Lunedì, 13 dicembre 1999

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Cap. 13- Lunedì, 13 dicembre 1999


L'aria di quel nuovo lunedì sembrava fatta di vetro. Tagliava la pelle, spaccava le labbra fino a farle sanguinare. La radio aveva annunciato che per il momento la Grande Tempesta si era arrestata da qualche parte in qualche Stato dal nome sconosciuto. Draco non si era ancora abituato alla grandezza di quel paese e delle sue città. Londra e il Vecchio Continente visti da lì parevano dei giocattoli. A volte si perdeva in quella grandezza, in quelle strade, in quei grattacieli che ai suoi occhi apparivano magnifici, ma senza anima.
Imbacuccato nel giaccone che Lucilla aveva fatto apparire per lui, se ne stava impalato nei pressi della scalinata che conduceva all'edifico del Macusa, masticando malumore.
Probabilmente non avrebbe dovuto davvero annegarsi nelle pinte di birra la sera prima, ma, preso com'era a raccontare quanto fosse stata travagliata la sua esistenza nelle ultime ventiquattro ore a Noam e a Archie, non se n'era neanche accorto.
Gli amici erano un pubblico perfetto che dava sempre molta soddisfazione.
"Certo Black che la nostra vita prima di incontrarti era veramente piatta e noiosa!" Aveva detto Noam e subito Archie aveva rincarato la dose aggiungendo: "In confronto a te siamo dei bambini ancora attaccati al seno di nostra madre!"

In qualche modo era vero, visto che nessuno di loro aveva dovuto affrontare situazioni come le sue: un quasi omicidio, il Marchio Nero, un processo che avrebbe potuto farlo finire ad Azkaban. Niente di cui andare fiero, però. Dall'altra parte, tuttavia, si sentiva completamente ignorante: non sapeva come vivere una vita normale, non sapeva approcciarsi alle persone e a volte non sapeva neanche più se era davvero un mago. Dopo aver passato gli ultimi anni con la bacchetta in mano anche quando andava al cesso, ora quel legnetto, inspiegabilmente restituitogli da Potter al termine dei processi, era quasi inutilizzato.
Potter... probabilmente se lo avessero conosciuto, i due amici avrebbero pensato di essere ancora nel ventre materno rispetto a lui e alle sue gesta.
Pensare a Potter non fece che aumentare il cattivo umore e il gelo che si insinuava maligno fin nelle mutande non aiutava.
Finalmente vide la figuretta minuta di Lucilla farsi avanti tra i dipendenti che salivano le scale.
Appena lo vide la ragazza rallentò il passo e sfoderò un luminoso sorriso che si spense non appena sollevò lo sguardo su di lui.
"Che c'è, Black? Ti è morto il gufo?"
"È vero che hai scritto un articolo sui processi, Star?" La voce risultò sgradevole alle sue stesse orecchie. Non avrebbe voluto, ma quel poco di Serpeverde rimasto in lui doveva aver rialzato la coda in un ultimo moto di orgoglio. Draco non ebbe il tempo di pentirsene veramente, perché in fondo era rassicurante vedere il suo vecchio sé non completamente morto.
Le guance di Lucilla si accesero di un rosso porpora che nulla aveva a che fare con il freddo pungente.
"Lo voglio leggere", proseguì il ragazzo senza aspettare risposta.
Lucilla aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo.
"Non c'è bisogno che ti affanni a cercare delle scuse: hai scritto dei processi e io voglio leggerlo."
"Non c'è neanche bisogno di essere così sgradevoli se proprio vogliamo dirla tutta." Il panico di Lucilla era durato molto poco.
Draco la fissò in silenzio, inamovibile e coriaceo.
Lucilla sbuffò e disse irritata: "Non credo sia il caso: è stato scritto tempo fa, quasi una vita fa."
"Parla della mia di vita e credo sia mio diritto leggerlo."
Lucilla sospirò: "Va bene, dopo il lavoro, ci vediamo qui."
Draco e annuì e le voltò le spalle senza aggiungere nulla. La ragazza rimase a fissarlo rosicchiandosi un'unghia che faceva capolino da un buchino nei guanti. Come diavolo aveva fatto a scoprirlo?

La giornata passò inaspettatamente veloce dal momento che le scadenze che incombevano prima delle vacanze natalizie erano talmente tante da non lasciare il tempo per pensare ad altro. Il Capo era completamente fuori controllo e latrava ordini senza mai riprendere il fiato, scatenando il panico tra i suoi dipendenti. Panico che però non toccava Draco, abituato a ben altro genere di pressioni: dopo Voldemort, seduto sul divano del salotto intento a cruciare Mangiamorte e a dare in pasto Babbani a Nagini, quella era una passeggiata in riva al mare.
Anche Noam e Archie dovevano essere stati sepolti dalle scartoffie visto che non si erano fatti vedere a pranzo oppure erano ancora svenuti sopra il tavolo del bar.
Con l'avvicinarsi della fine della giornata lavorativa però l'inquietudine cominciò a farsi nuovamente strada nel petto di Draco: cosa aveva scritto Lucilla di tanto sconvolgente da far andare in pappa perfino il cervello della Granger ?
La Granger... ripensare alla sua mail lo faceva arrabbiare ancora. Chiuse anche quel pensiero da qualche parte nei recessi della mente e infine si avviò come un condannato a morte all'appuntamento con Lucilla.

La temperatura della sera gli tagliò il fiato: decisamente non si sarebbe mai abituato a quel gelido inverno.
Si guardò attorno e vide Lucilla ad un lato della scalinata: sembrava ancora più piccola tutta infagottata com'era.
"Dove vuoi andare?" Chiese lei senza salutare.
"A casa mia, se non ti disturba." Rispose Draco senza guardarla.
"No, non mi disturba."
Malfoy annuì e la prese per il polso, poi ruotò su se stesso e ricomparve nel caldo salotto del suo appartamento.
Lucilla si guardò attorno con un'occhiata di apprezzamento, poi si tolse il cappotto e lo porse a Draco in attesa accanto a lei.
"Accomodati, vuoi qualcosa da bere?" Chiese poi lui, guardandola a malapena.
"Un tè, se non è troppo disturbo" rispose Lucilla. Le veniva da ridere, ma cercò di nasconderlo: tutte quelle formalità erano davvero ridicole.
"Nessun disturbo." Uno svolazzo della bacchetta e la fiamma sotto il bollitore si accese in un lampo, mentre teiera e tazzine andarono a disporsi sul tavolo: ecco a cosa serviva ormai la bacchetta.
Bevvero il tè in silenzio, evitando di incrociare lo sguardo.
Lucilla pensò che la situazione era surreale.
Draco invece pensava solo a controllare i nervi.
"Posso averlo, ora?" Chiese Draco all'improvviso facendo tintinnare il fondo della tazza sul tavolo.
"Draco... te lo ripeto. Non è il caso." Lucilla si sporse verso di lui e mise la propria mano sulla sua.
Malfoy sfilò la propria quasi subito e disse bruscamente: "Lascialo decidere a me."
Un'imprecazione sfuggì dalle labbra di Lucilla, ma Draco la vide finalmente aprire la borsa e tirarne fuori l'agognato pezzo di carta.
"Ecco. Ma lascia che ti spieghi..."
"Prima voglio leggerlo, poi mi spiegherai tutto ciò che vorrai." Ribatté il giovane.
Lucilla sbuffò sonoramente e poi si alzò per andare a posizionarsi davanti alla finestra, voltandogli le spalle.
Draco apprezzò quella premura, anche se non lo glielo disse.

Eccolo lì, dunque il famoso articolo.
Notò indispettito che il foglio tremava leggermente tra le sue mani, inspiegabilmente fredde.
Respirò profondamente e si mise a leggere.
A metà articolo lanciò uno sguardo alle piccole spalle di Lucilla, mentre il tremore aumentava un po' di più.

... facile ora puntare il dito su Draco Malfoy, pensare che sia indispensabile una condanna esemplare come monito per le future generazioni. Ma qualcuno si è mai soffermato a pensare che ciò che ha fatto è frutto di secoli di educazione e tradizioni che in fin dei conti tutto il mondo magico ha condiviso in parte o del tutto? Quante volte i portatori di bacchetta si sono scagliati contro i babbani se non con la magia, sicuramente con il giudizio? Chi non ha pensato che siano esseri inferiori, minorati, stupidi? Chi non ha provato fastidio nel doversi nascondere ai loro occhi?
Come pensate che si siano sentiti i figli dei babbani, i mezzosangue? Alla fine appartenere al nostro mondo impone sempre una scelta: o noi o loro. L'ho provato sulla mia stessa pelle. E ora il mondo si scaglia contro questo ragazzo come fosse il male assoluto: nessuno vede la sua sofferenza? Nessuno vede il suo rimorso?

