Capitolo 16

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Ogni matita dev'essere ben appuntita per svolgere la sua funzione. È un processo doloroso, ma necessario. Questo, dopotutto, è quello che facciamo anche noi. Per essere pronti ad affrontare tutte le sfide della vita, dobbiamo prima prendere dritti in faccia tutto quello che ci offre, nel bene e nel male. Dobbiamo temperarci per poter essere adatti al nostro scopo.

Quale esso sia, solo il tempo ce lo dirà.

In questo momento davanti a me, si presentava forse la sfida più difficile che mi fosse mai capitata. Come potevo liberare Elizabeth dalle grinfie del suo compagno e far in modo al tempo stesso di legarmi a lei?

Portai a passeggio il cane, cercando di svagarmi un po'.

La mia mente non riusciva ad elaborare un piano che non mi facesse finire in galera. Ovviamente, avevo bisogno di prove inconfutabili, che nemmeno i poliziotti al suo soldo avrebbero potuto ignorare. Il problema stava nel procurarsele.

L'ideale sarebbe incastrarlo in qualche maniera, magari cogliendolo in flagranza. Al solo pensiero di questa ipotesi mi si contorceva lo stomaco: dopo tutto quello che aveva passato, non potevo chiedere ad Elizabeth una cosa simile. Al tempo stesso, però, se accadesse di nuovo non ci sarebbe nessuno a intervenire. Soltanto io, dall'altra parte della strada, ero al corrente della situazione. E non potevo di certo continuare a vivere serenamente col pensiero della donna dei miei sogni in costante pericolo, alla mercé di un potente aguzzino. Un serpente che avvolge le sue spire su qualsiasi cosa voglia possedere, che ha corrotto mezza città ed è in trattative per l'altra. Che potrebbe ridurre in fumo la mia carriera, la mia vita, con uno schiocco di dita.

Dove mai sarei potuto arrivare senza che lui lo scoprisse e stroncasse sul nascere ogni mio tentativo?

Rientrai a casa con più dubbi di quando ne ero uscito. Raccolsi la posta arretrata nella cassetta delle lettere e mi infilai subito in ascensore.

Al mio piano, sulla soglia della porta del mio dirimpettaio, c'era un ragazzo sulla trentina. Calvo, con la barba e abbronzato. Prese la chiavetta usb che gli veniva consegnata e lasciò una busta leggermente gonfia.

Mi passò accanto senza prestarmi attenzione e se ne andò.

Aprii la porta di casa e sistemai Argo. Poi mi venne un'idea.

Un po' rischiosa, ma l'unica vagamente fattibile.

Andai a bussare alla porta di Timothy con più foga di quanto avrei voluto fare in realtà.

"Hey, Nick, cosa c'è?"

"Ho bisogno del tuo aiuto, Tim."

"Se si tratta ancora del tuo cane io ho già dato, mi ci vorranno giorni per raccogliere tutti i peli."

"Non si tratta di Argo. Riguarda le tue competenze."

"Competenze? Non ti seguo."

Non c'era bisogno che mi seguisse, il suo appartamento da nerd single parlava per lui.

"Sai bene a cosa mi riferisco. Prima ho visto quel tipo uscire da qui con una chiavetta in mano e scommetto che dentro quella busta c'erano dei soldi. Non è così?"

"Non so di che parli."

"Non mi interessa cosa c'era lì dentro, ma se non mi aiuti finisci nei guai."

Mi stavo letteralmente arrampicando sugli specchi. Un'altra persona al suo posto mi avrebbe già sbattuto la porta in faccia.

"Sei fuori strada, bello mio. Io non faccio cose illegali o da maniaci. Non ho niente di cui preoccuparmi."

"Bene, così non avrai problemi a darmi una mano."

"Una mano per cosa? Guarda che non voglio mettermi nei casini per te."

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