Capitolo X

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Rachel e suo padre trasportarono Kat a braccio fino alla loro magione, distendendola sul letto della camera adibita agli ospiti.

Kat continuava a dormire, pallida ed esanime come un cadavere, mentre Rachel cercava di toglierle giacca e soprabito, sperando così di darle un minimo sollievo.

"Papà, vai con Eliah dal dottor Schultz e portalo qui!" intimò Rachel.
"Ma si può sapere che sta succedendo? Perchè siete qui con questa donna?" chiese frastornato da tutto quel trambusto Isaac.
"È una poliziotta! Eliah ha assistito ad un omicidio in cittá!"
"Che cosa?! Un omicidio?! E lei ha a che fare con questa storia?"
"Non c'è tempo per spiegare, trova il dottore! Adesso!"
"Figlia mia, questa donna va portata in ospedale! Non possiamo aiutarla qui!"
"No! L'hai sentita, ha detto che quelli che le hanno sparato cercano Eliah!"
"Ma così rischia di morire!"
"Per favore, papà!" disse Rachel quasi piangendo.

Isaac capì che avevano davvero poche possibilità e accettò di fare come diceva la figlia.

***

Non c'era un vero e proprio medico nel villaggio. Il dottor Schultz era un veterinario a dire la verità, ma veniva interpellato dalla comunità anche per piccoli malanni umani, tutto ciò che non aveva bisogno di un ospedale. In fondo la ferita di una persona non si curava come quella di un Labrador inciampato in una tagliola?

"La ferita non è infetta, tornerò domani per pulirla. Per me è solo esausta, uno sforzo del genere in queste condizioni... Tuttavia se dovesse cominciare ad avere la febbre io non posso fare nulla, dovrete portarla in ospedale, altrimenti rischia una setticemia. Questa notte potrà essere difficile." sentenziò il dottore.
"Starò io con lei. Controllo io che non peggiori." disse Rachel con risolutezza.
"Perfetto. Tornerò domani per visitarla. In ogni caso almeno per una settimana riposo assoluto per lei, non deve lasciare il letto, va bene?"

                                        ***
In una sera di luna nuova come quella, la lampada ad olio nella stanza di Kat era forse l'unica fonte di luce in tutta la pianura.

Kat stava malissimo. Il dolore era troppo forte perché potesse assopirsi e, al tempo stesso, lei era troppo debole per potere persino aprire gli occhi. Così si trovò confinata in un estenuante dormiveglia, in cui la sua mente era ostaggio dalle peggiori visioni. Vedeva Rachel ed Eliah nello stesso obitorio in cui venne costretta a riconoscere il corpo di Eloise. Li vedeva rapiti, violati dalle stesse persone che l'avevano aggredita. Allora cercava di divincolarsi da quegli incubi così reali, cercava di salvarli in quelle visioni, li proteggeva con il suo stesso corpo pur con tutto il dolore che aveva addosso.

Rachel non si staccò un secondo dal suo fianco, era disperata. Vedeva come Kat stesse soffrendo, come si contorcesse in cerca di sollievo e avesse il volto contratto dal dolore persistente al fianco, ma non aveva modo di aiutarla. Teneva stretta la mano tra le sue, pregando con tutte le sue forze che non peggiorasse a tal punto da dovere chiamare un'ambulanza o che, peggio ancora, la sua vita fosse ormai compromessa.

D'un tratto vide che Kat stava cercando, tra gli spasmi acutissimi di dolore, di parlare e muoversi e subito lei cercò di rasserenarla.
"Io... Io..." mormorò Kat tra mille sforzi.
"Che c'è Kat?"
"Io... ti..."
"Kat, non devi sforzarti, ti prego, non parlare!"
"Io... ti salverò."

A quel punto la mano di Kat perse la presa di quelle di Rachel e scivolò come una foglia morta sul letto. Rachel alzò gli occhi e notò con orrore che Kat non si muoveva più. Con il battito del cuore accellerato, prese la lampada a olio sul comodino e la avvicinò a Kat, illuminandole il viso.
"Kat... Kat! Ti prego, non..."

Non appena Kat mosse di nuovo la testa a causa dell'ennesimo spasmo, Rachel tornò a respirare. La tensione di quel momento fu tale che non potè più fare a meno di piangere.
"Ti prego Kat... cerca di farcela! Non posso fare più di così per te..." disse lei, stringendo di nuovo la sua mano tra le sue.

***
Dapprima fu il cinguettio degli uccelli a risuonarle nelle orecchie. Poi furono le prime luci dell'alba a filtrare sotto le sue palpebre.

A Kat sembrò di riemergere per un attimo da un sonno lungo secoli. Il suo corpo in quel frangente era pesante come il piombo e la sua testa non sapeva distinguere bene i confini tra veglia e sogno.

Si guardò attorno e subito l'occhio le cadde su Rachel che dormiva accasciata ai piedi del suo letto. Non capì nulla di quella situazione, forse era uno di quei sogni lucidi e assurdi che il subconscio partorisce senza motivo apparente? Oppure quella situazione stava accadendo davvero?

Poi, di nuovo, Kat ripiombò nel sonno.

Io ti salveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora