Capitolo 19

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Una volta dimesso dall'ospedale, io ed Elizabeth iniziammo il nostro viaggio. Un lungo peregrinare alla ricerca di noi stessi. Riguardo al lavoro, chiamai il mio editore e gli spiegai che mi occorreva più tempo del previsto per la conclusione del mio ultimo fantasy e che non ero in grado di rispettare le scadenze pattuite. Lui non la prese bene, ma dovette accettare le mie condizioni. In fondo, era l'ultimo capitolo della trilogia e, a suo dire, doveva essere perfetto in ogni dettaglio. In realtà, l'avevo già finito in ospedale, tra una seduta di fisioterapia e l'altra. Ero davvero stanco di scrivere quella roba: sempre uguale, farcita dei soliti cliché, creata con l'unico scopo di vendere quante più copie possibile. Non volevo più scrivere nulla di simile.

Il mio obiettivo ora, era quello di scavare nei recessi della mia creatività, provare emozioni nuove, creare nuovi ricordi insieme a Elizabeth e plasmare il tutto in una storia. Una storia vera, sincera, traboccante di sentimento. Capace di tenere incollati i lettori dalla prima all'ultima pagina. Conturbante, ma non così tanto da infastidirgli, anzi da spingerli ancora di più a voltare pagina così da saziare i loro desideri più reconditi.

Era questa la mia idea di romanzo.

Quanto a Elizabeth, dopo aver chiuso con Philip, aveva bisogno ritrovare sé stessa. Per mia fortuna, non mi trascinò in nessun raduno spirituale, anzi, mi portò a visitare i luoghi della sua infanzia e quelli in cui era stata più felice. La sua scuola di recitazione, la panchina di Central Park su cui diede il suo primo bacio, il piccolo teatro in cui si esibì per la prima volta ricevendo una standing ovation e tanti altri. Mi portò anche nel suo quartiere, Brooklyn, a conoscere la sua famiglia.

Elizabeth non aveva spiegato ai genitori i dettagli della sua rottura con Philip, ma non sembrarono badarci più di tanto, specie sua madre. La signora Quinn mi prese subito in simpatia, sfruttandomi come cavia per ogni ricetta che stava preparando quel pomeriggio. Dopo cena, mi confidò che l'unica cosa importante per lei era la felicità di Elizabeth ed era contentissima di rivederla di nuovo a New York dopo tanto col sorriso sulle labbra.

Dopo aver trascorso qualche giorno in città da veri e propri turisti, proseguimmo il nostro itinerario lungo la costa atlantica. Usammo per lo più auto a noleggio, di giorno ero quasi sempre io a guidare mentre Elizabeth se ne stava sul sedile passeggero a dormire con le gambe nude allungate sul cruscotto, oppure a cantare a squarciagola le canzoni alla radio fendendo l'aria col braccio fuori dal finestrino. Per goderci appieno il viaggio, ci fermavamo di tanto in tanto in piccole città dall'aria pittoresca e fuori dal mondo moderno come Alphaville. Quando capitava, grazie a delle app apposite, affittavamo per due o tre giorni piccoli appartamenti o vecchie case messe a disposizione dai proprietari. Fu in quei momenti che imparai a conoscere davvero Elizabeth: veri e propri sprazzi di vita quotidiana, come se stessimo insieme da sempre. A un certo punto, iniziammo a giocarci su e ad assegnarci dei ruoli da interpretare in ogni città che visitavamo. Elizabeth, grazie alle sue doti attoriali, svariava dalla casalinga amorevole alla donna d'affari super impegnata o all'attrice di Hollywood che scappava dai riflettori per rifugiarsi col suo amante. Io, tranne quando recitavo la parte dell'amante, ero quasi sempre lo scrittore, che sia di successo o uno sconosciuto in erba non importava, quello era il mio ruolo. Del resto, era l'unica cosa che sapessi fare veramente bene e la vicinanza di Elizabeth non faceva che giovarmi. Ero pervaso da una linfa vitale del tutto nuova, ora anche le cose più insignificanti e frivole apparivano come fonte di ispirazione ai miei occhi.

Alla fine di luglio ci eravamo spostati in una città nel nord della Florida, vicino a Boca Raton, in una piccola villetta degli anni Settanta costruita interamente in legno, a dieci minuti dal mare. Un po' scricchiolante, ma accogliente e piacevole.

Una sera abbandonammo i nostri ruoli per andare a prendere un gelato in spiaggia. Solo Nick ed Elizabeth che camminavano, mano nella mano, a piedi nudi sulla sabbia.

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