Italia, estate 2021
Trascorsi quello che restava della notte a scrivere, in preda a uno dei miei rari momenti di illuminazione creativa. Per evitare di svegliare Cristina, non tornai a letto e mi addormentai direttamente sul divano.
Il mattino dopo aprii gli occhi solo grazie all'odore del caffè. Per me il risveglio era sempre stata un'esperienza traumatica e col passare degli anni mi scoprivo sempre più pigro. Almeno adesso avevo un buon motivo per svegliarmi.
"Ah, sei sveglio. Ho preparato la colazione. Tu mangia quando vuoi, io devo andare in palestra."
"Come mai così presto?"
"Un paio di clienti hanno spostato l'appuntamento del pomeriggio per motivi di lavoro. Te l'avevo detto, ricordi?"
"No."
"Vabbè, fa niente. Devo andare o faccio tardi. Tu non dormire tutta la giornata."
"Non sono ancora un caso così disperato."
"Non ci giurerei. Ciao."
"A dopo."
A seguito dell'infortunio e dell'interruzione della carriera agonistica, Cristina prese molto sul serio il lavoro da fisioterapista. Completò gli studi e iniziò a lavorare, dapprima solo nelle palestre, poi anche privatamente. Tra i suoi clienti, per lo più vecchi inquattrinati con l'artrite, si era sparsa voce della sua bravura. E in breve tempo aveva messo su un discreto giro d'affari. Naturalmente in nero, perché si sa: certe persone più soldi hanno e meno ne vogliono spendere.
Finita la colazione, sciacquai le tazzine sporche e andai a vestirmi.
Cercai di ricordare quando mi avesse detto del cambio d'orario dei suoi appuntamenti, ma per quanto mi sforzassi non mi tornò in mente nulla.
Avevamo il frigo pieno per via degli avanzi della cena mancata della sera prima quindi non dovevo uscire a fare la spesa. Per quando sarebbe tornata le avrei fatto trovare qualcosa di pronto.
Mi misi di nuovo davanti al computer a rileggere quello che avevo scritto durante la notte. La trama c'era, ma notai anche un'infinità di errori di battitura e nella costruzione dei periodi. Segno inequivocabile che, dopo una cert'ora, le mie facoltà mentali non ne vogliono sapere di collaborare.
Riscrissi tutto in fretta e con una certa facilità. Iniziai anche a gettare le basi per il capitolo successivo. Ero davvero contento di come stava crescendo la storia. Avevo già pubblicato due brevi romanzi per una piccola casa editrice e le sensazioni che mi accompagnarono in quelle occasioni, pur essendo per me importanti, divennero in poco tempo trascurabili, come il successo avuto dalle mie prime creazioni. Stavolta, invece, sentivo qualcosa di diverso, di più grande. La fiducia che albergava in me non dava segno di volersene andare via, anzi, continuava a crescere a dismisura, pagina dopo pagina.
Naturalmente, come ogni volta, sarebbe stata Cristina a leggere per prima il manoscritto. I suoi occhi erano scrupolosi e la sua lingua tagliente al punto giusto. Abbastanza da farmi riflettere sui miei errori, ma non troppo da mortificarmi. Non c'era nessun altro a cui avrei affidato questo compito. Solo in pochi riuscivano a capirmi e lei lo faceva meglio di tutti: prendeva i miei pensieri e li plasmava fino a farne delle frecce che non mancavano mai il bersaglio. Di qualunque argomento si trattasse, lei era in grado di arrivare dritta al punto senza tergiversare. Alcune volte era sufficiente una sola parola da parte sua per trasformare la mia materia prima in prodotto finito.
In definitiva, Cristina era molto più di quanto mi meritassi.
Intorno a mezzogiorno arrivò un messaggio sul cellulare, era lei.
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Una Seconda Occasione
General Fiction[COMPLETA] Nick Hoult, giovane e promettente scrittore scappato dalle metropoli per la tranquillità di Alphaville, cerca di riconquistare la propria credibilità letteraria: infatti, dopo un esordio brillante si limita a scrivere fantasy per ragazzi...