Capitolo XXIII

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Rachel era impegnata a stirare quando suo padre fece ritorno in casa. Fin da subito si accorse della tensione che Isaac serbava in sé. Era infatti entrato sbattendo la porta e si era diretto subito da lei con un'andatura marziale e il volto livido di rabbia.

"Rachel, per favore, prepara le cose della nostra ospite."
Quella frase, buttata lì come una cosa senza valore, le mozzó il respiro.
"Di... di cosa stai parlando?"
"Se ne deve andare. Deve tornare al suo mondo. Lei non appartiene al nostro."
Quell'ordine impartito pietrificò Rachel, la quale non ebbe la forza di ribattere alcunché.

"Scusami, ho ancora del lavoro da sbrigare. A dopo." disse Isaac, lasciando la figlia di nuovo sola.

Rachel sapeva che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato. L'aveva figurato tanto volte nella sua mente, sperando così di prepararsi a quella frattura e illudersi di controllare il dolore.

Fu però solo un'illusione. Era una sensazione fuori scala quella, un sentimento che non conosceva paragoni. Si sentì all'improvviso catapultata in un pozzo nero, senza alcun appiglio per potersi tirare fuori da lì.

Corse allora a cercare Kat in ogni angolo della casa. Ogni volta però che entrava in una stanza e la trovava vuota, Rachel sentiva che la luce in fondo a quel pozzo si faceva sempre più distante.

Si precipitò fuori e infine la scovò. Era sul portico di casa, in piedi, con le braccia conserte, intenta a guardare l'orizzonte davanti a sé.  Aveva una risolutezza nello sguardo che Rachel non le aveva mai visto prima.

"Kat..."
"Per favore, dovresti ridarmi i miei vestiti. Devo tornare in città." le disse senza nemmeno voltarsi a guardarla.
"Ma... che succede? Così... all'improvviso?"
"L'ispettore Kowalsky è morto."
"Cosa?! Sono stati..."
"Esatto. Sempre loro. Ora stanno addosso a Julia. Non posso più perdere tempo qua. Bisogna che risolva questa faccenda, una volta per tutte."
"Vuoi affrontarli? Da sola?!"
"Che cosa cambia? La mia copertura è saltata. Tra poco sapranno che sono qui."
"Che significa?"
"Dei ragazzi in paese... hanno cominciato ad importunarci. Ho perso la testa e gli ho dato una lezione."
"Ora capisco..."
"Sì, tuo padre non vuole più vedermi..." aggiunse Kat con un mezzo sorriso.
"Kat, ma se tu... se tu torni in città... significa che potrebbero..."
"Significa che altrimenti verrebbero qui ad ammazzare tutti voi, Rachel! Lo verranno a sapere che sono qui! Parlavano con lo sceriffo quei balordi! Credi che non sappia come si cerca una persona scomparsa?"

Rachel iniziò allora a tremare come una foglia. Le lacrime cominciarono a sgorgare a fiotti dai suoi occhi. La prospettiva che Kat venisse uccisa non le permise di mantenere più alcun contegno.
Nemmeno Kat riuscì più a trattenersi vedendo Rachel in quello stato.

"Per favore, Rachel... Non rendermi tutto ancora più difficile..." supplicò Kat con la voce rotta dalla commozione.
Così, Rachel si gettò tra le sue braccia e la strinse nel più forte abbraccio che poteva darle.
"Non voglio! Non voglio che tu te ne vada, Kat!"

Fu come una scintilla. Kat si mosse nello stesso istante in cui si mosse Rachel. Le loro bocche si incontrarono come stelle cadenti in rotta di collisione verso la terra. Quell'abbraccio le rese una cosa sola, un solo battito e un unico respiro. Si muovevano all'unisono, mentre il loro cuore batteva allo stesso ritmo e le loro mani si stringevano e si reclamavano come fossero acqua nel deserto.

All'improvviso Kat si scostò da Rachel, quasi intimorita.
"Io... io penso che per te é meglio fermarsi qui, Rachel."

Rachel prese allora le mani di Kat e le mise attorno ai suoi fianchi.
Non c'era altro che quel momento per lei. Certo, Rachel aveva le vertigini, ma l'idea che da lì a poco Kat non ci sarebbe stata più era una ferita che già sanguinava copiosa.

Io ti salveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora