Domenica, 12 dicembre 1999

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Capitolo 12- Domenica, 12 dicembre 1999


Un suono insistente e oltremodo inopportuno fece muovere la coperta sotto cui giaceva il corpo raggomitolato di Hermione Granger.
Smettila, pensava, smettila. Come se ripetendo quella parola avrebbe potuto far scomparire nel vuoto quel rumore che le arrivava distorto dalla coltre che la copriva interamente.
Non voleva sentire, non voleva pensare, non voleva affacciarsi su un nuovo giorno: voleva solo stare accartocciata nel suo bozzolo. Smettere di provare dolore, smettere di arrovellarsi su ciò che era stato e su ciò che era adesso. Non ce la faceva, qualcosa si era di nuovo rotto e lei non aveva nessuna intenzione di ripararlo questa volta.
Ma il suono non smetteva di vibrare nelle orecchie.
Qualcosa vi si aggiunse, voci concitate dalla porta.
Andate via, urlò nella sua mente.
Poi una voce si levò più alta delle altre, spazientita, furente e preoccupata insieme.
"Hermione Granger! Se non vieni subito ad aprire questa porta, giuro che la butterò giù con la magia a costo di farmi sbattere in galera per aver violato lo Statuto Magico di Segretezza.
Ginevra Weasley.
Hermione pensò che se avesse continuato a sbandierare parole inopportune sul pianerottolo di casa, lo Statuto di Segretezza sarebbe stato violato comunque.
Sentì le porte dei vicini sbattere e altre voci aggiungersi.
Oh cazzo, mormorò a mezza voce.
Balzò dal letto, scarmigliata e completamente vestita con gli abiti sgualciti del giorno prima, e si scaraventò ad aprire la porta.
La sua comparizione ammutolì la piccola folla che si accalcava sul pianerottolo.
Doveva avere un aspetto terribile a giudicare dagli sguardi stupiti che le venivano rovesciati addosso.
Mormorò parole che nessuno intese e allungò un braccio per strattonare all'interno l'amica, che tuttavia non entrò da sola.
Con lei c'erano anche Calì Patil, Luna Lovegood, Angelina Jhonson e Susan Bones.
"Non-permetterti-mai-più-di-sparire-così!" Urlò senza prendere fiato Ginny, liberandosi bruscamente dalla mano dell'amica.
Hermione la guardò senza capire, confusa, intontita dal sonno, dal male di vivere.
"Oh Hermione! Cosa ti è successo?" Mormorò Susan facendosi vicina e iniziando ad esaminarla come le stavano insegnando al corso per Guaritori al San Mungo.
La Granger rimase immobile, sempre più instupidita.
"Spostati Susan! So io cosa le serve!" Fece Ginny spingendo la ragazza di lato. Si parò davanti a Hermione, la fissò un istante e poi le diede uno schiaffone in pieno viso. Le altre ragazze indietreggiarono inorridite, esprimendo il proprio sconcerto attraverso mugolii non comprensibili.
Hermione rimase qualche istante con il volto girato e le cinque dita stampigliate sulla pelle pallida, poi si girò con un sospiro e scoppiò a piangere a dirotto tra le braccia di Ginevra, il cui volto era ora evidentemente più sollevato.
Si afflosciarono a terra: Hermione sussultava con la testa nascosta nel rosso dei capelli dell'altra.
"Piangi Hermione, piangi, non sei sola e andrà tutto bene." Il mormorio di Ginny si propagò per la stanza.
Le altre ragazze guardarono la scena visibilmente scosse e senza confrontarsi una con l'altra si sparpagliarono per la casa per lasciare alle due il tempo di riprendersi.
Susan andò a preparare il tè, Angelina si diresse in camera di Hermione e spalancò imposte e finestre per cambiare l'aria, Luna si mise ad agitare le mani per tutte le stanze per cacciare orde di Gorgosprizzi, posizionando contemporaneamente qua e là strane bacche con lo scopo di tenerli a distanza, Calì apriva e chiudeva stipetti alla ricerca di qualcosa da mangiare o da trasformare in un pranzo alla buona: alla fine agitò la bacchetta e file ordinate di alimenti si depositarono sulla tavola.
Passò una buona mezzora e tutto fu pronto per accogliere Ginny e Hermione, ancora inginocchiate sul pavimento. L'aria sapeva di pulito, il tè spandeva il suo aroma e una frittata colossale faceva mostra di sé sulla tavola preparata a colori vivaci.
"Forse questa bottiglia ci sarà più utile del tè..." disse Luna tirando fuori dalla borsa una bottiglia di vino costoso.
"Perché giri con del vino nella borsa?" Chiese Calì sconcertata.
"Oh, bè, il vino elfico piace molto ai Glow Bug, me l'ha detto Rolf!" Ribatté Luna come fosse la cosa più naturale del mondo.
Angelina passando sussurrò a Calì di lasciar perdere, mentre Susan ridacchiava discretamente in un angolo.
"E chi diavolo è Rolf?!" esclamò Calì senza badare a nessuna delle due.
"Rolf! Rolf Scamander, no?"
Calì fece per aprire ancora la bocca, ma in quel momento Hermione e Ginny fecero il loro ingresso in cucina: rossa e gonfia in faccia la prima, soddisfatta la seconda.
"Scusate..." mormorò Hermione che però non fece in tempo a finire la frase, perché sommersa dagli abbracci delle ragazze.
Il cuore si allargò pieno di amore e gratitudine: non era sola. Nessuno questa volta sarebbe stato a guardarla rinchiudersi nella sua mente.
La fecero sedere e le misero in mano un bicchiere di vino colmo fino all'orlo.
"E adesso raccontaci tutto." Sentenziò Ginny, servendosi a sua volta di una generosa dose di liquido violetto.
Hermione le guardò una ad una, incerta su come procedere.
"Che ci fate qui?" Disse con voce graffiata.
Le altre si guardarono e poi fu ancora Ginny a toglierle di impaccio.
"Qualcuno..." Ginevra calcò sulla parola con fare intenzionale "... mi ha detto che ieri sei stata strana, mi ha scritto che era molto preoccupato e di darti un'occhiata."
Hermione sgranò gli occhi: quel qualcuno non poteva che essere Draco Malfoy. Non pensava che la sua risposta lo avrebbe messo sulla buona strada così in fretta. Sentì una dolcezza terribile fonderle le ossa.
"Così" proseguì Ginny "quando oggi non ti sei presentata a pranzo ho detto alle ragazze che dovevamo assolutamente venire qui a controllare. E ho fatto bene a venire, non è vero?"
Hermione si massaggiò la guancia: si, aveva fatto bene a venire.
"Grazie. Io... io ho..." ma non riusciva a trovare le parole giuste.
"Avuto una ricaduta. Capita anche ai migliori. Non si può pensare che il male che ci ha afflitto così lungamente se ne vada senza lottare." Terminò Angelina per lei.
A Hermione si strinse il cuore: Angelina conosceva bene quel male che sembrava andare via per poi ritornare a galla in maniera subdola e deflagrante.
Vide Ginny stringerle il braccio con gratitudine: se non ci fosse stata lei, probabilmente George sarebbe andato completamente a fondo. Hermione provò vergogna: non soffriva solo lei, non era stata colpita solo lei dagli orrori della guerra. A volte se ne dimenticava, inghiottita da refoli di buio.
"Avanti Hermione dicci cosa è accaduto: è giusto che anche loro sappiano cosa è successo in questi mesi. Siamo amiche, no? Ci siamo ripromesse di esserci sempre le une per le altre." La incalzò Ginevra.

Hermione si ricordava bene quella promessa fatta tra le lacrime e le macerie di Hogwarts.
Coperte di sangue non loro, le mani sporche, le unghie spezzate mentre aiutavano a cercare i feriti e i morti.

La ragazza sentiva l'aspettativa delle ragazze aleggiare su di lei e con essa crebbe ancora di più il suo senso di colpa nei loro confronti: le amiche si erano confidate per mesi senza reticenze, invece lei non l'aveva fatto. Pensava che non l'avrebbero capita? Che l'avrebbero giudicata per le sue nuove frequentazioni? Oppure desiderava tenere Draco nascosto a tutti, perché fosse solo suo, perché fosse la bolla dove rifugiarsi in santa pace?
Fissò la frittata, la tavola apparecchiata, i loro volti sereni e fiduciosi e capì che era arrivato il suo momento di essere trasparente. Lo doveva a loro e a sé stessa. Per non ripiombare nell'oscurità della sua mente.
Così bevve un sorso di vino e iniziò a raccontare, dall'inizio, da quando l'ultimo anno a Hogwarts si era persa e aveva rischiato di non ritrovare più la strada di casa, di come una mano inattesa si era fatta largo tra la nebbia e di come lei l'avesse afferrata, prima con paura e titubanza e poi sempre più forte. Da principio le parole si staccarono a fatica dalle sue labbra, ma poi presero a fluire rapide e sicure e più parlava più sentiva l'oscurità che l'aveva abbracciata come un sudario diradarsi e disperdersi. Era ancora intera, era ancora salda e presente a sé stessa. Grazie a loro, grazie ai loro urletti di stupore, ai loro occhi spalancati, alle loro battute e lacrime e risate. Era di nuovo aggiustata, rattoppata.
Al nome di Draco tutte avevano trattenuto il fiato e reagito in maniera scomposta, ma non avevano detto nulla, lasciando il tempo a Hermione di spiegare, con l'aiuto di Ginny, il miracolo che si era compiuto in quei lunghi mesi bui.
Quando il racconto finì, la bottiglia di vino giaceva vuota e malinconica sul tavolo. Luna ne tirò fuori un'altra senza che nessuno facesse obiezioni.
Rimasero in silenzio a lungo e poi la stessa Luna disse: "Quindi lo ami."
Il Re è Nudo, pensò Hermione.
Tutte si scatenarono a quelle parole: iniziarono a parlare una sopra l'altra, sommergendola di domande.
Hermione bevve un altro sorso di vino, mangiò un pezzo di frittata ormai fredda e poi disse: "Non lo so. So che mi è molto caro."
"Era per lui che sei venuta a chiedermi informazioni su Lucilla Star, dunque" Disse Calì pensosa.
Hermione arrossì e annuì per poi dire: "Volevo cercare di capire se quella donna potesse costituire una minaccia per Draco."
"Oppure volevi sapere se davvero era così eccezionale come te l'aveva dipinta Malfoy." Disse Ginny maliziosa.
"Sei gelosa, vecchia mia." Si inserì la Jhonson ridacchiando.
"Insomma, non statele così addosso!" Le rimproverò Susan.
Hermione sospirò: "Probabilmente tutte queste cose insieme. Sapere che Draco ha trovato una persona capace di farlo ridere deve avermi sconvolta."
"E giustamente! Non credevo che Malfoy fosse in grado di ridere! Credevo si limitasse a sogghignare!" Esclamò Calì con una smorfia.
Tutte risero.
"Effettivamente non è stato facile abituarsi ai suoi sorrisi: all'inizio era un po' inquietante. Più una smorfia che un vero sorriso: credo che non fosse molto abituato a farlo." Disse Hermione.
"Con me non ha mai riso, era piuttosto un digrignare di denti!" Alle parole di Ginny seguì un altro scoppio di voci divertite.
Povero Draco, pensò Hermione, se sapesse come sparliamo di lui!
"Quindi questa Lucilla deve aver toccato le corde giuste con lui..." disse poi Luna riportando la conversazione al punto di partenza.
"Già. E io spero che possa essere all'altezza della sua fiducia, perché non si merita di essere pugnalato alle spalle proprio adesso che si sta impegnando per avere una vita diversa."
"Non ho ancora capito perché sei diventata di nuovo triste, però..." fece ancora Luna.
Hermione abbassò lo sguardo e si torse le mani.
"Perché lui sta andando avanti, perché lui ce la sta facendo anche senza di me: si sta sforzando di migliorare, di aprirsi. A me invece sembra sempre di essere al punto di partenza. Lavoro, esco, ma in realtà sono ancora incastrata in quella dannata battaglia."
"Anche George è ancora incastrato. Ogni tanto sembra farcela, andare avanti davvero, ma poi basta un oggetto, una battuta, un ricordo fugace e la morte di Fred diventa l'unica cosa reale della sua vita. Fred con la sua assenza è più reale di me che gli sono davanti in carne e ossa. E ogni volta mi sento inutile, perché non so come aiutarlo." Mormorò Angelina.
"Oh tesoro! "esclamò Ginevra abbracciandola " Non pensare queste cose: senza di te George sarebbe svanito da tempo. Sei tu che lo tieni ancorato alla terra, che gli fai mettere un passo davanti all'altro."
Angelina si asciugò una lacrima: "È dura. Veramente dura. A volte penso che non sappia neanche che esisto. Ma io non mollo: quando lo guardo sento che il mio cuore potrebbe scoppiare d' amore. Io non mollo." Pronunciò queste parole con determinazione.
"Anche lui ti ama, Angelina, solo che ancora non lo sa, perché pensa di non meritarsi questa fortuna. Non dubitare mai." Rispose Ginny con un sorriso lacrimoso.
"A volte anche io penso di non meritarmi di essere felice, penso che non sia giusto. E sono certa che lo pensi anche Draco, soprattutto lui. Me l'ha detto un milione di volte, per un milione di volte mi ha presa a male parole quando ho osato dare voce a questo pensiero. E io, allora? Mi diceva rosso di rabbia. E io cosa dovrei fare, Granger? Se guardo indietro è chiaro che non c'è alcun motivo al mondo per cui io debba essere vivo e altri, molto più meritevoli di me, morti."
Scese un silenzio imbarazzato: era chiaro che l'avevano pensato tutti durante i processi. Solo allora Hermione capì quanto dovesse essere stato atroce per lui affrontare quella situazione.
"Lo abbiamo pensato tutti, Hermione. È umano avere pensieri del genere. Perché lui respirava ancora ed era riuscito ad evitare la galera, mentre altri, come Fred, erano morti?" Luna diede voce al pensiero di tutte loro.
"Ma ormai che senso ha? Era solo un ragazzo, ha sbagliato e ha pagato caro i suoi sbagli. Spero solo che abbia trovato dentro di sé un vero pentimento." Fece Angelina.
"So che è pentito, sono pronta a giurare che il suo cambiamento è vero e profondo. Io l'ho raccolto da terra quando non sapeva più neanche respirare, io ho medicato le sue ferite quando gli altri studenti lo picchiavano in branco. E lui non ha mai voluto dire nulla. Minerva l'ha mandato a New York per salvargli la vita." Disse Hermione con fervore.
"Silente aveva visto qualcosa in lui, aveva intuito che poteva ancora salvarsi. Me l'ha detto Harry." Mormorò Ginny.
"A me basta sapere che tu ti fidi di lui. Se puoi farlo tu, allora deve essere vero." Disse Susan con forza e accanto a lei Calì annuì altrettanto convinta.
"Leggere l'articolo della Star mi ha trascinato indietro, a quei mesi infernali. È davvero molto brava a scrivere, a ricreare le atmosfere. Leggere le sue parole è stato come vedersi dall'esterno.
Il modo in cui ha saputo comprendere Draco e la sua personalità, i dubbi che ha saputo suscitare ai lettori: impressionante. E poi, poi ha scritto anche di me." La voce di Hermione ruppe il silenzio che si era venuto a creare.
"Cosa scrive di te?" fece Calì che evidentemente non si ricordava quel passaggio.
La ragazza si alzò e andò a prendere il ritaglio di giornale dalla borsa, scorse le righe velocemente fino a quando non trovò ciò che cercava.
Prese un gran respiro, si schiarì la gola e lesse: "Dicono che Hermione Granger sia una visionaria, un'eroina ed è sicuramente così, ma quando la guardo smagrita e stanca fare le sue deposizioni vedo solo un'adolescente che non avrebbe mai dovuto affrontare una prova del genere. Vedo una ragazza logorata dal pregiudizio prima e dalla fama ora. Vorrei andarle incontro, abbracciarla forte e nasconderla da tutto e tutti, vorrei stringerle una mano e prometterle che andrà tutto bene. Non lo faccio però e mi limito ad osservare come tutto questo la stia consumando giorno dopo giorno. Smettetela di chiamarla eroina, lasciatele curare le sue ferite."
Hermione posò il foglio ingiallito e le guardò: "Mi sentivo davvero così. Volevo che tutti la smettessero di batterci pacche sulle spalle e dirci quanto eravamo stati grandiosi. Avrei voluto gridare che tutto quello non sarebbe accaduto se gli adulti avessero fatto bene il loro lavoro invece di pensare solo alla poltrona e ai privilegi che da essa derivava. Avrei voluto mandare a gambe all'aria ogni singolo componente del Wizengamot: dov'erano quando il Primo Ministro copriva l'esistenza di Voldemort? Quando Dolores torturava Harry e tutti gli davano del bugiardo? E quando torturavano i Nati Babbani? Dove diavolo erano?! Non c'erano."
"Anche Harry li ha odiati tutti, dal primo all'ultimo. Forse è per quello che ha voluto dare una possibilità a Draco testimoniando a suo favore. Non hanno saputo proteggere neanche lui. Anche per Harry è stata dura, durissima. Se non fosse stato per l'opposizione di Kingsley avrebbero cercato di usarlo di nuovo come un burattino per fare pubblicità al Ministero. Era logorato e ancora adesso fatica a credere che sia veramente tutto finito." Intervenne Ginny.
"È stato brutto, bruttissimo. Ma credo che ora dovremmo davvero voltare pagina, sapete? Se non riusciremo a chiudere con questa faccenda, sarà come se Voldemort non fosse mai stato sconfitto. Il suo potere continuerà a vivere nella nostra tristezza." Disse Luna, lo sguardo perso nel vuoto.
Tutte la guardarono con attenzione e Hermione si sentì come presa a pugni dalle sue parole.
"Hai ragione Luna. Non avevo mai guardato la questione da questo punto di vista." Mormorò Hermione stringendole una mano.
Luna sorrise.
"Non è facile Hermione. Ci vuole pazienza e... un po' di sana follia! E io a quanto pare ne sono piena!"
"Luna..." disse Ginevra guardandola in tralice "... ti è successo qualcosa? Sembri diversa, sempre pazza, ma diversa."
La ragazza arrossì appena.
"Forse c'entra quel tal Rolf..." si inserì furbescamente Calì.
"Chi è Rolf?" Esclamò Hermione, lieta di poter spostare un po' l'attenzione da lei.
"Rolf Scamander", mormorò Luna.
"Scamander come Newt Scamander di Animali Fantastici E Dove Trovarli?" Fece Hermione sorpresa.
"Infatti, è suo nipote."
"E dove diavolo l'hai conosciuto?" Chiese Angelina.
"Al corso di specializzazione sulle Creature Magiche, lui è l'assistente del professor Zefirio. È più grande di noi di tre anni e io... non so... ogni volta che lo vedo mi sento le gambe di gelatina. Quando parlo, lui non mi guarda come se fossi completamente sciroccata, ma mi prende sul serio. Non mi era mai capitato prima."
Le altre si guardarono in colpa: tutte avevano pensato che Luna fosse effettivamente sciroccata, prima di conoscerla meglio.
"E ti sembra che lui ricambi, ehm, i tuoi sentimenti?" Chiese Hermione.
"Non lo so! Lui vive solo per le Creature Magiche! Parliamo solo di quello. Certo non può neanche invitarmi ad uscire: non sarebbe appropriato. Però, se riuscirò a superare il corso con successo, forse avrò la possibilità di andare in Brasile con lui e il professor Zefirio per una ricerca sul campo! Per questo mi sto impegnando tantissimo: c'è solo un posto libero."
"Sono certa che non ci sia nessuna più qualificata di te in quel corso!" Esclamò convinta Susan.
"Già! Chi più di te sarebbe meritevole di questa opportunità? Magari riuscirai a trovare il Ricciocorno Schiattoso", le fece eco Hermione.
"Speriamo", sospirò Luna con occhi sognanti. Non riuscirono a capire se per Rolf o se per il Ricciocorno.
"Va bè... già che siamo in vena di confidenze, anche io ho qualcosa da dirvi." Disse Susan all'improvviso.
"Cosa?" La incalzò Angelina.
"Mi vedo con Neville Longbottom!" Esclamò la ragazza tutto d'un fiato.
"Neville? Il nostro Neville? E da quando, per Morgana!" Disse Ginny.
"Qualche settimana. Me lo sono ritrovato al San Mungo: era stato ferito da un Cavolo Cinese Carnivoro e doveva prendere l'antidoto. Anche lui sta facendo una scuola di specialità in Erbologia. Insomma... abbiamo chiacchierato e ci siamo visti più volte, perché l'antidoto al veleno doveva essere somministrato in più dosi. Alla fine mi ha invitata ad uscire e io ho accettato. Da dopo la battaglia di Hogwarts è cambiato, è molto più..."
"Sexy. Sì, lo so. Nella Stanza delle Necessità dovevo scollargli di dosso le ragazzine più piccole" fece Ginny in tono non curante "Che c'è? Perché mi guardate così?"
Scoppiarono tutte a ridere.
"Oddio non pensavo che sarei mai arrivata a sentire la parola sexy e Neville nella stessa frase!" Fece Angelina asciugandosi gli occhi.
"Ma è davvero sexy!" Obiettò Susan facendosi scarlatta.
"Confermo! Anche se tra noi non ha funzionato, Neville aveva un certo magnetismo animale!" Esclamò Luna.
Tutte la guardarono sbalordite per poi piegarsi in due.
"Non lo mettiamo in dubbio, ma preferirei rimanere nell'ignoranza se non vi dispiace!" Bofonchiò Angelina mezza soffocata.

