Capitolo Diciannove - L'erede di Kikujima

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Capitolo Diciannove

"Ogni tanto ritornano"

In quel momento miliardi di vite si riversano nella mia mente come un fiume in piena. Donne, uomini, case, paesi. Situazioni estreme, amori, tradimenti, dolori, morte e sangue. Sangue. Sempre sangue: amato e odiato. Il fulcro di ogni cosa, il motivo per cui tutto era iniziato. Tutti i pezzi cominciano ad incastrarsi sempre più dettagliatamente, sempre più in profondità fino a che l'intera storia si ricompone davanti ai miei occhi, sconvolgendomi e colmandomi di rimorsi, di rabbia e di tristezza.

L'incantesimo che tratteneva la mia memoria si è spezzato, forse nel modo meno indicato. Non riesco ad accettare la verità e un legame profondo costruito su un Bacio di Sangue, lontano nel tempo, mi lacera l'anima. Ora la fame brucia nel mio petto e le mani mi tremano mentre il mio corpo è come privo di sensi. Rivedo la morte nel volto di Sophian - caro amico mio - e poi il suo sussurro che mi ispira coraggio mentre sento le sue braccia sorreggermi come se non avessi peso, mentre il mondo crolla sotto a quella voce che mi guidava nella sua rinascita.

Apro gli occhi; la stanza gira. Ci metto un po' a tornare a respirare e quando il ricordo di ciò che è appena accaduto nella mia camera mi si presenta davanti agli occhi, una violenta stretta allo stomaco, seguita da un conato di vomito, mi fa cadere da quello che capisco essere un letto. Mi manca l'aria, non riesco a respirare; mi porto le mani alla gola mentre sono carponi sul pavimento. Non riesco a gridare e le immagini di mille vite mi perseguitano come a volermi trascinare nell'abisso ma una mancanza ancora più grande mi violenta l'anima.

Kin.

«Dov'è Kin?! Dov'è mio padre? Zenko!» provo a sussurrare col fiato corto mentre cerco il ciondolo al mio collo, trovandolo. Poi mi ricordo di Sophian, di Emi, delle mie amiche, di Dani. "Chi sono queste persone?". Il ricordo di mille volti sovrapposti fa confondere i loro lineamenti. Poi c'è Carlos e dopo ancora Michelle e altri ancora; no, era prima... poi Dani. "Non posso crederci". Il corpo comincia a vibrare spasmodico e finisco a terra, cercando di tenere gli occhi aperti per non vedere tutti quei volti che ruotano attorno al mio corpo sempre uguale; solo lievemente modificato da qualcosa: magia? Poi penso a Kimura e ad Haki, Dalia, e... «Cazzo! Toru, Ayame e gli altri... Maledetti Yami!»

«Ha un attacco di panico!» grida Emi inginocchiandosi accanto a me mentre sono scossa da violenti spasmi, poi sento che qualcuno mi rimette sul letto ponendomi dei cuscini dietro alla nuca per farmi rimanere sollevata.

«Respira... con calma; uno, due, uno, due. Così, brava», mi guida Sophian incitandomi a imitarlo, «ora guarda nella stanza e dimmi tre oggetti verdi che vedi» mi supporta e io all'inizio non capisco, poi il mio sguardo è come attratto dalle sue parole e il suo consiglio e il mio cervello si mette alla ricerca di qualcosa.

«Foglie, cuscino, sgabello; foglie, cuscino, sgabello...» E il respiro comincia a farsi stabile e profondo, rallenta e finalmente chiudo gli occhi.

Quando mi sveglio sono ancora su quel letto che capisco essere quello di mia madre. Mi chiedo come io sia arrivata fino lì, poi, probabilmente attirati dal cigolio delle doghe sotto ai miei movimenti, la porta si apre piano creandomi un sussulto. «Tranquilla, sono io» dice Emi venendo a sedersi accanto a me. «Come ti senti?» mi chiede dolcemente e quando finalmente poso gli occhi su di lei, la mia vista si appanna.

«Tu... Chi sei tu? Cosa, come...» le chiedo stringendo le lenzuola così forte da strapparle. Osservo le mie mani che terminano con lunghi artigli e ricoperte di sangue e per poco non mi metto a strillare. Mi trattengo solo osservando la figura che si staglia di fianco alla porta, intenta a guardarmi con aria smarrita ma sottomessa. «Sophian... stai bene?» gli chiedo osservandolo meglio. Lui fa qualche passo mostrandosi in tutto il suo splendore, quasi arrogante. Sembra cambiato, qualcosa nel colore della sua pelle e negli occhi e il profumo; il suono del suo cuore; "TUM, TUM-TUM...". Lo sento; il mio sangue è il suo sangue. Poi mi viene vicino e si inginocchia come un vassallo di fronte alla sua regina e allora io ricordo. Nuovamente.

L'erede di KikujimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora