Il lunedì mattina mi recai nel New Jersey, la prima tappa del tour era in una vecchia libreria del centro nel pomeriggio. Passai la giornata a firmare copie, scattare foto e rispondere alle solite domande con le solite frasi già confezionate.
Quando hai capito di voler diventare uno scrittore, Nick? Qual è stato il libro che ti ha cambiato la vita? Qual è il personaggio a cui sei più affezionato? Ci sarà una seconda stagione de Il cacciatore di sogni?
Non ne potevo più. Solo qualche ora passata a sciorinare falsi sorrisi fu più che sufficiente per farmi venire un terribile mal di testa.
Di solito non andava così. Le volte precedenti provavo una sorta di autocompiacimento nel vedermi lì, al centro della scena, a tenere appesi alle mie labbra tutti i lettori che avevano fatto chissà quanta strada solo per un mio scarabocchio sul frontespizio: un buffet per il mio ego.
Quella volta era diverso, come tutte le volte che sono arrivate dopo di lei. Non era sbagliato, forse, dire che nella mia vita esisteva un prima e un dopo Elizabeth. Come se lei mi avesse restituito la voglia di cambiare il mondo, la capacità di vedere con occhi nuovi quello che mi circonda, di amare la bellezza delle cose semplici.
E in quel momento, come in ogni istante da quando lasciai Alphaville, sognavo di stare con lei. Magari in una villetta con vista mare, in uno di quei posti dove fa sempre caldo con spiagge bianche e acque cristalline: io sto sempre in veranda a scrivere con Argo ai miei piedi, lo stridere dei gabbiani a scandire le ore; Elizabeth passa le mattine a nuotare poi, con i capelli ancora bagnati, si mette a scrivere poesie rosicchiando la matita fra i denti quando non trova la parola giusta per chiudere una strofa. Infine, verso sera mi legge un po' di Shakespeare, e io mentre cerco di trattenere gli sbadigli inizio a prendere in simpatia Macbeth.
Rimasi nel mondo dei sogni per tutta la durata dell'incontro, poi me ne andai in giro per locali a bere qualcosa.
Sul telefono notai un messaggio di Tim, il mio vicino, che mi chiedeva dove fossero le scorte dei tappetini assorbenti. Gli avevo chiesto di badare al mio cane per qualche giorno e a giudicare dalle emoticon della cacca insieme a quella della faccina che sbuffa non doveva passarsela molto bene.
Passai gran parte della serata a bere scotch in un bar dall'arredamento discutibile. Era molto frequentato: questo mi faceva sentire meno solo e di certo rendeva più sopportabile la vista di tutti quegli oggetti kitsch sparsi qua e là per il locale. Gli altri non sembravano farci caso e io me la ridevo sotto i baffi quando qualcuno scattava foto a quella robaccia per postarla sui social.
Per un po' parlai con una ragazza, frequentava l'università ed era lì con le sue amiche, aveva i capelli scuri tinti di biondo, un grazioso sorriso e il naso all'insù. Quando gli dissi che ero uno scrittore mi chiese se fossi uno famoso, così gli elencai i libri che avevo scritto ma notai che non ne aveva sentito nominare neanche uno.
"Scusa, il fantasy non è il mio genere." disse.
Seguì un silenzio imbarazzante, tentai di farle altre domande per portare avanti la conversazione, ma mi sentivo come un pesce fuor d'acqua che si dimena sulla barca del pescatore per tornare nella propria zona di comfort. Fui salvato dalle sue amiche che la chiamarono per andare a ballare, a nessuno dei due dispiacque di aver interrotto la chiacchierata.
In fondo al bancone, lontano da me, sedeva una giovane coppia.
Lui era atletico, dai capelli mossi e con zigomi scolpiti. Lei sembrava quasi una modella da copertina. Non ero invidioso di loro, dell'aspetto da adone di lui o della bellezza di lei. Sapevo che non avrei mai potuto avere certe cose, né le desideravo. Ero invece invidioso di ciò che rappresentavano. Agli occhi dei meno attenti potevano apparire come una coppia qualunque, quasi perfetta a vederla, ma pur sempre una coppia, come ce ne sono tante. I più attenti, come me, notavano qualcosa in più nei loro modi discreti, nei loro gesti fugaci, nei loro occhi che non smettevano mai di cercasi l'un l'altro. Loro erano innamorati.
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Una Seconda Occasione
General Fiction[COMPLETA] Nick Hoult, giovane e promettente scrittore scappato dalle metropoli per la tranquillità di Alphaville, cerca di riconquistare la propria credibilità letteraria: infatti, dopo un esordio brillante si limita a scrivere fantasy per ragazzi...