34. La maledizione del compleanno

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Il fine settimana arrivò e il venerdì sera, allo scattare della mezzanotte Can posizionò una lettera scritta di suo pugno sul comodino di sua moglie dormiente ed uscì.

Sanem si rese conto di quella lettera solo al mattino, quando dopo l'ennesima notte passata a dormire con i figli, si diresse in camera a cambiarsi.

Entrando nella stanza ancora buia quatta quatta per non fare rumore, le ci volle qualche minuto per capire che il letto era vuoto. Rifatto. Come se nessuno avesse dormito lì.

"Sarà uscito a correre." pensò.

Si diresse alle vetrate e tirò le tende facendo entrare la luce. Si guardò intorno.

Si, la stanza era proprio vuota.

Ad un tratto, però fu attratta da una cosa.

Si avvicinò al suo comodino e notò una busta chiusa con su scritto il suo nome.

Riconobbe subito la scrittura di Can e l'aprì.

Si accomodò a sedere sul bordo del letto e iniziò a leggere.

"Mia adorata Sanem,

non so se e quando leggerai questa lettera.

Forse riconoscendo la mia scrittura la eviterai, come mi hai evitato in questi giorni, ma una vocina dentro di me spera che tu la apra.

Le ultime settimane sono state turbolente. E la colpa di ciò è principalmente mia. Adesso me ne rendo conto. Ho pensato tanto in questi ultimi giorni di silenzio, ho tentato più volte di avvicinarmi, e spiegarti a parole, ma da parte tua, ho trovato un muro alto e solido, che mi ha fatto fare retromarcia più volte. So che sei offesa e arrabbiata con me e comprendo e rispetto la tua volontà di mantenere le distanze. Per questo ti scrivo queste righe.

Lo sai che a differenza tua, per me scrivere è molto difficile. Ho passato notti insonni cercando le parole giuste, e non so nemmeno se quelle che seguono lo sono, posso solo dirti che ho scritto con il cuore perché voglio che tu sappia questo:

Ti amo Sanem.

Ti amo da morire.

Ti ho sempre amata e sempre ti amerò.

Tu sei tutto per me.

Tu sei il mio respiro, la mia vita, la mia anima, il mio mondo e il mio universo.

A questo punto Sanem fu costretta a fermarsi. Perchè le lacrime e il groppo pesante in gola le impedivano di andare avanti. Si coprì la bocca con la mano libera. Respirò lentamente, e si fece forza a continuare.

Forse ormai è tardi e non mi perdonerai mai, ma hai ragione. Mi merito la tua freddezza.

Perchè ancora una volta sono stato cattivo, invadente, possessivo, e ti ho ferita. Ti ho ferita nel modo più brutto possibile.

Mi maledico per ciò che ho detto e pensato riguardo ai nostri figli.

Avrei voluto ribattere in quel preciso istante, ma non ci sono riuscito. Le parole sono rimaste bloccate sulla punta della lingua.

Tu non sei affatto una cattiva madre e neanche irresponsabile.

Sei una madre presente, divertente, affettuosa e attenta, e come ho detto altre volte, i nostri figli non potrebbero avere una madre più buona. Ai miei occhi non esiste, e mai esisterà, madre migliore di te.

Per questo, perdonami se puoi.

Per favore, perdonami Sanem, perché questi giorni senza di te sono stati eterni. Senza il tuo viso, il tuo sorriso e un sguardo da parte tua mi sento perso.

2. QUESTO E' SOLO L'INIZIO. STORIE DI UN FUTURO DA RACCONTARE (ITA VERSION)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora