Capitolo Undici - L'erede di Kikujima

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Capitolo 11

"Testosterone e Bloody Mary"

Mi sveglio madida di sudore mentre stringo il lenzuolo quasi strappandolo. Mi bruciano le mani e a fatica apro gli occhi, immediatamente invasi dalla luce diurna. Prendo la bottiglietta d'acqua e bevo avidamente per ristorare la mia gola arsa e mi ributto con la schiena sul materasso.

Guardando verso l'alto i miei occhi si posano sull'acchiappasogni e come per magia, l'incubo sulla sfortunata principessa Miyako mi ripiomba davanti, truce come un capitolo del Trono di Spade. Mi passo una mano sulla fronte asciugando il sudore e finalmente mi decido ad alzarmi. Mi guardo in giro sperando di trovare residui di caffè, ma di thermos, nemmeno l'ombra; sospetto che qualcuno entri a sistemare la mia camera mentre non ci sono, anche se non ho mai visto anima viva. Quest'oggi Kimura e Kawanari faranno ritorno e finalmente potremo scambiare due chiacchiere. Ho la testa che mi pulsa leggermente; tutto quello che succede alla House per una mente semplice come la mia, sembra davvero impossibile da sostenere. Mi preparo mollemente cercando di riordinare i pensieri finché non mi tornano in mente le parole di Dalia e la sua idea di fare una passeggiata in notturna in riva al mare, magari accompagnata da un bagno di mezza notte. In effetti, mi attira parecchio; ho bisogno di muovermi e di sfogarmi. Butto un occhio al telefono che inesorabile manifesta l'assenza di segnale e penso a mia mamma; non siamo mai state così tanto tempo senza sentirci e un po' comincia a mancarmi. Guardo fuori dalla finestra sospirando e noto che le lezioni del mattino sono già cominciate e così prendo la Nikon e lo zaino e decido di fare una passeggiata prima di incontrare gli altri per pranzo.

Mi avventuro verso il lato est dell'isola, passando da un sentiero che scende a poche centinaia di metri dall'ingresso principale, formato da grosse beole e ghiaia scura; non dovrebbe essere tanto grande Kikujima, basta pensare che su Google Maps non è nemmeno segnata...

Mentre cammino stando attenta a dove metto i piedi, comincio ad inquadrare la luce che tremolante filtra tra gli alberi e i loro tronchi ascoltando gli uccellini che noto essere variopinti, cinguettare ilari. Dalle cuffiette esce una musica irlandese riprodotta in chiave moderna che trovo si abbini bene al paesaggio. Non mi sono presa la briga di avvisare nessuno per questa mia gita in solitaria e me ne pento solo ora, quando passando attraverso una serie di sentieri che si intrecciano in una fitta boscaglia, mi rendo conto di aver perso l'orientamento. Non avrei tutta quest'ansia se il cellulare prendesse qualcosa, ma ricordo troppo tardi quel piccolo particolare e mi do dell'inetta da sola per la mia disattenzione. Credo di aver camminato per circa un'ora e dopo aver bevuto mezza bottiglietta d'acqua mi accorgo che il caldo si fa sempre più insopportabile; mi asciugo la fronte sedendomi sopra ad una roccia portandomi gli occhiali sopra la testa e mi sventolo con la mano togliendomi le cuffie finché non sento un rumore (il tipico rumore di rametto spezzato) che mi fa sussultare e guardare attorno.

Mi alzo sentendo un brivido lungo la schiena e avendo il mare di fronte - ne sono certa - faccio retro-front decidendo di rimettermi in marcia nella direzione opposta, infischiandomene dei sentieri. Il mio passo diventa quasi una corsa, nonostante i rovi e le frustate dei rami bassi, mentre capisco che qualcosa mi sta davvero raggiungendo. Deglutisco a fatica, non ho nemmeno avuto il tempo di mettere via la fotocamera che si aggancia drasticamente ad un lungo tralcio di edera che mi blocca, impedendomi di continuare. Mi volto maledicendomi per la mia solita sfortuna e rimango incredula quando vedo una bellissima volpe bianca guardarmi furtiva; si siede sulle zampe e mi osserva quasi aspettandosi una mia reazione.

«Maledetta bestiaccia!»

Sono distrutta dalla corsa e spaventata a morte. Forse in un altro momento l'avrei davvero trovata solamente favolosa e affascinante ma lì, spersa nella boscaglia, sola e senza telefono, col cuore che pompa quasi a scoppiare, il suo scherzo non mi è proprio piaciuto.

L'erede di KikujimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora