17.

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ALESSIO

Ho appena finito di bere il terzo Negroni e sto ballando con Francesca. Ballando è quasi un eufemismo, dire che stiamo strusciandoci è più corretto. Sul mio petto la sua schiena nuda, sento la sua pelle calda attraverso il leggero tessuto della t-shirt grigia che indosso. Il vestito che indossa è corto, molto corto. Termina con una gonnellina svolazzante fucsia mentre la parte sopra è un top a fascia che le lascia scoperte le piccole spalle magre e parte della schiena.

Ha messo le braccia indietro cingendomi la nuca, i suoi bracciali di metallo un po' consumati tintinnano mentre si muove addosso a me. I suoi capelli biondi e fini si spettinano sul mio petto. Ha bevuto già due cocktail, è completamente brilla. E io non sono da meno. Ma è tutto così eccitante.

<<Ti va di andare di là?>> mi sussurra mentre  si gira verso di me, le labbra stirate in un mezzo sorriso. Gli occhi lucidi per l'alcool mi fissano. E' più sfacciata, merito dei drink. Le sorrido di rimando, la guardo anche io. <<in camera?>> la provoco. Lei annuisce. Non smette di guardarmi. La musica rimbomba nel salotto di Lorenzo illuminato soltanto da una palla di luci colorate. E' il compleanno di Alessandro, il bassista del mio gruppo, e Lorenzo ha offerto casa sua per festeggiare. La festa sta andando alla grande e io mi sento particolarmente sicuro di me. E senza pensieri. Sorrido a Fra e la prendo per mano. Lei barcolla leggermente sui tacchi mentre attraversiamo il corridoio pieno di persone ubriache che fumano e parlano tra loro. Non ho la più pallida idea di dove sia una stanza da letto, ma la trovo abbastanza in fretta. Tiro Fra dietro di me e chiudo la porta di legno dietro di noi. La stanza è in penombra, illuminata solo  dalla luce esterna che filtra dal vetro della portafinestra di vetro che si apre sul balcone. Le serrande sono abbassate di poco. Riesco a vedere Francesca abbastanza chiaramente, anche se fatico più del solito per i Negroni appena bevuti. Francesca mi passa le mani sulle braccia. Sono piccole e fredde, anche se leggermente umide. La mia pelle è liscia e calda. Rabbrividisco a quel contrasto mentre i miei occhi nocciola cerca il verde-marrone dei suoi. Lei abbassa velocemente lo sguardo, forse deve trovare il coraggio di spingersi oltre. Mi alza la maglia sulla pancia e passa le piccole dita sul mio ventre. Mi siedo sul letto e lei fa lo stesso, poi mi sdraio e la tiro già con me ridendo. Ma le nostre risate sono meno spensierate del solito, sono cariche di tensione e malizia. Stiamo sdraiati qualche minuto, tant'è che chiudo gli occhi  rilassato, fino a che non sento le sue dita farsi strada sulla lampo dei miei jeans. Slaccia il bottone velocemente e tira giù la lampo altrettanto veloce. Si intravedono i miei boxer neri, abbasso lo sguardo, sono chiaramente più gonfi. Rimango fermo, voglio vedere fin dove arriva. Sono curioso di saperlo. Non so perchè mi sento così tranquillo, è come se fosse tutto meccanico e allo stesso tempo normale quello che sta succedendo. Non ho emozioni, sono in attesa. Forse è colpa dell'alcool. Lei appoggia una mano sul mio membro e inizia a muoverla sopra la stoffa dei boxer, sfregando leggermente. Sospiro un po'. Lo sento tirare. Anche lei sembra essersene accorta perchè dopo poco mi abbassa l'intimo tanto da far permettere al mio sesso, ormai abbastanza duro e eccitato di uscire. Anche lei fa un piccolo sospiro, chiaramente eccitata. In condizioni normali non le permetterei di fare una cosa del genere, a casa di altri. Ma il Negroni mi fa sembrare tutto così giusto e semplice quello che sta facendo che non me ne curo. Anzi, è la situazione a eccitarmi. Francesca inizia a fare su e giù con la mano attorno alla mia erezione. Sospiro forte, gemo un poco cercando invano di controllare il piacere. <<Ale è grossissimo..>> commenta sottovoce mentre lo guarda e lo lavora. Gemo più forte in risposta. Lei si morde il labbro e lo guarda eccitata. Sento quanto si impegna, sudo un po'. <<Continua..>> mugolo strizzando i  miei occhi chiusi e mordendomi il labbro inferiore. Allungo la mano sui suoi slip. La gonna alzata e la sua intimità bagnata e calda che sento attraverso il cotone della mutandina non mi stupiscono. La tocco da sopra il tessuto mentre lei continua a occuparsi del mio membro. Voglio che si impegni di più e forse toccandola questo la farà spronare maggiormente, penso. E' duro, mi fa quasi male da quanto tira. Mi piace da impazzire tutta questa situazione proibita. Tolgo la mano dai suoi slip. Decido di lasciare tutto nelle sue mani, voglio vedere quanta voglia ha di me. E non delude le mie aspettative, continua a massaggiarlo fino a che non vengo, sporcandole in parte la mano. Non so quanto tempo siamo rimasti abbracciati, ma so che ci siamo addormentati sentendo l'uno addosso il respiro caldo dell'altra. 


So Good To Me (Alessio Bernabei)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora