Si diceva che quest'anno sarebbe stato il più rovente degli ultimi vent'anni. Lo ripetevano più o meno all'inizio di ogni nuova estate e io ormai stentavo a crederci, però cavolo se faceva caldo quella domenica. Dapprima pensai di andare un po' in spiaggia anche se, conoscendo le abitudini della gente del posto, sicuramente l'avrei trovata strapiena e a me non piace il mare quando c'è troppa gente. Anzi lo odio. O meglio odio le persone che si riversano in spiaggia non appena arrivano le giuste temperature. Arrivano tutti in massa, portando con sé amici, parenti, borse frigo, bambini urlanti, palloni, racchettoni, altri parenti con altri bambini urlanti. Non potevo sopportalo. Mi avrebbero impedito di ascoltare il mare e tutto quello che le sue onde avrebbero avuto da dirmi.
Così passai gran parte della giornata sul tetto. Alcuni inquilini del Palace, dei tipi molto rispettosi per l'ambiente, per non dire ambientalisti fissati nonché efferati vegani, avevano disseminato il tetto con vasi di fiori e alberelli dalle forme più stravaganti. Adesso c'era un po' più d'ombra, però il posto pullulava di api alla ricerca di nettare. Avevo letto non molto tempo fa di alcuni palazzi di New York che avevano trasformato i loro tetti in veri e propri prati, come un campo di calcio in miniatura. A quanto pare risultava molto utile per abbattere le temperature d'estate e diminuire di conseguenza l'utilizzo dei condizionatori negli appartamenti. Magari si poteva fare anche qui, così niente più api a dar fastidio. In fondo, a me andava bene tutto purché mi lasciassero il mio spazio: mi ero costruito una specie di solarium tra la colombaia e la zona lavanderia. E insomma, il rumore attutito delle centrifughe misto al tubare di qualche sporadico colombo era un toccasana per la lettura. Quella mattinata la trascorsi tutta lassù, sdraiato su un lettino a leggere l'ultimo libro di uno scrittore italiano, appena tradotto in inglese. Parlava della vita di un uomo alle prese con separazioni, perdite, rapporti da ricucire col fratello, amori così a portata di mano da essere irraggiungibili. Era scritto molto bene e scorreva veloce come piace a me. A ora di pranzo ero già a metà libro.
Rientrai in casa per mangiare qualcosa seguito da Argo che, come un'ombra, non si staccava mai da me. Come ogni domenica ad Argo spettava un bell'osso, mentre io mi preparai al volo una lasagna al microonde. In quell'istante il mio pensiero andò a tutti quegli italiani che, a migliaia di chilometri di distanza, stavano sicuramente soffrendo per il mio gesto abominevole. Avevo quantomeno tentato in passato di colmare le mie lacune in ambito culinario, ma con scarsi risultati.
Pranzai davanti al computer, leggendo le ultime notizie e passando in rassegna la posta elettronica.
Le notizie più o meno erano sempre quelle: rapine, sparatorie, uno scandalo sessuale che si trascinava da un paio di settimane, la borsa che faceva su e giù. Per non farci mancare niente, siccome eravamo in estate, anche un incendio in amazzonia, che di sicuro si sarebbe protratto per diversi giorni. L'ennesima catastrofe ambientale che avrebbe occupato le prime pagine dei giornali, catalizzato l'attenzione dei media e scosso le coscienze di tutti. Ma che, inevitabilmente, come tutte le altre che l'hanno preceduta e che in futuro la seguiranno, finirà per essere dimenticata troppo presto. Prima che possa lasciare nelle menti degli uomini e delle donne un chiaro e inequivocabile messaggio: "ora basta". Intanto, anno dopo anno, il livello si alza e pian piano annasperemo nella nostra stessa omertà.
Preso da un senso di colpa che non mi apparteneva, il giorno dopo sarei passato in un vivaio per comprare un alberello, da piantare in un vaso sul tetto o magari nel cortile interno.
Però col cavolo che divento vegano, pensai.
Passai alla posta elettronica. A parte le solite promozioni, spam ed e-mail di piccoli brand che volevano il mio volto come testimonial non c'era nulla d'interessante. La casa editrice mi aveva incoraggiato a fare un po' di pubblicità al mio lavoro anche mediante questi canali. Io non ero restio nel farlo, il problema è che mentre scrittori più famosi e affermati di me facevano pubblicità a marchi di abbigliamento e orologi di un certo spessore, a me toccavano dentifrici e ristoranti della zona. No grazie, meglio conservare la dignità che avere forniture di dentifrici per un anno.
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Una Seconda Occasione
General Fiction[COMPLETA] Nick Hoult, giovane e promettente scrittore scappato dalle metropoli per la tranquillità di Alphaville, cerca di riconquistare la propria credibilità letteraria: infatti, dopo un esordio brillante si limita a scrivere fantasy per ragazzi...