Capitolo XXI

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Sotto un cielo del tutto privo di nuvole e un sole di rame, sul grosso prato della proprietà degli Steininger, due ali di giovani uomini aitanti avevano tutti lo sguardo puntato su Isaac.

D'un tratto lui alzò la mano e iniziò a contare.
"Uno, due... sollevare!" intimò a tutti loro.
A quel punto, una fila sollevò, con la sola forza delle loro braccia, una costruzione di legno. Nel frattempo l'altra ala aiutava a issare la struttura tirandola verso di sé con delle corde legate alle assi che la formavano.

Dal portico della casa degli Steininger, Kat rimase ad osservare quella scena, rapita dalla visione. La struttura in legno era alta quasi tre metri, era una delle pareti del granaio che la comunità si era impegnata a costruire. Non aveva mai visto una cosa del genere, degli uomini costruire un edificio senza l'ausilio di alcun macchinario. Seguiva passo con gli occhi quelle assi salire con lentezza, ma costanza, mentre gli uomini ai lati sforzavano ogni fibra del loro corpo per issare su quella costruzione.

D'un tratto, Kat sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
"Che fai lì impalata? Guarda che sei qui per aiutarci!" le chiese Rachel sorridendo.
"Cosa? Oh... sì, scusa, stavo guardando un secondo..." rispose Kat colta un po' in fallo.
"Ma no, tranquilla! È la prima volta che vedi una cosa del genere?"
"Sì! Non sapevo riusciste a costruire interi edifici solo con le vostre mani! Li fate tutti così voi amish?"
"Esatto. È il nostro patto con Dio: nessuna interferenza con l'ordine del Creato."
Mentre gli uomini continuavano nel lavoro di costruzione, dentro la casa della famiglia Steininger le donne amish si affaccendavano in cucina per allestire il grande pranzo che tutti insieme avrebbero consumato.

"Vieni con me a portare la limonata ai ragazzi, su!" le disse allora Rachel.
Kat annuì con prontezza. Le due, attorniate da uno stormo di bambini vocianti, attraversarono il lembo di prato verde che separava la casa dal cantiere. Entrambe trascinavano un carrellino con sopra brocche e bicchieri.
Gli uomini della comunità amish, non appena le videro, cominciarono a sciamare loro attorno per potersi finalmente dissetare. Tra loro, anche Samuel, il quale attese che fosse proprio Rachel a servirgli la limonata.
"Samuel! Tieni, questo è il tuo." disse lei porgendogli un bicchiere traboccante.
"Grazie..." fece lui senza spostarsi per cedere il posto al resto delle persone che aveva dietro.
"Prego!"
"Ecco... Volevo... volevo solo dirti che ti trovo molto bella oggi!" disse allora Samuel.
Era impacciatissimo, come se dovesse assolvere ad un compito per cui non aveva la minima preparazione. Rachel non seppe come reagire in quel momento. La sua educazione prevedeva che lei abbassasse lo sguardo, raccogliesse quel complimento con un sorriso e attendesse un suo invito.

Ma Rachel non voleva fare nulla di tutto ciò. Non c'era più nessun tormento dentro di lei, la sua volontà era chiara e nulla poteva più sfocarla.
Indirizzò allora il suo sguardo verso Kat. La trovò già con i suoi di occhi ad attenderla e a darle così tutta la fiducia che poteva infonderle.
"Scusa Samuel, ma dietro stanno aspettando..." rispose allora Rachel.
"Come?" domandò Samuel basito da quell'esito.
"Perdonami..." concluse lei scuotendo la testa.

***
La costruzione del granaio continuava. Dopo avere sollevato le pareti, bisognava puntellarle e ricoprirle. Alacri come tante api, gli uomini continuavano a lavorare e i rumori dei loro martelli e delle loro seghe risuonavano per tutta la valle.
Nel frattempo, le donne erano impegnate in cucina.
Kat si ritrovò in quel momento ad affrontare delle sfide che aveva sempre schivato con accuratezza nel corso della sua vita, tipo affettare le cipolle o impastare il pane. La sua incapacità in economia domestica subito saltò agli occhi delle altre amish.
"Guardala, ma che sta facendo?"
"È un po' imbranata questa yankee!"
"Ma da dove viene lei come le tirano su le donne?"
"Figuriamoci..."
Alcune donne parlottavano tra loro nella speranza vana di non farsi sentire, ma in ogni caso le loro parole e i risolini giunsero lo stesso alle orecchie di Kat.
In fondo se lo aspettava sarebbe andata a finire in quel modo, inoltre non era nemmeno così inconsueto per lei trovarsi in mezzo a quel tipo di chiacchiericcio. Non ci rimase lì per lì male infatti; dentro di sé da tempo aveva accettato che le venissero rivolti simili commenti, come se fosse una naturale conseguenza del suo modo di essere. Lasciava allora che questi le scorressero addosso, ignorandoli, isolandosi, senza più opporre resistenza.

Io ti salveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora