Capitolo 10

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Aprile

Verso la fine del mese di aprile mi ritrovai a fare un po' di pulizie in casa. Spalancai le finestre per far entrare aria pulita. Passai prima l'aspirapolvere poi lo straccio, stanza per stanza, tenendo a bada il mio cane che non vedeva l'ora di lasciare impronte da per tutto. Tolsi la polvere dalle mensole e dai ripiani dello scaffale e, con un po' d'olio di gomito, lavai per bene pure i vetri delle finestre fino a farli risplendere. Misi in ordine perfino la scrivania e tra i miei appunti, dove spesso regnava il caos. Avevo un grosso quaderno blu dove scrivevo la maggior parte delle idee, abbozzavo delle linee del tempo utili alle mie storie, in alcuni casi buttavo giù interi capitoli. In quel momento stavo correggendo alcuni post-it, appiccicati lì, naturalmente nell'ordine sbagliato. Quelli gialli erano per le azioni, quelli rosa per l'identikit dei personaggi e quelli verdi per i vari collegamenti.

Riscrissi alcuni di quelli verdi, aggiungendo nuovi intrecci, quando la punta della pena grattò sulla carta: l'inchiostro si era esaurito. Scrivevo da anni ormai solo con penne stilografiche, dopo aver abbandonato le classiche biro era impossibile tornare indietro. La mia grafia restava sempre orrenda e a tratti indecifrabile, ma il mio polso si stancava meno e potevo scrivere più a lungo. Dopo averne provate diverse la mia scelta definitiva era ricaduta su una Twsbi eco dalla punta extra fine. Anche cercare l'inchiostro giusto fu quasi un'odissea, ma trovai nel Noodler's baystate blu l'accoppiata perfetta. Avevo appena aperto la boccetta quando squillò il cellulare. Odiavo interrompermi a metà ora che la mia concentrazione era rivolta unicamente a non macchiarmi. Ero tentato di lasciare squillare il telefono a vuoto, ma quello non la smetteva di vibrare fastidiosamente a contatto con tavolino. Alla fine, richiusi la boccetta e andai a controllare. Era Elizabeth. Risposi immediatamente.

"Pronto?"

Nulla. Aveva riattaccato.

La richiamai subito, con le mani così tremolanti facevo fatica perfino a scorrere la rubrica per raggiungere il suo nome. Devo darmi una calmata, pensai.

"Ehi ciao! Perché ci metti tanto a rispondere?"

"Oh scusa, non ho fatto in tempo."

"Mmh, non ti credo. Cosa stavi facendo?"

"Te l'ho detto, ero seduto alla scrivania e non ho fatto in tempo a rispondere."

"Non mi avevi detto che eri alla scrivania. Stavi scrivendo qualcosa di importante?"

"No, niente di che."

"Sono curiosa, dimmelo lo stesso."

"Stavo solo ritoccando la vita del cattivo per renderla più credibile, tutto qui."

"Quindi ora è cattivissimo?"

"Direi di sì." mi scappò un sorriso.

"Come mai nelle storie ci sono sempre dei cattivi? Sarebbe bella una storia in cui tutti vivono in pace."

"Si, ma così nessuno la leggerebbe. È il conflitto che crea l'interesse necessario a proseguire nella lettura."

"E in nome di questo interesse sacrifichi la vita del cattivo? Forse sei tu il vero cattivo, il burattinaio che dall'alto muove le fila di tutto."

"Forse è così, per questo cerco di dare loro una vita piena di passione e dolore, così diventano super cattivi per quella che sembra una giusta causa, per poi svolgere al meglio la loro funzione."

"E quale sarebbe?"

"Quella di crescita del protagonista. La forza dell'ostacolo aumenta la forza del protagonista. Più il cattivo è ben costruito, più l'eroe deve impegnarsi per superare i propri limiti."

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