Capitolo Diciotto - L'erede di Kikujima

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Capitolo 18

"Una vita perfetta"

«Basta! Mi stai mettendo in imbarazzo!» dico a Dani mentre continua a scattarmi delle foto osé mentre sono ancora stesa languidamente sul letto, dopo esserci coccolati per le due ore successive al nostro arrivo. Abbiamo raggiunto i preliminari; in realtà non abbiamo fatto molto ma il fatto che lui sia rimasto solo con i pantaloni mentre il mio vestito si era completamente ritirato verso i fianchi era già stato un inizio notevole.

«Fai silenzio donna e lasciami fare il mio lavoro... mi paghi per questo, no?» mi dice scherzando mentre avvicinandosi alla finestra ricomincia a scattare; i raggi pomeridiani gli lambiscono il torace perfetto, glabro e ambrato. Deglutisco a fatica mentre cerco di non ridere e di non fare smorfie strane di cui so che potrei pentirmi. Dopo altri cinque minuti quando il cuscino in piuma d'oca gli piomba addosso lasciandolo esterrefatto, posa la Nikon sul tavolino e mi aggredisce lanciandosi sul letto afferrandomi per i polsi, bloccandomi gentilmente. Passiamo di nuovo un momento vicini; mi sovrasta con lo sguardo accattivante mentre io inarco la schiena come ad invitarlo a banchettare col mio corpo. Sorride ammiccando.

«Se le mie amiche potessero vedermi ora, morirebbero all'istante» gli dico con un segno d'intesa, «e comunque pensavo che i tuoi servizi fossero inclusi nel pacchetto» ridacchio. Dani sorride, si alza e si gratta la nuca imbarazzato.

«Non credo che la scuola mi mancherà» mi dice scrollando le spalle e io gli lancio un cuscino.

«Allora, siccome non credo che il piano sia di rimanere in questa stanza per una settimana di fila (anche se non sarebbe per niente male), come siamo organizzati?» gli chiedo sollevandomi e cercando di darmi una sistemata mentre anche lui si rimette la maglietta. Si versa un po' di cola e infine mi illustra il programma.

«Dovremo uscire verso le nove. Ci incontreremo con Adrian ogni mattina, in un luogo diverso per gli scatti più semplici, quelli per strada, nella piazza del mercato, sulla spiaggia, mentre nel pomeriggio ci dedicheremo alle paesaggistiche... Questo vuol dire che avremo anche molto tempo per noi» dice venendomi vicino facendomi appoggiare la schiena contro la parete del salottino in cui siamo scesi. «Probabilmente avrà organizzato dei pranzi e qualche serata sociale ma se non hai voglia, possiamo saltarli» mi dice cominciando a baciarmi l'orecchio facendomi sussultare. Quando i miei mugolii diventano troppo insistenti, si allontana malizioso. Lo guardo accigliata e poi rido mentre lo spingo sul divano mentre mi metto a cavalcioni su di lui.

«Credo che uscire ci farebbe bene e poi scusa, siamo in Francia e vogliamo rimanere in casa ogni sera? Per chi mi hai preso?!» gli dico puntandogli gli occhi sui bicipiti in tensione.

«Va bene signorina», dice alzandosi sollevando anche me «oggi abbiamo la giornata libera ma domani cominceremo ad organizzarci; abbiamo appuntamento nel suo studio alle dieci per fissare i vari punti d'incontro... Ti avverto, Adrian è un tipo un po' strano ma è ok, davvero» mi spiega infilandosi le scarpe.

Fantasticando su quel personaggio misterioso chiudiamo casa e ci dirigiamo sul lungo mare per una passeggiata romantica in cui, dopo un'ora di camminata ci sediamo a prendere un aperitivo seduti su un muretto, appoggiati l'uno all'altra. Il sole bacia l'orizzonte e le increspature sull'acqua creano come striature brillanti che sembrano vive. Il chiacchiericcio, i profumi, tutto fa da contorno al nostro cuore sereno che batte all'unisono mentre una leggera brezza accompagna la nostra mente placida. Il cielo si tinge di un azzurro sempre più scuro, striato di arancione e di viola, finché non decidiamo di rientrare. Per la strada abbiamo comprato pane e formaggio e delle pere e un'immancabile bottiglia di rosso francese.

«A noi» mi dice facendo tintinnare il bicchiere sul mio, seduti ad un grazioso tavolino in ferro battuto posto in un angolo del piccolo giardinetto di casa. Non voglio fare la guasta feste e così, decido che per quella prima sera posso fare un'eccezione. Sopra di noi corre un pergolato di glicine ormai sfiorito e la falce di luna nuova ci sorride dolcemente. I lampioni illuminano le strade ancora affollate ma noi, protetti dalle mura, alte leggermente scrostate, ci sentiamo come immersi in un altro mondo, dove nulla può entrare a rovinare quella magia.

L'erede di KikujimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora