Capitolo VI

134 8 0
                                    

Prima di far ritorno a casa, Kat andò in un bar a bere qualcosa in solitaria. C'era poca folla e lei, seduta al suo tavolo, sorseggiava con lentezza il suo calice di vino e rivolgeva il suo sguardo fuori la vetrina del bar, ammaliata dalle luci della città.

Prese allora in mano il suo cellulare e cominciò a fare delle ricerche sugli amish. Scoprì che vivono in comunità isolate, vestono solo in un determinato modo per modestia e praticità. Gli amish inoltre rifuggono ogni tipo di violenza; le porte delle loro case sono aperte, non hanno armi nè forze preposte a mantenere l'ordine, giusto ogni casa ha una campana che usano suonare nel momento in cui devono chiedere aiuto d'urgenza al resto della comunità. Rifiutano ogni modernità perché vogliono vivere in armonia con il creato, tuttavia, se hanno bisogno, vanno all'ospedale. Sono esperti allevatori e agricoltori. Si tengono lontani dalla vita pubblica, non riconoscendo la distinzione tra stato e religione. Si limitano a pagare le tasse, ma le regole che davvero riconoscono sono solo le loro. Infine, i ruoli tra uomini e donne sono regolati con severità: i primi lavorano nei campi e nella carpenteria, le seconde in casa con la famiglia. Chiunque voglia abbracciare la societá esterna alla loro, deve abbandonare la comunità in toto.

Kat sollevò allora lo sguardo dallo schermo del suo cellulare e lo indirizzò di nuovo verso l'esterno della vetrina. Pensò al brivido che ebbe non appena vide Rachel. Da quanto tempo era che non sentiva qualcosa? Era divenuta ormai apatica, come un corpo a sé stante che brancolava senza direzione alcuna.

La vista di Rachel le aveva ricordato che potevano esistere ancora sensazioni belle nella vita, che forse ancora una scintilla di vita poteva accendersi in lei. Che l'assenza di Eloise stesse diventando un'abitudine?

Rifletté su questo, quando poi capì che era ora di lasciare il locale a causa dell'imminente chiusura. Fece ritorno nella sua casa e poco dopo si mise a letto.

***
Quella notte riuscì finalmente ad addormentarsi senza sentirsi il petto in una morsa d'ansia, così, la mattina dopo, Kat si svegliò dopo un vero sonno ristoratore. Si preparò allora in poco tempo per andare a prendere Rachel ed Eliah.

Faceva caldo quella mattina rispetto al giorno prima e preferì lasciare il cappotto a casa, preferendo portare oltre al solito completo con la camicia bianca uno spolverino color sabbia. Non lo indossò nemmeno, lo tenne sul braccio.

Si apprestò così ad uscire di casa. Tuttavia, poco prima di andarsene e chiudere la porta alle sue spalle, si fermò un secondo ad osservare il suo appartamento. Lo aveva trattato davvero male da quando ci viveva da sola, non era più il suo luogo speciale dove trovare riparo.

Era ormai un guscio vuoto, poco più di un deposito per se stessa e le sue cose. Per quel luogo Kat provava solo rancore, era carico di attese tradite. Realizzò allora che forse era giunto il momento di liberarsene e che avrebbe dovuto iniziare a cercare una nuova sistemazione, conclusa quell'indagine perlomeno.

D'un tratto, un pensiero attraversò la sua testa e da lì si fece come una valanga dentro di lei. Sarebbe stata capace di proteggere Rachel ed Eliah? Oppure anche loro, come Eloise, sarebbero spariti come sabbia tra le sue dita, lasciandola impotente e paralizzata?

Cominciò di nuovo a sentirsi male. Tornò così suoi suoi passi, subito dovette ingoiare una pillola per far tornare il ritmo del sangue e del respiro alla normalità.

Prima di andarsene, aprì un cassetto della parete attrezzata del salotto e tirò fuori una foto incorniciata di lei ed Eloise. L'aveva celata ai suoi occhi per non dannarsi ancora di più l'anima, ma ora aveva il bisogno di sentirsi protetta da qualcuno che l'amasse. Aprì la cornice, estrasse la loro foto e ripose quest'ultima con cura nel suo portafoglio.

Ora davvero era pronta.

Io ti salveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora