Capitolo 2

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Marzo

Durante i mesi primaverili ebbi modo di fare meglio conoscenza con Elizabeth. Ci incontrammo per caso all'ufficio postale, entrambi in coda per pagare le bollette.

"Ciao Nick, come va?"

"Bene, grazie. Ti vedo in forma." Tratteneva a stento un sorriso, come una bambina che conosce un segreto e muore dalla voglia di rivelarlo.

"Che cosa c'è?" chiesi un po' preoccupato.

"Ho letto i tuoi libri, sai?"

"Tutti?"

"Sì, sì. Mi sono piaciuti, sono stupendi."

"Sei troppo buona, non sono niente di speciale."

"E invece sì, secondo me hai un grandissimo talento."

"Grazie davvero."

"Senti, se non hai niente da fare ti va vederci per il pranzo? In centro hanno aperto un nuovo bistrot, è da un po' che volevo provarlo e poi ho così tante cose da chiederti."

Non mi sarei mai aspettato una richiesta simile, nessuna fan mi aveva invitato a pranzo prima di allora. Non che ne avessi molte, ma nessuna l'aveva mai fatto. Accettai un po' imbarazzato.

All'una ci incontrammo davanti al bistrot. Cercai di rendermi presentabile al meglio delle mie capacità. Avevo solo camicie scure – il bianco mi stava malissimo – e l'unica che si adattava al giorno era quella blu, l'abbinai con dei pantaloni color cachi. Con la barba fatta sembravo quasi carino. Appena vidi Elizabeth, seduta ai tavolini davanti al locale, mi lasciò di stucco. La sua semplicità era di una bellezza disarmante.

I capelli castani gli cadevano disordinatamente incorniciandole il viso, i suoi occhi verdi così magnetici ancorarono il mio sguardo al suo. Indossava un vestito a fiori a maniche lunghe con un accenno di scollatura, sulle spalle una giacca di jeans. Era incantevole.

Ci sedemmo dentro, a un tavolo con vista sui giardini comunali.

"Finalmente, erano mesi che volevo mangiare qui e non mi andava di venirci da sola. Ho sentito che sono bravissimi con il pesce."

"Mi piace il pesce, anche se sono più tipo da grigliate all'aperto. Come mai non ci sei venuta con Philip?"

"È sempre occupato col lavoro, dice che pranzare fuori è una perdita tempo. Mi porta a cena fuori solo quando ha bisogno di fare bella figura davanti a dei potenziali clienti o per far morire di invidia ex colleghi al secondo o terzo matrimonio. E poi, quel cibo dei ristoranti stellati mica lo capisco, ti fanno pagare un occhio della testa per delle porzioni microscopiche e quando esci hai addirittura più fame di quando sei entrato."

Non riuscivo a staccare gli occhi da lei, aveva un modo di ridere fantastico: le fossette sulle guance diventavano rosse e i suoi occhi sembravano imprigionare la luce del sole. Non ho la minima idea di cosa si mettano in faccia le donne per farsi belle, ma avrei potuto benissimo giurare al banco dei testimoni di un tribunale che lei non aveva neanche un filo di trucco. Non ne aveva bisogno.

Arrivò la cameriera per prendere le nostre ordinazioni. Scegliemmo un antipasto da dividere in due, spaghetti alle vongole e branzino al cartoccio.

Dopo i primi sorsi di vino iniziò a tempestarmi di domande.

"Allora? Racconta."

"Cosa dovrei raccontare?"

"Tutto! Voglio sapere come si diventa scrittori, come si scrive un libro e come vengono fuori certe idee."

"Non penso di conoscere le risposte."

"Non ci credo, dici così solo perché non vuoi rivelare i tuoi segreti." mise un finto broncio, e io provai a giustificarmi.

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