Capitolo 8

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Aprile

"Non ricordo l'ultima volta che sono stato così felice." Di solito era sempre questa la frase che avevo in testa quando passavo del tempo con Elizabeth. Probabilmente dirò la stessa cosa anche la prossima volta, ma se succederà, ripenserò senz'altro a questo pomeriggio di aprile.

Non avrebbe potuto essere migliore: eravamo stesi sulla sabbia a guardare l'andirivieni delle onde e ad ascoltare i gabbiani. I pochi passanti amanti del jogging non ci disturbarono, io non avevo occhi che per lei, anche se non riuscivo a sostenere il suo sguardo troppo a lungo senza arrossire. Elizabeth l'aveva capito e continuava a fissarmi senza un motivo preciso solo per mettermi in imbarazzo. Quando glielo feci notare, lei faceva finta di niente e se ne usciva con domande bizzarre del tipo: "Hai mai visto l'aurora boreale dal vivo?"

Finimmo di mangiare, parlando del più e del meno. I suoi sandwich al tonno erano squisiti. La vidi frugare nella borsa e ne tirò fuori una rivista.

"Ho scavato un po' in casa e ho ritrovato un vecchio numero con una delle mie poesie, avevi detto che volevi leggerne una, ricordi?"

"Sì, giusto. Dai sentiamo."

"Devo anche recitartela?"

"Beh sì, l'hai scritta tu, sei la persona più adatta per leggerla con la giusta enfasi."

"No, sarebbe troppo imbarazzante."

"Non dirmi che ti vergogni di una poesia che hai scritto anni fa e poi qui non ci sente nessuno."

Lei fece di no con la testa, intenzionata a non cedere, così le venni incontro.

"Va bene, la leggo io allora."

"Okay, ma sottovoce" disse passandomi la rivista.

"Cercherò di metterci un po' di pathos."

Sfogliai le pagine patinate, ingiallite dal tempo, fino all'angolo delle rubriche e lì trovai la sua poesia. La lessi una prima volta a mente, soltanto per me, poi alzai un po' la voce per farmi sentire anche da Elizabeth.

"È bellissima. Perché ti vergognavi a leggerla?

"Non lo so, a distanza di anni mi sembra stupida."

"Ti assicuro che non lo è."

"Quando scrivete un libro voi scrittori prendete spunto anche dalla realtà o è tutto inventato?"

"Oh ti prego, basta domande sul mio lavoro."

"Su dai rispondi, che ti costa."

"Non saprei, dipende da quello che si scrive. Certo fa comodo ispirarsi o descrivere qualcosa di realmente accaduto. Prendi un evento e lo racconti a parole tue, penso che ciò che si è provato in quel momento si percepisca poi tra le righe, arriva meglio al lettore, insomma, quasi senza filtri."

"Ed è davvero così?"

"Non lo so, dovresti chiedere a uno scrittore."

"Ah mi scusi se lo disturbata, sa dirmi dove posso trovarne uno?"

"Ce ne sono ovunque, ultimamente spuntano come funghi. Persino gli influencer si mettono a scrivere libri, e pensare che il mio primo libro è stato rifiutato sette volte prima di venire pubblicato."

"Si vede che non avevi abbastanza follower."

"Può darsi."

"E invece quello che scrivi tu è reale?"

"Come mai lo chiedi?"

"Per me è reale, mi è sembrato di leggere qualcosa che ti è successo veramente. È così, giusto?"

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