"Io invece sono sola e sola voglio rimanere." Disse Calì riprendendo il controllo di sé stessa.
"Perché?" Chiese Angelina.
"Perché non voglio un fidanzato geloso che mi intralci con la carriera. Non ora che mi sono appena liberata dei miei genitori. Non voglio distrazioni!" Proclamò orgogliosa.
"Ma non eri tu che ti baciavi la settimana scorsa con Blaise Zabini in Diagon Alley?" Disse Ginny socchiudendo gli occhi.
"Blaise Zabini?!" Ripeterono in coro le altre.
Calì sogghignò e poi disse: "Non ho detto che aspiro alla castità, ho detto che non voglio fidanzati."
Risero tutte di nuovo.
"Ma dove sei andata a pescarlo?" Chiese Ginny molto interessata.
"Oh... ero ad un evento mondano per il Profeta e lui accompagnava la madre. Deve aver seppellito l'ennesimo marito o qualcosa del genere... comunque era lì con lei, come cavaliere, anche se era chiaro che avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto piuttosto che con lei. Mentre giravo per la sala ad intervistare gli ospiti me lo sono trovata davanti. Non mi ero accorta di quanto fosse bello a scuola..."
"Forse perché aveva sempre la faccia di uno che aveva pestato una merda!" Ridacchiò Ginny.
"Ginny! Modera il linguaggio!" Intervenne Hermione in una imitazione passabile della signora Weasley. Ginevra le fece una smorfia.
"Forse... comunque quella sera era solo disperato. L'ho salutato e lui ovviamente non sapeva neanche chi fossi: credo che non mi abbia mai degnata di uno sguardo in sei anni. Ma non so come abbiamo iniziato a parlare e ad un certo punto lui mi ha guardata e mi ha detto: salvami!"
Le ragazze risero e presero a vociare tutte insieme.
"E cosa hai fatto allora?"
"Mi ha fatto così pena che l'ho afferrato per un mano e senza pensarci mi sono smaterializzata al giornale. Il giorno dopo per ringraziarmi mi ha invitata a bere un caffè. Da cosa nasce cosa e adesso ogni tanto ci vediamo e..."
"E lo porti a vedere la tua collezione di boccette di inchiostro?" Insinuò Ginny.
"Esattamente. Non è solo bello..."
"Uhhh..." ulularono le altre.

"Insomma Hermione, cosa intendi fare con Draco?" Chiese Susan riportando l' attenzione sulla Granger, quando gli ormoni di tutte si furono placati.
"Niente. Cosa dovrei fare? Scrivergli che forse è più di un amico? E poi? Siamo lontani chilometri e sarebbe molto egoistico da parte mia chiedergli di tornare a Londra. Che farebbe qui? Tornerebbe ad essere un Mangiamorte e io non voglio. Non voglio che venga di nuovo additato e insultato. Ne morirebbe. No, non dirò nulla. Continuerò ad essere una buona amica." Rispose Hermione.
"Ma se anche lui ti volesse bene, se anche lui provasse gli stessi sentimenti e non osasse dirtelo per le stesse ragioni? Per non sporcare il tuo nome e la tua reputazione?" Chiese Angelina.
"Angelina, noi siamo solo amici, siamo lontani. Non potrà mai accadere nulla. Ho anche pensato che le premesse per le quali siamo diventati amici non siano una buona base per una relazione."
"Ma se non gli dai la possibilità di scegliere..." insistette Susan.
La possibilità di scegliere.
Hermione scosse la testa.
"Soffrirai, lo sai?" Fece allora Ginny.
"Lo metto in conto. Ma non posso chiedergli di tornare."
Tutte scossero la testa, ma non insistettero oltre.

La serata si concluse con una pizza d'asporto e della birra calda.
Prima di andarsene le ragazze si abbracciarono forte: era stata una giornata, intensa, ma preziosissima.

Rimasta sola Hermione pensò a tutte le confidenze che si erano fatte e si sentiva arricchita, grata alla vita per averle dato la possibilità di conoscere quelle donne forti e speciali.
Si era lasciata andare, ma questa volta aveva avuto una rete di protezione che le aveva attutito la caduta.
Ora però doveva riaccendere il computer e affrontare Draco. Aveva detto il vero alle ragazze: capiva solo ora che Draco non poteva tornare, non così presto. La comunità magica non era ancora pronta a perdonarlo e lui ne sarebbe stato annientato. Anche se i suoi sentimenti fossero stati simili a quelli che provava lei, non sarebbero bastati a proteggerlo e se davvero ci teneva a lui doveva fingere, andare avanti e lasciarlo in pace. L'idea che lei fosse la zavorra che lo teneva ancorato al passato non l'aveva abbandonata.

Appena andò sulla mail una busta prese a pulsare.


To:JaneAusten1980
From:Dragon1980
H: 10:30 a.m.
Date: 12.12.1999

Maledizione Granger!
Si può sapere che succede? Non puoi fare così, non puoi!

To:JaneAusten1980
From:Dragon1980
H: 11:30 a.m.
Date: 12.12.1999

Hermione, per favore.
Ho detto oppure fatto qualcosa di male? Ti ho offesa in qualche modo incomprensibile?
Una Fattura Pungente ti ha ferito le mani? Il caro Dean ti ha rapita e ora sei diventata una schiava del sesso? Dove cazzo sei finita, Granger?!


To: Dragon1980
From: JaneAusten1980
H: 10:00 p.m.
Date: 12.12.1999


Ciao. Sono viva, sto bene e non hai fatto niente di male, ne tantomeno sono diventata una schiava del sesso. Scusami per averti fatto preoccupare, ma ho avuto una mezza crisi, una di quelle crisi. Non preoccuparti, davvero, adesso è passata.
Ieri non sono stata del tutto sincera con te: ero troppo agitata per farlo.
Quando sono andata al Profeta per avere informazioni su Lucilla, ho scoperto dell'altro oltre a quello che ti ho detto.
La Star ha seguito tutti i processi, ha studiato tutti coloro che erano presenti e ha scritto un articolo. Un articolo così bello, così appassionato da essere stato pubblicato, nonostante fosse solo una stagista.
Leggerlo mi ha gettata nel panico, perché mi ha fatto tornare indietro a quei giorni.
L'articolo parlava soprattutto di te: non spetta a me dirti per filo e per il segno il contenuto, ma sappi che pur senza conoscerti Lucilla ti ha compreso molto bene. Mi hanno detto che quell'articolo ha suscitato parecchie reazioni tra i lettori.
Parlava anche di me: solo osservandomi è riuscita a capire quanto fossi sfibrata e arrabbiata con il mondo. È stato troppo, capisci?
Mi sono ritirata nel mio guscio per proteggermi dai fantasmi del passato.
Grazie la cielo le mie amiche non mi hanno permesso di rimanerci.
Ginny, Susan, Angelina, Luna e Calì sono piombate a casa mia e mi hanno fatta uscire a forza dalla tana: sono fortunata ad averle.
Ho raccontato loro di te. Sebbene non sia facile parlare di ciò che ci ha uniti, comprenderlo, le ragazze ci sono riuscite facilmente.
Sai, è molto facile dimenticarsi dei problemi degli altri, ma oggi ho ricordato ancora una volta a me stessa che non sono l'unica a stare male, che ciascuno porta ancora la sua croce.
Luna ha detto una cosa che mi ha colpita come un pugno: "Se non riusciremo a chiudere con questa faccenda, sarà come se Voldemort non fosse mai stato sconfitto. Il suo potere continuerà a vivere nella nostra tristezza."
Ha ragione Draco, fottutamente ragione.
Io non sto vivendo appieno la mia vita, non sto ancora onorando la fortuna che ho avuto, sto continuando a far vivere il potere di quel bastardo dentro di me.
Ti invidio sai? Ti invidio, perché invece tu stai sfruttando ogni minuto di libertà che ti è stato regalato. Solo adesso capisco davvero perché non puoi tornare a casa e quanto questo ti costi. Quanto stai sacrificando per onorare la possibilità che ti è stata data.
Ti stai aprendo alla tua nuova vita: non avere paura, Draco.
Lucilla ha tutte le carte in regola per essere una cara amica, una persona leale e fidata. Perché ha saputo vedere al di là di tutto.
Fidati.
Forse dovremmo diradare queste lettere: dici che sono l'ultimo legame con l'Inghilterra, ma forse dovresti recidere questo filo. Io sono il passato e tu voli verso il futuro: non posso rallentare questo volo. Non ti sto dicendo addio, Draco. Ti sto dicendo arrivederci.

Hermione pigiò il tasto invio. Gli aveva aperto una porta, una via di fuga.
Vigliacca, mormorò una vocina nella testa.

Non passarono neanche cinque minuti ed ecco arrivare la risposta di Draco. Hermione non poteva credere che fosse rimasto per tutte quelle ore in attesa.


To:JaneAusten1980
From:Dragon1980
H: 5:30 p.m.
Date: 12.12.1999

Credo che tu sia completamente pazza, Granger.
Se ti avessi di fronte farei molta fatica a trattenermi dall'affatturarti, dall'urlarti dietro fino a perdere la voce. Forse ti strattonerei perfino.
Come ti permetti di sparire per ore e poi ricomparire scrivendo queste stronzate? Cosa dovrei recidere esattamente? Io non ho nulla da tagliare Granger. Tu non sei un filo rosso, una catena dalla quale liberarsi. E se davvero lo pensi allora non hai capito niente, niente di me e di te. Hai ragione su una cosa: stai sprecando la tua vita dietro a paranoie e pensieri inutili.
Non sei una zavorra Hermione.. Te lo ripeto fino a correre il rischio di diventare noioso e patetico come un Tassofrasso: se sono qui, se sto cercando di essere una persona migliore è a causa tua. E adesso non puoi mollarmi, dirmi va bene, ciao, ho scherzato. Non te lo permetto. E non c'è Lucilla al mondo che possa sostituirti se è questo quello che hai pensato. Se non torno a casa Hermione è perché ho paura, una fottutissima paura. Come te non sono pronto a ripiombare in quei giorni. A vedere solo disprezzo, a sentirmi dire che sarei dovuto essere morto. L'ho pensato, solo tu sai quante volte l'ho pensato e urlato, e a volte l'ho penso ancora, ma sono qui. Siamo qui.
Non dire mai più che non dobbiamo più scriverci, che la nostra amicizia non ha più senso di esistere. Mai più: fa più male e fa più terrore di tutto il resto.
E io non voglio più averne, non così.
Perché parli di me con tutti e a me chiedi di tagliare i rapporti? Non è un controsenso?
Come potrei chiuderti fuori da tutto quello che mi succede?
Io...
Sono troppo arrabbiato per poter scrivere ancora: non c'è nessuno al mondo che sappia esasperarmi come te, Mezzosague. Nessuno. Sei così insopportabilmente certa di avere la risposta per tutto, di sapere cosa sia meglio. Lascia che sia io a scegliere cosa sia meglio per me. Almeno tu, lasciami scegliere. Sempre che tutto questo non sia una scusa, sempre che non sia tu a percepirmi come una zavorra. Allora in questo caso...


Le lacrime offuscavano di nuovo gli occhi di Hermione: proteggerlo significava che doveva ferirlo? No, neanche quella era la strada giusta.


To: Dragon1980
From: JaneAusten1980
H: 10:50 p.m.
Date: 12.12.1999


Forse sono impazzita davvero.
Grazie per non aver usato le forbici.


To:JaneAusten1980
From:Dragon1980
H: 5:50 .m.
Date: 12.12.1999

Ne riparleremo. E ringrazia il cielo che ci sia un oceano a separarci altrimenti le forbici le userei per tagliarti quella massa di capelli che evidentemente ti impedisce di usare il cervello.
Ti odio.
Non è vero, ma ti odio.


Draco scosse la testa furibondo: cosa aveva in testa quella donna? Cosa, per l'amor di Salazar? Perché doveva essere sempre così difficile, ostinata e complicata?
Per lui che aveva visto sempre la vita in bianco e nero, la Granger con tutte le sue gradazioni e sfumature era un rompicapo intellegibile.
E cos'era la storia dell'articolo?
Ci avrebbe pensato domani. Adesso voleva uscire, gettarsi nell'aria tagliente del tardo pomeriggio e affogare in una pinta di birra con Archie e Noam, lamentandosi di quanto cazzo fossero pazze le femmine della sua vita.

MILLENNIUM BUG - From New York to London and BackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora