20) California

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237 giorni con lei

Ubriacarmi non risolverà nulla, non la riporterà qui, eppure ho ancora una bottiglia in mano e il cuore carico di dolore.

Sara mi ha lasciato da solo, Giulia non vuole più vedermi, è successo tutto così in fretta, senza accorgermene avevo perso le due persone che più contavano nella mi vita, le mie padrone.

Mi siedo all fermata dell'autobus, la panchina è fredda, mando giù un'altra sorsata di Jack Daniel's.

"Non posso continuare così..."
Sussurro fissando quella bottiglia, lasciandomi trasportare dal disgusto, per quello che ero, per quello che sono diventato, per come la mia autodistruzione sia cominciata e per come non sono riuscito a fermarla.

Pensavo che nonostante tutto avrei saputo reagire, me la sarei cavata con qualche pianto e una sbronza, ma la realtà è che sono precipitato in un fosso molto più buio e profondo di quanto credevo.

Dopo la morte della madre Sara ha deciso di firmare il contratto della vita... C'è lo disse dopo l'ultima notte di sesso sfrenato... A me e a Giulia, stanchi ma felici, sdraiati con lei sul letto.

"Ho firmato" Due parole di cui non compresi subito il significato, eppure da lì a poco le conseguenze di quelle parole avrebbe cambiato la mia vita per sempre.

Sara aveva un biglietto di sola andata per la California, per incidere il suo primo album in uno studio famoso di Los Angeles... Era il suo sogno, peccato che fosse un solo un biglietto, perché nel nuovo capitolo della sua vita i suoi compagni di letto non erano inclusi.

Non aveva più un vincolo con questa città, la morte della madre era stata l'ultima catena che la legava alla sua vecchia vita e la tristezza per quella perdita poteva essere curata solo con un cambiamento drastico... E per quello cambiamento... Aveva sacrificato me e Giulia, senza neanche pensarci, liquidandoci con quel "ho firmato" che ancora oggi mi risuona nella testa.

Mi ha lasciato qui... In compagni di una rinata depressione... E si presa il successo che tanto bramava.

È stato difficile per me, evitare di vedere il suo viso su qualche articolo online, sulle pubblicità, scorrendo i post sul mio Instagram... Dopo poche settimane ho dovuto cancellare tutti i social, ho cominciato ad evitate la TV e i giornali, ma questo non risolve il mio problema.

Dentro di me solo adesso riuscivo ad ammettere a me stesso che forse Giulia aveva avuto ragione, che forse Sara mi ha usato, fin dal principio, mi ha completamente fregato, si è presa tutto quello che avevo e mi ha lasciato solo a marcire nell'invidia.

Eppure non voglio credere che la realtà sia così, non voglio credere che il nostro amore fosse in realtà solo questo.

Se devo essere completamente onesto con me stesso, vorrei solo essere con lei, vorrei essere ancora al suo fianco a sostenerla e a vederla diventate la stella che per me è sempre stata.

Vorrei solo essere ancora il suo Hachi.

Salgo sul bus. Mi concedo un breve pisolino.

Al risveglio scendo ad una fermata avvolta nell'oscurità della notte... Dall'altro lato della strada si vedono solo dei binari.

Sono arrivato. Busso alla porta.

"Nottataccia?"
Mattia mi apre , ha una canotta e un paio di pantaloni da basket, probabilmente era questo il suo outfit per la notte, forse l'ho svegliato.

"Direi di sì" gli mostrò la bottiglia mezza vuota a cui quasi mi aggrappo.

"Solo perché oggi esce l'album della stronza non sei obbligato a ubriacarti fino a svenire"

Mi rimprovera lui.

"Voglio fare un pezzo mio..."
Lo interrompo subito.

"Che?" Sembra incredulo.

"Ho detto... Voglio fare un pezzo mio... Oppure ti giuro che divento matto... Voglio suonare... Voglio cantare"

"Quindi stanotte mi vuoi tenere sveglio?"

Mattia mi fa entrare, mi lancia un pacchetto di biscotti.

"Qual'è la prima cosa che serve per scrivere una canzone?" Domanda lui.

"Un testo? Una melodia?"
Cerco la mia chitarra sotto al divano.

"Un caffè..."
Lo vedo accendere il piano cottura e piazzarci sopra una grossa Moka.

Quella notte registrammo il mio primo pezzo.

250 giorni con lei

Finisco l'ultima sigaretta, la guardo affogare nelle acque del Tevere, scure e misteriose, sulla superficie, in mezzo a tanta oscurità c'è solo il riflesso sbiadito del mio viso... Mi perdo nei miei occhi spenti, nel mio volto piegato dall'insonnia e dalle sbronze.

Quello che è fatto è fatto. La decisione è presa, la lettera è stata spedita.

Probabilmente adesso il mio ultimo messaggio per Sara starà viaggiando sopra l'oceano, dritto verso la California... Mi fa sorridere pensare che almeno le mie parole, quello che ho scritto, sono riuscite a fare quel viaggio.

Sara mi ha bloccato ovunque, non posso contattarla, perfino i suoi nuovi menager mi riattaccano ad ogni chiamata, quindi forse quel pacco che vola verso l'America è la mia ultima occasione per arrivare a lei.

Mi osservo il braccio... Il tempo per me si è fermato... e il mio cuore si fermerà subito dopo.

Mi arriva una notifica sul telefono, la canzone è uscita, il momento è arrivato.

La lama taglia esattamente dove Sara scrisse il suo nome col rossetto, la prima volta che ci siamo visti... È un bel modo per andarsene, provare per l'ultima volta dolore, sempre e solo per lei, in suo nome, in nome dell'amore.

Il sangue cola dal braccio verso l'acqua scura, tingendola di rosso, è esattamente il punto in cui io e Sara abbiamo dormito insieme per la prima volta, pensavo non ci fosse posto migliore per riposare per sempre.

Le gambe cominciano a cedere, mi abbandono con il peso sulle ginocchia, guardo le stelle un'ultima volta... E infine... L'acqua bagna il mio viso, poi tutto il corpo, mi immergo... Mi libero... Muoio.

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Il primo pezzo di Leonardo, California

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