Draco fu costretto a deglutire per poter liberare la gola da un nodo scomodo.

... non so se io al suo posto avrei fatto scelte diverse, scelte più coraggiose o giuste. Non siamo tutti nati per essere Harry Potter. E anche sul trattamento che è stato riservato a quest'ultimo avrei da ridere.

Arrivato al punto in cui si parlava di Hermione il suo cuore si strinse: adesso capiva perché l'amica era stata così turbata da quelle parole.
Non fu facile arrivare alla fine e quando ebbe letto l'ultima parola si sentì sollevato.

"Avevi ragione... forse non avrei dovuto leggerlo." Mormorò continuando a fissare il foglio.
Lucilla si girò, le mani strette al petto, lo sguardo dolce e comprensivo, ma anche colpevole, rivolto al capo chino che aveva davanti.

"Perché hai scritto questo articolo? Perché hai parlato di... di noi?" Avrebbe voluto dire di me, ma una sorta di pudore lo trattenne.
"Perché... era necessario."
Draco alzò un sopracciglio, sorpreso.
"Nessuno parlava di voi in quanto ragazzi che si erano ritrovati invischiati in cose più grandi di loro." Rispose Lucilla con semplicità.
"Non sono un santo babbano, Lucilla."
"Lo so. Sei un essere umano."
" Perché non me l'hai detto l'altra sera?"
"Non pensavo fosse rilevante. Come hai fatto a scoprirlo? L'avevi già letto?"
"Non ho mai letto nulla che riguardasse i processi, era già terribile viverli. Me l'ha detto He... ehm... un'amica che si ricordava di te al Profeta"
"Hai chiesto informazioni su di me?" Il tono di Lucilla era sarcastico.
"Ovvio. La gente, una volta conosciuta la verità sul mio passato, potrebbe volermi distruggere." Disse Draco con tranquillità.
"Ovvio..." fece Lucilla con amarezza.
" E cosa ti ha spinto ad abbordarmi?"
" Non ti ho abbordato, Black!"
Lui emise un suono gutturale a metà tra lo scettico e il divertito.
"Immagino sia stato per curiosità. Non posso negare di aver subito un certo fascino provenire da te..." disse Lucilla.
Draco osservò con stupore un po' di rossore salirle alle guance.
"Il fascino del nobile decaduto che ha giocato con le arti oscure e ne è stato sconfitto? Oppure hai sognato di potermi redimermi? Che banalità Star! Da te non me lo sarei mai aspettato. Pensa che dopo i processi ho iniziato a ricevere sacchi di lettere d'amore scritte da idiote ragazzine. Le ho bruciate tutte: per caso tra quelle c'era anche la tua?"
Ancora quella sfumatura cattiva. Ma non poteva farne a meno: non voleva passare per un eroe romantico, lui voleva che tutti sapessero che era stato un cretino e basta.
"Non ti ho scritto nessuna lettera. Hai solo destato il mio interesse."
"Ti ho fatto pena, dunque."
"Se assentire ti eviterà di diventare odioso, allora sì. Mi hai fatto pena." Fece Lucilla duramente, il suo sguardo affilato incastrato negli occhi color acciaio del suo interlocutore.
Silenzio e poi Draco mormorò: "Scusa. Quando mi sento messo all'angolo di solito attacco. Brutte e vecchie abitudini da Serpeverde."
"Scuse accettate. Ma non hai motivo di difenderti con me. Non voglio nuocerti in alcun modo."
"Non è facile fidarmi."
"Lo capisco."
"Fa male leggere le tue parole, molto. Soprattutto, perché dicono il vero: hai veramente capito cosa stavamo provando in quel momento."
"Stavamo?" Chiese Lucilla stupita.
Draco capì subito di aver fatto un passo falso.
"Io, e gli altri che hai citato nell'articolo."
"E cosa ne sai di ciò che provavano gli altri?"
"Una giornalista non smette mai di esserlo, giusto?" Tentò di scherzare Draco.
"Per ora non sono una giornalista, anzi sono quanto di più lontano ci sia da una giornalista! Se mi vedesse Rita Skeeter morirebbe dal ridere!"
"L'hai conosciuta? E che te ne è sembrato?"
Lucilla rise: "Oh... lei è quanto di più distante dal mio modo di intendere una giornalista possa esserci! Dopo che il Profeta aveva pubblicato il mio articolo ci ha tenuto a dirmi personalmente che alla gente non interessa la verità, ma solo poter rimestare nel torbido. Che schifo!"
"Rita è una vera maestra in questo. Durante i processi mi ha tormentato per giorni e giorni affinché le rilasciassi un'intervista esclusiva o, addirittura, collaborassi con lei per scrivere un libro in cui avrei dovuto dare la mia versione della storia. Ci pensi?"
Lo sguardo di Lucilla si fece pensieroso.
"Che c'è? Non avrai mica attaccato bottone con me per poterlo scrivere tu un bel libro sulla mia triste e patetica storia!" Lo disse ridendo, ma Lucilla percepì la tensione dietro il sarcasmo.
"Sarebbe così sbagliato fornire all'opinione pubblica il tuo punto di vista?"
Draco si irrigidì immediatamente e Lucilla vide i suoi occhi scurirsi per la rabbia.
"È questo il tuo scopo, allora?"
"No! Assolutamente! Mi chiedevo solo se dire la verità su ciò che è accaduto potrebbe aiutarti a migliorare la tua posizione nel Mondo Magico."
"Oh, non credo proprio, piccola Star! In Inghilterra il mio cognome risuona ancora come una bestemmia! Ed è giusto che sia così! Capisci?"
"No, non capisco."
"Farmi passare come una vittima del sistema, come un ragazzo che non ha avuto scelta mi ha salvato dalla galera, ma non mi ha salvato dai miei sensi di colpa. Perché io una scelta l'avevo, più di una, forse. Non aderire senza pensare ai proclami di famiglia ad esempio, chiedere aiuto a Silente e fuggire, abbandonare la mia famiglia ed entrare nella resistenza. Ma non ho fatto nulla di tutto ciò. E sai perché, Star? Perché sono e sarò sempre un vigliacco. Non ho nessuno spirito di sacrificio, nessun altruismo. Ciò che importa è la mia vita e quella dei miei cari. Come vedi sono ben lontano dall'essere un fottuto eroe romantico! E c'è stato un tempo in cui avrei voluto veder soffrire ogni singolo Sanguemarcio esistente." Una in particolare, gli disse una voce fastidiosa.
Lucilla era impietrita e Draco pensò che quello slancio di sincerità avrebbe messo prematuramente fine ad una ipotetica bella amicizia e forse anche alla sua permanenza al Macusa. Tuttavia non ne era pentito: era necessario che Lucilla capisse.

Un pesante silenzio scese nella stanza.

"Se vuoi andartene sei libera di farlo." Disse Draco all'improvviso. Si alzò dalla sedia per andare alla finestra: toccava a lui ora lasciarle il suo tempo.
In fondo gli spiaceva averla spaventata, non se lo meritava affatto.
"Non voglio andarmene. Non mi fai paura Malfoy."
A sentire il suo cognome uscire dalla bocca di Lucilla, Draco trasalì.
"Non c'è nulla che tu possa dire o fare che potrà cambiare l'impressione che ho avuto di te quando ho scritto l'articolo, e soprattutto non dopo averti conosciuto meglio."
Draco sorrise impercettibilmente: conoscerlo?! Ma che presuntuosa!

"Come vuoi", rispose il ragazzo. Lucilla si era avvicinata, ora ce l'aveva proprio di fronte.
"E comunque non mi hai ancora detto come sei venuto a conoscenza dell'articolo." Fece Lucilla a braccia incrociate.
"Sono affari miei."
"Come vuoi", fece Lucilla.
"Già."
"Forse è meglio che vada"
"Forse sì"
"Sei un bambino viziato"
"Non ho mai detto il contrario, sei tu che ti sei illusa"
"Raccontatela."
Draco fece un ghigno.
"Vorresti baciarmi?" La voce soffice di lei gli andò dritta all'inguine.
"Forse. E tu?"
"Forse"
Draco si avvicinò, la tentazione di assaggiare il suo sapore era forte.
Lucilla rimase immobile.
Draco si avvicinò un po' di più, poteva sentire il suo respiro sul viso. D'un tratto però le parole della Granger si fecero strada in lui: recidi il nostro legame.
Lucilla lo vide sospirare e sentì la mano che aveva alzato verso il suo viso ricadere aperta con un tonfo sul muro.
"Non posso Lucilla. Non sarebbe giusto"
"Hai una ragazza?" Chiese lei, il volto arrossato.
"No, ma è complicato. Fottutamente complicato"
"Un amore non corrisposto?"
Draco rise amaramente.
"Peggio"
"Non capisco, ma rispetto la tua decisione."
"Te ne sono grato" disse lui, quasi mortificato.
Lucilla abbozzò un sorriso e si allontanò per prendere il cappotto.
La mano di Draco l'afferrò e la fece voltare.
"Siamo amici? Va tutto bene?"
Lucilla allora fece un vero sorriso.
"Amici."
Draco le porse la mano e Lucilla la strinse.
Tutto sommato non era andata poi male.


To:JaneAusten1980
From:Dragon1980
H: 6:30 p.m.
Date: 13.12.1999

Buonasera Granger, non mi hai scritto neanche una riga, perché sei andata a nasconderti da qualche parte per la vergogna? Fai bene. Sono ancora furente con te.
L'ho letto. Ho letto l'articolo di Lucilla.
Non c'è bisogno di dire nulla: fa male. Capisco perfettamente come ti debba essere sentita. Nessun altro può capirti, Granger. Come nessuno può capire me, del resto.
Avresti dovuto dirmelo subito, ti saresti risparmiata ore di tormento inutile. Avremmo potuto piangere e commiserarci insieme. Invece ora mi toccherà farlo da solo: capirai che non potevo lasciarmi andare all'angoscia davanti a Lucilla. Per quanto empatica possa essere, lei non potrà mai cogliere tutte le sfumature insite nella faccenda.
Un punto di vista interessante e giusto il suo: dove erano gli adulti? E anche se questo non purifica la mia anima dai peccati, certamente li allevia un po'. Credo che anche tu ti sia sentita compresa in questo. Eri così arrabbiata con quei vecchi parrucconi del Wizengamot!
Per il resto rivivere quei giorni non è piacevole: sembra quasi che la loro lunga ombra sia ancora lì ad alitarci sul collo, no?
Lucilla crede che io debba scrivere un libro: lo crederesti? Ovviamente le ho troncato ogni speranza in merito. Scrivere il mio punto di vista! E a che pro? No.
Non è facile parlare con altri che non sia tu di tutto ciò che è successo: la paura, la vergogna e tutto ciò che ne segue sono bestie difficili da tenere a bada. E non mi sono mai permesso di crollare davanti a nessuno che non fossi tu, Hermione. Sono caduto in ginocchio al tuo cospetto, come un penitente: non fa sbellicare dalle risate? Il Mangiamorte che chiede pietà alla Sanguemarcio. Uccidimi Granger: sarebbe più umano.
Capisci come mi sono sentito tradito quando mi hai scritto di voltare pagina, senza di te?
E smettila di dire che ho voltato pagina, Granger! Mi sembra chiaro che questa che sto vivendo è l'unica vita possibile per me. Io non ho alcun futuro in Inghilterra.
Stavo per baciarla, sai? Ma non l'ho fatto, non l'ho fatto perché ho pensato a te e al dannato filo rosso che volevi tagliare.
Cosa significa Hermione? Me lo sai spiegare tu che sai sempre tutto? In che casino ci siamo infilati?
E tu? Tu, l'hai baciato il tuo Dean?

D.


To: Dragon1980
From: JaneAusten1980
H: 11:55 p.m.
Date: 13.12.1999

No, non l'ho baciato.


La dannata Granger non aveva risposto neanche ad una delle sue dannate domande. O forse sì.
Complicato, dannatamente complicato.
E se Hermione fosse stata al posto di Lucilla che avrebbe fatto?
No, non l'ho baciato.
La Granger avrebbe finito per fargli perdere il senno. Maledetta strega.

MILLENNIUM BUG - From New York to London and BackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora