Mercoledì, 1 dicembre 1999

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Cap. 1- Mercoledì, 1 dicembre 1999


Hermione Granger staccò dal calendario sulla scrivania il foglio recante scritto 30 Novembre 1999 e rimase a fissare il nuovo giorno del nuovo mese.
L'ennesimo Dicembre era arrivato e non riusciva a capacitarsi del fatto che un altro anno volgeva ormai al termine. L'ultimo del secolo. Il nuovo millennio scalpitava per vedere la luce e sia nella Londra magica che in quella babbana si respirava un'aria da fine del mondo. Ridacchiò al pensiero di certi film babbani degli anni Ottanta che avevano dato per certo che negli anni duemila tutto sarebbe stato completamente diverso. A parte il buco nell'ozono e i cambiamenti climatici, la stupidità degli esseri umani era rimasta la stessa.
Si annodò la massa di capelli in cima alla nuca e mise una matita di traverso a trattenere il groviglio castano.
Mentre si versava l'ultima tazza di caffè della giornata si chiese se anche lei fosse rimasta la stessa oppure se la giovane donna che si apprestava ad entrare negli anni duemila fosse una persona completamente diversa da quella che si lasciava indietro.
Dicembre: tempo di bilanci, tempo di inventario tra attivo e passivo.
Ci pensò un attimo sopra e decise che tutto sommato l'anno si chiudeva in attivo. Il nuovo lavoro al Ministero, presso il Dipartimento per la Regolamentazione e il Controllo delle Creature Magiche, il piccolo monolocale nella Londra babbana nel quale si era trasferita ad Ottobre e soprattutto i suoi genitori di nuovo a casa e perfettamente consapevoli di avere una figlia. Che amavano ancora con tutti loro stessi.
Certo, nel monolocale ci era andata a vivere da sola, ma questo non poteva inficiare tutto il bello che aveva ottenuto. Pensò con nostalgia ai suoi sogni di appena un anno prima: lei e Ron insieme.
Ma non c'era dolore in quel pensiero: non era andata e basta. Avevo perso un fidanzato e aveva ritrovato un amico per la vita e forse, a conti fatti, ciò era assolutamente una cosa molto più positiva. I fidanzati vanno e vengono, gli amici veri no.
Spesso Ron passava da casa sua con Harry e Ginny, ufficialmente fidanzati: non c'erano imbarazzi, ma una genuina felicità per essere di nuovo tutti insieme, tutti vivi e mediamente sani di mente.
Hermione si era impegnata non poco per ritrovare la propria salute mentale, per arrampicarsi sulle pareti scivolose di quel buco nero nel quale era sprofondata un anno prima.
Sorrise al pensiero dell'ultima, folle, vigilia di Natale che aveva passato a Hogwarts.
Ancora non poteva crederci che la mano che l'aveva afferrata mentre si autodistruggeva nella depressione fosse stata quella di Draco Malfoy, il suo poco più che conoscente.

Controllò l'ora e si disse mentalmente che a New York dovevano essere circa le undici del mattino e che Malfoy quasi certamente sarebbe stato incastrato in qualche riunione al Macusa, dove svolgeva un tirocinio nel Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica. Come fosse arrivato lì era un mistero anche per Hermione: non che non avesse mai provato a chiedere, solo che non aveva mai ottenuto risposta. Draco Malfoy manteneva il più stretto riserbo in merito. Hermione tuttavia sospettava che ci fosse stato l'intervento di Minerva McGonagall , che nonostante la tarda età rimaneva granitica al suo posto come Preside di Hogwarts. Benedetta donna.

Guardò di nuovo l'orologio da polso: erano le quattro e doveva sbrigarsi se voleva tornare a casa ad un'ora decente. Ginny l'aveva invitata a cena e non poteva certo presentarsi con quel nido di vespe in testa. Da quando la sua vita era diventata una perfetta, banale, vita da giovane strega, aveva scoperto una inaspettata voglia di leggerezza dentro di sé: aveva passato gli ultimi otto anni a combattere per rimanere in vita e ora aveva solo voglia di divertirsi. Ginny condivideva lo stesso obiettivo e spesso il quartetto faceva nottata in locali babbani alla moda scovati dall'amica.
Era bello mescolarsi ai babbani e non essere additati da tutta la stanza: l'eco delle loro gesta risuonava ancora forte nei petti di maghi e streghe.
Inoltre, ora che non doveva più dimostrare niente a nessuno, ora che la sua stessa esistenza nel mondo magico non era più in dubbio, la sua rigidità aveva lasciato spazio ad una rilassatezza che le stava facendo riscuotere molto successo, sia tra i maghi che tra i babbani.
L'ultima uscita di gruppo si era conclusa con tre baldi giovani che discutevano animatamente per convincerla ad accettare il loro numero di telefono.


Draco Malfoy ascoltava annoiato uno sproloquio del suo Capo su non aveva ben capito chi del Dipartimento Pulizia Magica. Non era una novità: poteva contare sulle dita di una mano i maghi e le streghe che andavamo a genio a quell'uomo. Per un inspiegabile motivo lui era tra quei pochi fortunati, o sventurati, a seconda di come si voleva guardare la faccenda.
Faticava a capire tutto ciò che diceva, perché quando era arrabbiato il Capo incominciava ad usare uno slang veramente incomprensibile per un inglese dell'upper class come lui, per cui si limitava ad annuire quando gli sembrava fosse opportuno farlo e a scuotere il capo quando la costernazione dell'altro raggiungeva il suo climax.
Sembrava funzionare dopotutto.
Distrattamente buttò un occhio alla finestra che dava sul corridoio e vide Noam Goldestein e Archie Crowe sbellicarsi dalle risate nel vederlo lì impalato a muovere la testa a comando.
Draco distese le labbra in un lieve ghigno, dopodiché si risolse a voltar loro le spalle per non scoppiare a ridere davanti al suo principale: Luis O'Sullivan non era noto per il suo umorismo.
La tirata andò avanti ancora a lungo e quando finalmente l'altro smise di blaterale quasi Draco non se ne accorse.
"Black! Black!" Lo richiamò stizzito il vecchio mago.
Draco fece un balzo e annuì con severità.
"Bene, adesso ti lascio. Entro le cinque voglio la bozza di quella relazione sulla legge Purplerain: quei maledetti Goblin mi stanno con il fiato sul collo." Riprese O'Sullivan.
"Certo Capo: mancano solo le note finali ed è finita."
"Ottimo Black, ottimo!" Disse l'uomo molto sollevato, prima di uscire.
Draco sorrise e prese la relazione in mano incominciando a rivederla dall'inizio.

Non si era ancora abituato a sentirsi chiamare con il cognome della madre, ma era stato necessario. Nessuno avrebbe preso un Malfoy a lavorare con sé: il fango che si era rovesciato sulla sua nobile casata aveva solcato l'oceano. A Draco inoltre non dispiaceva per nulla: nuovo nome, nuovo inizio. Anche suo padre, che doveva scontare altri due anni ad Azkaban aveva convenuto che era molto meglio così. Azkaban l'aveva reso più mite e ragionevole dopotutto.
Dopo un paio d'ore la relazione era finita e corretta. Con uno svolazzo della bacchetta ne fece cinque copie e andò a bussare alla porta dell'ufficio del Capo.
Bussò deciso e attese.
"Avanti!" Disse una voce all'interno.
"Ecco la sua relazione, Capo", disse Draco.
"Bravo ragazzo. Vai pure a casa e rimanici fino a Lunedì: hai lavorato sodo queste settimane e ti meriti un po' di riposo. A proposito: hai già fatto amicizia con qualcuno degli altri? Come passi il tuo tempo libero?"
Draco sorrise: sotto quella scorza burbera, O'Sullivan era un buon diavolo.
"Sì, signore. Mi vedo spesso con Goldestein e Crowe."
"Due giovanotti in gamba, un po' troppo caciaroni per i miei gusti, ma comunque. Vai ora Black. Vai a riposare." Rispose l'uomo, liquidandolo con un gesto della mano.
Draco fece un piccolo inchino e se ne andò.
"Black!"
Draco alzò lo sguardo e vide la faccia sorridente di Crowe fissarlo divertita.
"Che c'è?" Disse il giovane.
"Siamo negli Stati Uniti, amico! Non ci inchiniamo di fronte all'Autorità! Sei così divertente con i tuoi modi da damerino inglese!"
Draco sorrise: aveva ragione. La sua educazione lo faceva sembrare una mosca in una tazza di latte. Ma certe abitudini erano dure a morire dopo aver passato anni a rispettare la più rigida etichetta.
"Dammi tempo Archie e in breve tempo sarò un bifolco yenkee come te!"
"Io non sono un bifolco! Sono nato a New York!" Rispose l'altro inorridito.
"Come vuoi! Io per oggi ho finito e me ne vado, ci vediamo sabato!"
"Ehi! Ma questa sera dobbiamo andare al Dizzy's Club! Viene anche Sandra Hopkins: non vorrai mica mandarla in bianco di nuovo. La ragazza più bella di tutto il Ministero e tu che ti permetti di snobbarla così!" Lo apostrofò Archie tra il serio e il faceto.
"Non la snobbo Archie: sono troppo preso dal lavoro per pensare ad altro. Sono in prova, lo sai, e non posso permettermi errori se voglio rimanere qui il più a lungo possibile. Bere tutte le sere, dormire quattro ore per notte non sono cose che si conciliano con il cercare di ottenere un contratto di lavoro decente. Questa settimana ci siamo sbronzati già tre volte, Archie. Non voglio diventare santo, ma neanche finire i miei giorni tra gli alcolisti anonimi!"
"Quante storie! Il vecchio O'Sullivan stravede per te, Black! Comunque se sei deciso ad andare a casa a fare la muffa non insisterò oltre. Ma... posso provarci io con Sandra?" Chiese il giovane con una strizzatina d'occhi.
"Come credi, amico. Ma stai attento che quella non mi sembra facile da rimorchiare."
"Vedremo... allora a sabato, amico." Disse Archie battendogli il cinque.
"Ciao, amico." Rispose Draco divertito.
Che gabbia di matti!
Tornò nel suo ufficio, prese la giacca e andò nella sala delle materializzazioni e smaterializzazioni e pochi istanti dopo fece il suo ingresso in un piccolo appartamento nel Greenwich Village. L'affitto era uno sproposito, ma la posizione era certamente invidiabile. La strega che glielo aveva affittato non poteva crederci di aver trovato qualcuno disposto a sborsare quanto richiedeva, ma il giovinastro che aveva risposto alla sua inserzione non sembrava certo essere un poveraccio. Draco Black, strano nome, ma che modi eleganti!
Draco si levò le scarpe, slacciò la cravatta lanciandola sopra il paralume all'ingresso, sbottonò i primi bottoni della camicia, andò a prendersi una Bud nel frigorifero e si lasciò cadere davanti al monitor di un computer.
Calcolò che a Londra ormai dovevano essere le sei di sera.
Diede un sorso direttamente dal collo della bottiglia e accese il computer.
Lo schermo si illuminò di blu e poco dopo il modem iniziò a tossicchiare e a emettere strani rumori a cui Draco non si era ancora del tutto abituato.
Non riusciva a crederci di essersi lasciato convincere ad utilizzare quella diavoleria babbana, anche se doveva ammettere che era una scatola molto interessante e utile.
Diligentemente, come gli era stato insegnato, spostò il mouse e cliccò sull'icona della busta.
Sorrise nel vedere la scritta della posta in arrivo lampeggiare.
Diede un altro sorso e prese a leggere.


To: Dragon1980
From: JaneAusten1980
H:00:00
Date: 01.12.1999

Ciao Black,
come stai? Io dovrei dormire da un pezzo, ma sono uscita per andare al cinema con Ginny e abbiamo fatto tardi. Sei mai andato al cinema, Malfoy? Uhm... forse è meglio di no: codardo come sei ti metteresti a lanciare incantesimi contro lo schermo, prima di dartela a gambe.
Probabilmente leggerai questa mail domani, che poi è oggi, anche se da te dovrebbero essere circa le sei di sera: il calcolo dei fusi orari mi fa impazzire.
Comunque, a quest'ora sarai già fuori a sbevazzare con i tuoi compari.

Come vedi qui è già arrivato il primo dicembre e sembrano tutti sull'orlo di un esaurimento nervoso. Al Ministero sono convinti che il cambio di millennio provocherà un tale corto circuito magico da mandare a quel paese lo Statuto di Segretezza, mentre i babbani sono in allerta per il Millenium Bug che dovrebbe far saltare ogni tecnologia informatica. E a New York? Come la stanno vivendo?
Sicuramente le strade saranno già scintillanti di luci meravigliose: dicono tutti che il Natale a New York sia qualcosa di straordinario. Ha già nevicato? Sei già andato a Central Park a pattinare? Non sai quanto ti invidio! Qua a Londra il clima è umido e freddo e piove quasi tutti i giorni. Rimpiango Hogwarts e il suo freddo secco e pungente.
Comunque anche qui con le luci non si stanno certo risparmiando: probabilmente il Ministero della Magia sarà visibile dalla Luna, come la Muraglia Cinese.
Domani sera, o meglio, questa sera andrò a cena con Ginny: dice che vuole presentami non ho capito chi. Una specie di appuntamento al buio. Sono curiosissima di vedere che altro tipo strambo mi presenterà.
Te lo ricordi Jacob Bones? Bello come un dio pagano ma con il cervello grosso come una lenticchia. So cosa stai pensando... e sei un depravato, sappilo! Chiunque avrebbe potuto scambiare il suo "affare" per un mattarello! Sono scappata inorridita. Ginny se la fa ancora addosso dalle risate quando ne riparliamo.
Vedremo.
E tu? Come si chiama la ragazza che ti sta addosso? Sandra, giusto? Ci sei uscito finalmente o prosegui nella tua assurda strategia di lasciarla cuocere a fuoco lento come fosse una vecchia gallina nel brodo? Il tuo maschilismo reazionario mi da sempre il voltastomaco e prego giorno e notte che tu possa incontrare una donna che ti riduca a brandelli. Lo so, non sono carina, ma ti assicuro che se dovesse accadere dopo aver gioito, sarà lì a raccogliere i tuoi pezzi con amorevole vicinanza.
Vado a dormire. Ci sentiamo.

H.


Draco rise di cuore al ricordo del racconto di Jacob Bones e del suo "mattarello": avrebbe pagato una cifra folle per vedere la Granger chiedere al poveretto perché tenesse un mattarello nei pantaloni.
Se la figurava benissimo ad interrogare il malcapitato con la sua aria da maestrina, per poi diventare fosforescente nel giro di pochi minuti.
Terminò di bere la sua birra e poi, un dito alla volta, si mise a rispondere.

To: JaneAusten1980
From: Dragon1980
H: 3:00 p.m
Date: 01.12.1999


Granger, dimmelo che mi vuoi male!
Mi sono quasi strozzato con la birra: e chi se lo scorda il giovane Jacob e il suo "mattarello"? E prima che tu me lo chieda: no, non sono stato licenziato. Ho fatto bene il mio lavoro e il Capo mi ha dato il resto della settimana libero. Ne avevo bisogno: non sai che fatica redigere quella fastidiosa relazione.
Ieri sera poi ho fatto maledettamente tardi in un locale dell' East Village insieme a Goldestein e Crowe: mi sento uno straccio, tanto da aver declinato l'ennesima serata. E no, non ho ancora ceduto alle lusinghe della Hopkins. Anche questa sera la poveretta rimarrà a bocca asciutta: deve cuocere ancora un po'. Sappi, Granger, che deve ancora nascere una donna capace di farmi a pezzetti, quindi risparmia le preghiere per la tua sventurata vita sentimentale.
Qui siamo già sotto zero e l'atmosfera è effettivamente magica: anche i babbani sembrano possedere delle bacchette. Dovresti vedere come si illumina il mio quartiere non appena tramonta il sole. Dicono che nevicherà all'inizio della prossima settimana.
Mi hai dato una bella idea Granger: forse alla fine porterò Sandra a Central Park. Mi hanno detto che una parte del parco è stregata in modo tale che i No-Mag non possano arrivarci. Magari lì, sotto una fontana di ghiaccio, le strapperò un bacio e deciderò se ne vale la pena o meno. Non compro a scatola chiusa come te, Granger.
La Weasley ha notoriamente dei gusti pessimi in fatto di uomini, basta guardare con chi si è fidanzata, e non capisco come tu possa fidarti del suo giudizio. Se il prossimo, nei pantaloni, avrà una mazza medievale, ti prego di non dirmelo.
Ma Ronald non ha proprio niente da eccepire? Mi sembra ancora così strano che non ti faccia delle scenate di gelosia paralizzanti.
Credo che adesso me ne andrò a fare una corsetta: tutta questa vita notturna sta facendo lievitare il mio girovita e poi chi se la sogna Sandra?
A presto Mezzosangue.

D.

P.S. Che cos'è un cinema? Un'altra diavoleria babbana? Ho già imparato a usare questo trabiccolo che non fa altro che sbuffare e fischiare e credo di essere a posto per tutta la vita con la tecnonomia babbana.

Il giovane rilesse velocemente e poi pigiò il tasto "Invio". Non era sicuro di aver scritto bene la parola tecnonomia, ma pazienza, tanto la perfida Mezzosangue glielo avrebbe certamente fatto notare.
Poi si preparò e uscì a correre nell'aria gelida.
Si sentiva libero e felice come mai era stato in tutta la sua vita.

MILLENNIUM BUG - From New York to London and BackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora