Capitolo Dieci - L'Erede di Kikujima

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Capitolo 10

"Un bacio che uccide"

Immerse nelle calde acque sorgive, gocce di calore fumante incastonate nella pallida neve baciata dalla luna, ci godiamo la quiete dopo la battaglia. Un'apparente pace, intrisa si sangue e di silenzio. Il villaggio è stato salvato e ora tutti lavorano alla ricostruzione e a sgomberare le strade dai cadaveri e dai detriti. Una parte del palazzo di Kawanari è stata adibita alla cura dei suoi sudditi, umani o demoni che siano, e le ninfe e le kitzune, assieme ai tanuki si apprestano a fasciare, ricucire e medicare. Anche il Daimyo è stato ferito gravemente dalla mano di un Sangue Puro; niente meno che la duchessa Haruka.

Esternamente illese, io, Dalia e Haki ci siamo spostate verso il perimetro esterno, ai piedi delle montagne e ora, circondate da kappa curiosi, da babbuini dallo sguardo inquietante e creature umane che si apprestano a riverirci come divinità, proviamo a sgomberare la mente ancora pregna di caos.

«Cos'è successo con Masahiro? Perché voleva ammazzarti?» mi chiede la mia schietta cugina mentre una ragazzina minuta le massaggia la schiena, un po' intimorita. Si sta bene in questo posto, nonostante ciò che è appena accaduto, sembra che ora, tutto sia tornato alla normalità. La guardo leggermente tesa, mentre un'altra bambina umana mi si accosta per lenire i miei possibili dolori; la blocco con lo sguardo, non è una creatura da sfruttare, ma lei sembra offendersi, teme che forse suo padre la sgriderà e non la riterrà abbastanza degna della nostra compagnia e così le sorrido al meglio che posso. «Portaci da bere» le chiedo gentilmente ma quella si guarda attorno posandosi una mano sul collo e scappa via a gambe levate.

«Non ci sai proprio fare!» mi dice Dalia e facendo un segno con la testa e buttandola indietro, indica alla sua giovane fanciulla di massaggiarle anche le spalle. Sbuffo entrando ancora di più nella pozza accogliente creando gorgoglii attorno a me.

«Non lo so di preciso, ma sono convinta che non si sia mosso da solo. Non lo avevo mai incontrato e l'unica persona che mi abbia mai chiamata in quel modo, è stata Ayame. Forse...» dico guardando verso il cielo, riferendomi al mio aggressore.

«Penso che tu abbia ragione» irrompe Zenko raggiungendoci; si spoglia completamente e si lega la chioma biondo rossiccia da in cima alla testa. «Credo che qualcuno abbia usato la scusa del villaggio per colpirti sul personale. Ho parlato con gli altri e Kawanari ha detto che la duchessa e Masahiro avevano già fatto parecchie incursioni negli ultimi mesi; erano sempre assieme e hanno avuto la faccia tosta di presentarsi alla sua corte, intimandogli di cedergli le terre, non direttamente a quanto pare ma poi... Qualcosa è cambiato». Haki esce silenziosa e una nereide le passa un telo in cui si avvolge; essendo in parte lupa, anche lei non sente il freddo, per lo meno, non la infastidisce e anche se è notte e i suoi tatuaggi da strega ibrida le decorano il viso, rimane solo con quel piccolo telo addosso, mentre guarda due scimmie giocare a rincorrersi. Un grande falò brucia poco distante e i giochi di luce e ombre catturano la nostra attenzione assieme al crepitio. «Ho sentito Kimura parlare col re mentre eravamo in viaggio; credo che la duchessa Haruka e Masahiro avessero una relazione, e c'è il sospetto che Ayame non sia in realtà figlia del suo defunto marito, ma che in realtà, lo sia di Masahiro. Credo che quello che intendessero dire è che stanno spingendo Ayame tra le braccia del principe per la posizione che avrebbero nel caso i due formalizzassero» ipotizza lei disegnando cerchi nella terra lasciata scoperta dalla neve disciolta.

«E cosa c'entra Miyako in tutto questo?» chiede Dalia che, nonostante sia la regina del pettegolezzo e della malizia, pare davvero non aver preso sul serio i piccoli e rari gesti che negli ultimi cento anni le sono passati sotto al naso. Il mio cuore perde un paio di colpi e senza che possa controllarmi, guardo Zenko sentendomi colpevole.

L'erede di KikujimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora