"Ok Julia, ti ringrazio, mi stai dando una mano grandissima! Sto arrivando, a dopo."
Rachel ed Eliah erano nella macchina di Kat, seduti insieme sul sedile posteriore."Mamma, che cosa sta facendo la signora con quello?" chiese Eliah incuriosito.
Kat aveva solo effettuato una chiamata alla sua amica dal computer di bordo della sua auto. Lo sentì fare quella domanda e ne rimase esterrefatta lì per lì. Poi si rese conto che Eliah non era un bambino cresciuto come gli altri."Bè è una sorta di telefono, io tocco lo schermo e questo computer telefona per me... Non ne hai mai visto uno prima Eliah?" rispose Kat.
"No..."
"Voi quindi non avete elettricità? Mi chiedo come fate, io non so nemmeno come fare senza navigatore ormai..."
"No, viviamo senza elettricità. Noi siamo amish. Il nostro stile di vita si basa su solidi principi, tra cui quello di non rovinare la naturalezza del Creato." fece stavolta Rachel in maniera ferma. Kat incrociò il suo sguardo impermalosito dallo specchietto retrovisore. Da quando le aveva annunciato che non poteva lasciar ancora la città, l'atmosfera tra loro due si era fatta tesa."Sentite, mi dispiace. So che vi avevo promesso di riportarvi a casa entro oggi, ma hanno ancora bisogno di parlare con Eliah."
"Lei non poteva dire qualcosa, ispettrice?"
"È la legge, non posso."
"Noi amish non riconosciamo le vostre leggi."
"Non siete gli unici, per questo andiamo in giro con una pistola."
L'atmosfera in macchina si fece così elettrica che nessuna delle due osò rincarare la dose, evitando di fare precipitare il tutto.Rachel allora si guardò attorno e notò che fuori dal finestrino il paesaggio della città stava cambiando. I palazzi, le vetrine e i ristoranti si facevano via via più radi. Ai lati delle strade si vedevano solo pochi fast food, negozi di liquori e gruppi di ragazzini sfaccendati e assiepati davanti gli ingressi di case abbandonate all'incuria e alla sporcizia.
"Dove ci sta portando?" chiese Rachel inquieta.
"Da questa mia amica che ho appena chiamato. Ha una casa famiglia per donne in fuga da mariti violenti."
"Non mi sembra una zona dove io e mio figlio possiamo stare al sicuro."
"Nessun problema, ci starete pochissimo. E poi qui di sicuro la polizia non ci mette piede spesso, come potete vedere..." disse con amarezza Kat.***
L'aspetto della donna e del bambino raccolse l'immediata curiosità delle ospiti della casa famiglia. Rachel si sentiva scrutata come se fosse stata un'attrazione del circo, cosa che rese il suo sguardo ancora più infastidito. Anche Eliah si sentiva spolpato vivo dagli sguardi delle altre ospiti, in particolare dai loro figli.Una collaboratrice della casa condusse entrambi nella loro sistemazione provvisoria. Mentre stavano percorrendo la rampa di scale che li separava dal loro piano, Eliah sentì dire con chiarezza ad uno dei ragazzini ospiti ehi, sembrano degli spaventapasseri.
Eliah si girò di scatto verso quella voce.
"Ehi!" disse subito apostrofandolo.
"Eliah! No. Noi non reagiamo."
"Ma..."
"Noi non apparteniamo a questo mondo e non reagiamo alle provocazioni di chi gli appartiene." disse Rachel trascinandolo con sé per la mano.
"Ecco, questa è la vostra stanza." disse la collaboratrice.Era una camera spoglia, nient'altro che un paio di letti singoli di vecchia e stantia fattura e un armadio di ferro. Doveva essere stata liberata da poco, ancora al muro si trovavano appesi dei disegni fatti da dei bambini, oltre a delle macchie di colori a spirito qua e là sulle pareti.
Rachel stava già disfacendo la valigia, quando sul ciglio della porta si palesò Kat.
"So che non è il massimo..." esordì lei.
"Ma no, va benissimo. Noi non siamo abituati ai vostri agi."
"Mi riferisco alle ospiti, non tutte sono aperte di mente. Spero non diano fastidio"Rachel non replicò e cominciò a disfare i bagagli. Kat rimase così ferma lì dov'era, guardandola senza dire nulla. Osservava la sua figura di profilo, i gesti che faceva con metodo e precisione, come trattava il figlio e le sue cose. È vero, i rapporti tra le due erano precipitati. Eppure c'era qualcosa che riemergeva per un attimo in Kat quando era accanto a quella donna, come lo scoccare di una scintilla lì apparsa a rischiarare per un attimo un luogo buio. Non sapeva spiegarselo né riusciva a dare un nome a quella sensazione.
"Va tutto bene, ispettrice?"
"Eh? Sì, va tutto bene... Vi lascio per ora, sistematevi e riposatevi. Ci vediamo domani mattina."
Kat si voltò per andarsene, ma subito dopo ritornò sui suoi passi.
"Mi dispiace comunque per prima."
Rachel non disse nulla, la ignorò continuando ciò che stava facendo. Kat, delusa, incassò quella reazione gelida e mollò il colpo, allontanandosi da lì.***
"Non finirò mai di ringraziarti per l'aiuto che mi stai dando."
Dopo essersi congedata da Rachel ed Eliah, Kat giunse nell'ufficio di Julia a scambiare due parole. Quest'ultima era una dottoressa, aveva deciso di aprire una casa famiglia per donne maltrattate dopo che una sua paziente aveva perso la vita, ammazzata in casa da un compagno violento. Il fatto che quella donna non avesse dove andare varcata la soglia di casa, che non aveva trovato scampo, era un tormento che non aveva più lasciato Julia. Fu il rimorso ad avere creato quella struttura."Purtroppo non posso tenerli a lungo, qua è un continuo andirivieni e finché non sei un albergo non è una buona notizia..."
"Non ti preoccupare, é solo per una notte. Spero almeno, la situazione sembra abbastanza scottante..."
"Kat, sei sicura di quello che stai facendo?"
"Vuoi che abbandoni un amico? Sai tu meglio di me che significa sapere di non aver fatto abbastanza."
"Non mi riferisco alle tue intenzioni, ma a te. Pensi di farcela?"
"È una premura la tua o una provocazione?"
"E dai, Kat... Per chi mi hai preso?"
"Scusami. Di te non dovrei avere il minimo sospetto."
Julia si avvicinò allora a Kat e la abbracciò.
"Lo so che è ancora dura per te." le disse.
"Mi dicono che passerà." rispose Kat con voce tremante.
"Non è che passa. Fai l'abitudine all'assenza."Julia si scostò da lei e le prese il viso tra le sue mani, guardandola dritta negli occhi. Avevano un trascorso insieme, quando entrambe avevano poco più di venti anni. La loro relazione era sorta così, improvvisa e spontanea, e in questo stesso modo si era altrettanto esaurita, ripiegando su stessa senza recriminazioni o travagli. Era tornata ad essere un'amicizia profonda che durava ancora.
Tuttavia Julia la trovava ancora bella. Kat aveva preso i lineamenti sottili da sua madre polacca, aveva gli occhi grandi e chiari e i capelli biondo cenere tenuti sempre appuntati alla bell'e meglio, senza però che mai sembrasse trasandata."Ora vado. Domani ti trovo?"
"Sì, sarò qui! Fammi sapere se hai bisogno di qualcos'altro, ok?"
"Magari fai attenzione che... non escano troppo dalla stanza, è difficile che non attirino l'attenzione."
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Io ti salverò
RomansaRachel Lapp è una donna amish il cui figlio Eliah è suo malgrado testimone dell'omicidio di un poliziotto. L'ispettrice Kat Benatar è una donna alla deriva, travolta dall'uccisione della sua compgna. Viene richiamata in servizio per aiutare il suo c...