace a me. Quel tremolio che sento dentro, con la musica al massimo, mi fa sentire viva. Ma viva davvero.

Tra la terza e la quarta canzone, nei pochi secondi di silenzio nella casa, sento il campanello suonare. Sciolgo la cipolla ormai disfatta dei miei capelli e scendo giù.

«Chi è?» chiedo avvicinandomi alla porta. «Io»

Apro la porta e mi ritrovo davanti un ragazzo. È alto, ha la carnagione leggermente scura. I capelli sono neri con un ciuffo biondo che gli ricade sulla fronte. E quando alza gli occhi su di me, posso notare che sono nerissimi. Indossa una maglietta nera dei Nirvana, degli skinny jeans neri e delle Vans del medesimo colore. In mano tiene una rosa. La tiene stretta.

«Ciao» mi saluta. «Io sono Calum Hood. Piacere di conoscerti»

Mi tende la mano e mi sorride come se non mi avesse mai visto. «Calum» lo richiamo. «Che stai facendo?»

«Hai detto che dobbiamo ricominciare tutto da capo no? Lo sto facendo. Ricominciamo, come se non ci fossimo mai incontrati»

«Sai che non è possibile Cal»

«Lo so e sono contento che non sia possibile»

Su di noi cala il silenzio. Lo guardo. In qualche modo è sempre lo stesso. In qualche modo sono anche io sempre la stessa.

«Comunque» alza gli occhi su di me. «Tu come ti chiami?» esulta sorridente.

Sorrido e alzo per un attimo gli occhi al cielo. «Noelle»

«Che bel nome»

«Anche il tuo»

«Posso entrare?»

«Certo» gli faccio spazio e lui entra nel corridoio. «Vuoi continuare a stringere quella rosa?» gli domando.

«In effetti un po' mi fa male. Ma non è per niente paragonato al dolore che ho sentito lontano da te»

Appoggio due dita sullo stelo della rosa in un punto in cui non ci sono le spine. Calum la lascia schiudendo le mani lentamente.

La metto dentro il vaso pieno d'acqua che sta in camera. «Siediti»

Si mette seduto sul letto. «Puoi alzare ancora il volume?» mi chiede urlando per contrastare il suono alto della musica ancora in riproduzione.

«E' il massimo» urlo a mia volta. «Peccato»

«Cosa?»

«Peccato» ripete e adesso capisco cosa dice.

«Noelle» mi chiama. Mi giro in sua direzione. «Facciamo un gioco»

Abbasso il volume della musica in modo che possiamo parlare senza urlare. «Che tipo di gioco?»

«Obbligo o verità»

COLD LOVE 2 || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora