Capitolo Venti - L'erede di Kikujima

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Capitolo Venti

"La telefonata"

Mentre ci sdraiamo sul letto profumato di lavanda, ci stiamo già spogliando. Non so nemmeno io come e con che coraggio abbia accettato quella proposta, ma fatto sta che ora, dopo aver salito i gradini in almeno dieci minuti in cui non abbiamo fatto altro che strusciarci e baciarci, finalmente raggiungiamo il piano di sopra. Comincio a togliermi i vestiti, o almeno a provarci poiché riscontro subito delle difficoltà. "Non posso crederci" penso spostando l'attenzione sul suo viso percependo la lieve ricrescita di barba sulle sue guance. Passo poi le mani sui bicipiti scolpiti, gli avambracci ricoperti di vene pulsanti accogliendo le sue le sue carezze audaci ovunque, alla ricerca di un modo per liberarmi da quell'abito che mi sta imprigionando.

«Girati» mi ordina prendendo una lieve distanza mentre mi sorride con lo sguardo languido. Mi fa voltare con gentilezza mentre le mie gote si infiammano e quando lo sento armeggiare con la cerniera non posso che inarcare la schiena lasciandomi scappare un gemito. Sento un brivido mentre lo percepisco sorridere e quando finalmente l'abito scivola sul pavimento rivelando la famigerata biancheria in pizzo, lo sento fare un verso che mi fa perdere la testa e voltare per sprofondare sul suo petto già nudo. Percorro la linea centrale con l'indice, dal collo all'ombelico mentre mi guarda con occhi che dicono quanto non riesca più ad aspettare. Si slaccia i pantaloni e li fa cadere togliendoli con un gesto poco elegante e prendendomi le mani mi accompagna sul letto dove mi dice di aspettarlo. Sparisce giù per le scale e dopo cinque interminabili minuti dove l'ansia diventa palpabile, sento una musica suonata da un pianoforte che mi fa vibrare in risposta a quella melodia dolcissima, in qualche modo malinconica.

Mi sono infilata sotto al lenzuolo nell'attesa e ora, se prima mostrarmi praticamente nuda era stato naturale, ora mi spaventa. Lui è stupendo, perfetto e alla luce dei tre lumini che ha acceso, posti su un elegante vassoio bianco sulla cassettiera, la luce nella stanza prende a tremolare in modo da formare strane figure inquietanti ma in qualche modo intriganti. «Tutto bene?» mi chiede con voce seducente mentre io cerco di coprirmi fin sopra la testa per nascondere il rossore.

«Si... vieni qui» gli rispondo mordicchiandomi il labbro inferiore. Spuntano solo gli occhi dal lenzuolo e lui si diverte a strapparmelo di dosso con un gesto inaspettato che mi provoca un gridolino. Mi si sdraia sopra facendo attenzione a non farmi male mentre io in modo naturale divarico leggermente le gambe. Un gesto di cui non posso più pentirmi quando sento che lui mi si posiziona in mezzo iniziando a baciarmi il collo gemendo come un predatore. Nemmeno io posso trattenermi e la danza d'amore che si innesca so che la ricorderò per tutta la vita.

Si solleva leggermente mentre affondo i talloni nel materasso sentendo la cavigliera tintinnare; mi guarda negli occhi che ora ho aperto e da cui lo scruto perdutamente innamorata. Non posso fermarmi a chiedermi cosa dovrei o non dovrei fare, se sia giusto, sbagliato, troppo presto o sconveniente; mi lascio andare e smetto di pensare. Mi aggrappo alla sua schiena calda, lo afferro il più possibile mentre la musica incalza e lentamente, mentre continua a fissarmi, mi sfila le mutandine abilmente facendomi sollevare i fianchi. Chiudo gli occhi mentre lo fa, non riesco a sostenere il suo sguardo adesso, non così esposta. Non ho mai provato nulla di simile, non in questo modo.

«Guardami» mi ordina sensuale e io ubbidisco. Si alza da letto e si spoglia anche lui, senza remore e forse leggermente divertito quando coglie il mio sguardo sorpreso alla vista di ogni sua parte più intima. Faccio un respiro profondo mentre presa dal coraggio decido di sganciare il reggiseno dal gancetto frontale, cosa che lo fa sussultare e avvampare. È fatta; non si torna indietro e nemmeno lo voglio e quando finalmente percepisco il suo corpo nudo sopra di me vengo scossa da fremiti e spasmi incontrollabili. Lo voglio ovunque: sopra, accanto, voglio e devo sentire la sua pelle mentre percepisco la musica cambiare e farsi più moderna e ritmata. Questa cosa mi piace e mi fa sorridere, mi mette a mio agio, nonostante la situazione.

L'erede di KikujimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora