Capitolo 18- Sabato, 18 dicembre 1999
Ricomparvero abbracciati nel salotto di Malfoy: durante il viaggio nel camino Hermione aveva potuto sentire la mano di Draco stringere spasmodicamente la sua, come se avesse il terrore di perderla da qualche parte nel tempo e nello spazio. Nel frullare di camini e colori l'unica cosa reale ed importante era stato il calore di quel palmo abbarbicato al suo. Aveva provato tenerezza, confusione, sincero stupore. Non avrebbe mai immaginato che quel ragazzo, che una volta era stato il suo peggior persecutore, potesse provare un'emozione così forte e vivida. Se ne sentiva intimorita. Come se quella mano stretta alla sua non avesse aspettato altro per tutta la vita.
Arrivati al camino giusto, ne uscirono con grazia.
Rimasero a fissarsi turbati, la mano di lei ancora racchiusa nella sua stretta dolorosa.
"Sei qui." Disse infine lui.
Hermione rispose piano: "Sì."
Draco aveva bisogno di esplicitare quell'incredibile dato di fatto.
Il suo sguardo la fece rabbrividire: era lo sguardo di qualcuno che ritrovava la sua casa dopo mesi di lontananza.
Solo rispecchiandosi in quegli occhi, Hermione comprese la profondità della solitudine che Draco aveva provato.
Gli si avvicinò, senza cercare di togliere la mano dalla sua.
"Sono qui."
Lo vide deglutire e poi sentì la mano vuota e il viso in fiamme: le labbra si appoggiarono morbide, titubanti sulla sua bocca. Gliela schiuse con un tocco gentile della lingua e rimasero un attimo sospesi. Increduli.
Ma poi la tensione travolse Draco e si rovesciò su Hermione sotto forma di un bacio diverso, quasi furioso.
Si sentì spingere contro la porta e frugare sotto i vestiti. I cappotti pesanti di entrambi rendevano impacciati i loro movimenti, ma sembrava che non avessero tempo per altro che non fosse baciarsi e toccarsi.
Incerti di essere veramente loro in carne ed ossa.
Fu dopo un bel pezzo che si staccarono ansanti.
Draco le scrutò il volto in cerca di un ripensamento, poi, non trovandolo, scoppiò a ridere.
Hermione dapprima si irrigidì, ma accorgendosi dello stato pietoso di entrambi si unì a quella risata liberatoria e un po' isterica, riscoprendo quanto fosse inaspettata e bellissima la risata di Draco, dedicata solo a poche persone.
"Non era così che me l'ero immaginato! Nei miei pensieri eri nuda, sudata e completamente avvinta da me! Invece, guardaci!" Fece Draco allargando le mani.
"Neanche io me l'ero immaginato così! Sei felice di vedermi? Sincero, per favore."
"Sei proprio una sciroccata se pensi il contrario..."
E di nuovo le afferrò la mano, tirandosela vicina al petto.
"Sono l'uomo indegnamente più fortunato del mondo."
Gli occhi di Hermione tremolarono sotto la spinta delle lacrime. Ore di agitazione nervosa che adesso le facevano dolere le ossa.
Improvvisamente la luce elettrica saltò e la stanza venne avvolta da un riverbero lattiginoso e opaco che filtrava dalle finestre ghiacciate.
"No! Non di nuovo!" Bofonchiò Draco.
Hermione si voltò verso i vetri e solo allora si accorse della situazione critica che stava vivendo la città di New York, precipitata in un mondo di ghiaccio.
"È impressionante." Fece sorpresa, traendo profondi respiri per dominarsi.
"Impressionante è dir poco! La scorsa notte sono dovuto salire sul letto e far evanescere la neve accumulata sopra la terrazza! Fortuna che ero immerso nel buio pesto!"
"I tuoi vicini di casa sono babbani?"
"A parte la padrona di casa, sì. E non li ancora fatti fuori! Non sei fiera di me?"
"Smettila di fare il cretino." Sorrise lei.
"Puoi mettere le tue cose nella..." iniziò a dire il ragazzo, ma si interruppe.
Stava per dire la mia camera, ma all'improvviso si era sentito insicuro.
"Nella tua camera?" Fece Hermione più tranquilla.
"Sì! Vieni, ti faccio vedere!" Disse subito Draco, nascondendo il sollievo dietro un altro sorriso smagliante. In realtà si sentiva un perfetto idiota: non riusciva a controllare la sua trepidazione, le sue azioni e le sue parole. Tutto si riversava fuori da lui in maniera confusa e bizzarra.
La portò nella stanza, la cui grande finestra si affacciava su un parco ammantato di bianco, sempre con la piccola mano di Hermione stretta nella sua.
"Wow! Ma è bellissimo qua!"
"Solo perché c'è la neve... solitamente dietro quei cespugli ci stanno gli spacciatori..."
Hermione rise. Sapeva che non era vero: la casa di Draco si trovava in uno dei quartieri più esclusivi del Greenwich Village. Per quanto caduto in disgrazia, rimaneva pur sempre l'ultimo rampollo di una delle famiglie più antiche di Inghilterra.
"Se mi restituissi la mano potrei togliermi il cappotto..."
Draco arrossì: solo allora si rese conto di avergliela stritolata per tutto il tempo.
"Oh... certo. Eccoti la tua deliziosa sudaticcia mano!"
"È sudata a causa tua!" Lo corresse lei con una smorfia.
"Se vuoi puoi farti una doccia, mangiare qualcosa, riposarti..." iniziò a dire Draco.
"Sto bene. Non ho bisogno di niente e tu dovresti darti una calmata..." La voce di Hermione uscì in sussurro.
"Non posso calmarmi. Ho paura che tu possa svanire da un momento all'altro, che un meteorite si schianti sulla casa, che il tetto ci cada in testa e che..." Rispose lui, dando involontario spazio a tutti i suoi timori.
"Non succederà nulla. Io non lo permetterò..."
Hermione gli si fece vicinissima, si alzò in punta di piedi e dopo avergli allacciato le braccia al collo lo baciò, lentamente, profondamente. Assaporando il suo sapore, prendendo confidenza con il suo corpo, con il calore che emanava. Inebriandosi del suo profumo e dell'odore che era solo suo e che la colpì come uno schiaffo, precipitandola nei ricordi di qualche mese prima.
Le mani che spesso lo avevano toccato in modo casuale e fraterno, ora lo blandivano sensuali e consapevoli.
"Cosa stai facendo, Mezzosangue?" Un roco mormorio che andò ad infrangersi direttamente nel basso ventre della giovane donna aggrappata a lui.
"Valuto la mercanzia, Malfoy! Secondo te cosa sto facendo?" Fece lei divertita dal suo sconcerto.
"Mmm... ed è di tuo gradimento?" Un lampo serpeggiò nel grigio torbido degli occhi.
"L'involucro sembra intatto, ma..."
"Non giocare con il fuoco se non vuoi bruciare, Granger..."
Draco lesse la sfida nel suo sguardo e poi la sentì sul suo petto: i seni della ragazza erano spudoratamente premuti su di lui.
"Ah, Mezzosangue, ma tu vuoi la guerra!"
"Bramo piuttosto la pace che segue alla battaglia..."
"Non direi, no. Ma forse ti sei scordata che anche a me piace giocare, sporco possibilmente." E così dicendo l'afferrò per le natiche premendosela addosso.
Un gemito di sorpresa sfuggì dalle labbra di Hermione: non pensava di trovarlo così eccitato. Eccitato da lei che a conti fatti era poco più che una dilettante in fatto di sesso e seduzione.
La bocca di Draco corse a mordere la carne delicata della gola, la lingua tracciò scie translucide sul collo, sul mento fino a lambirle le labbra socchiuse.
"Sorpresa, Granger?" La stuzzicò lui.
Rimase a guardare compiaciuto il rossore imporporarle le guance.
"No, Granger, non hai ancora alcun vero motivo per arrossire..." le sussurrò all'orecchio, prima di riprendere a baciarla.
Hermione gli morse dispettosa un labbro per poi passare la lingua lungo il contorno delle sue labbra.
Draco sorrise e lei si sentì morire e risorgere: mentalmente prese a darsi della bestia per non essersi accorta prima di quello che aveva avuto sotto gli occhi.
Le mani di Draco scivolarono via dal suo corpo e senza preavviso lo vide sedersi sul letto.
Hermione fece un passo verso di lui.
"No. Hai detto che volevi sapere cosa c'era sotto l'involucro, giusto? Guarda allora..." la fermò Draco.
Hermione lo vide sfilarsi il maglione e iniziare a slacciare i bottoni della camicia, per poi farsela scivolare lungo le spalle, le braccia e rimanere a torso nudo.
Hermione avrebbe voluto con tutta sé stessa distogliere lo sguardo, ma non ci riusciva ipnotizzata com'era da quella pelle pallida e compatta, dai muscoli guizzanti e proporzionati, dalla peluria dorata che gli ricopriva il petto. Si sentiva tremendamente sciocca a rimanere lì impalata, con il fiato sospeso e la confusione disegnata chiaramente in faccia.
Un ghigno si dipinse sul volto di Malfoy che per tutto il tempo non le aveva tolto gli occhi di dosso, beandosi, da buona serpe quale era, delle espressioni sul suo volto.
Una macchia sbiadita sull'avambraccio catturò l'attenzione della ragazza e si sorprese a non provare disgusto, ma calma accettazione. Quella ignobile ferita faceva parte di lui, come quella piccola cicatrice sul fianco destro o quella voglia color cioccolata appena sopra la spalla. Si scoprì intimamente commossa.
Draco si sdraiò brevemente e poi si rimise a sedere sfilandosi i pantaloni che finirono in un angolo della stanza. Tolse le calze e infine fece per togliersi i boxer. Hermione li osservò come in trance scendere verso il pube e a quel punto si riscosse percorsa da una scossa elettrica. Già così poteva soppesare ciò che nascondevano e non si sentiva assolutamente pronta a fare conoscenza con quella parte di lui così precipitosamente.
Le guance presero di nuovo fuoco, mentre lei gridava: "Fermati!"
Lo sguardo apertamente beffardo di Draco le mandò il sangue al cervello. L'orgoglio si infiammò repentino: gliela avrebbe fatta vedere lei! Sarebbe stata un ricordo che l'avrebbe tormentato a lungo.
"Non voglio limitarmi a guardare, Malfoy. Voglio toccare con mano!" Rispose, fingendo una tranquillità che non aveva.
"Accomodati! Non ho segreti!" Fece lui allargando le braccia, sicuro e calmo. Invitante come un pacchetto di Natale.
Hermione sorrise al suo stesso pensiero e si inginocchiò davanti a lui, che inconsapevolmente trattenne il fiato.
Iniziò ad accarezzare il suo viso, le spalle, il petto, tocchi leggeri che increspavano la pelle. La bocca scese lenta a spianare quelle piccole onde creandone di nuove.
Quando corsero giù a saggiare la durezza del ventre, un gemito sfuggì dalle labbra di Draco che fino ad allora era rimasto immobile, perso in quelle carezze che lo vezzeggiavano e lo blandivano come fosse una sacra reliquia.
Hermione sorrise non vista e appoggiò la bocca laddove prima c'erano le dita, scendendo verso il basso, seguendo una direzione precisa.
"Mezzosangue..." mormorò Draco portato al limite della pazienza.
"Mmm..." bisbigliò lei senza alzare la testa.
"Non tirare troppo la corda..." lo sentì sbuffare fuori, con un sussulto. Hermione aveva afferrato l'elastico dei boxer giocherellando sadica con esso.
Draco si mosse per agevolare la sua mossa, invocando quel gesto che finalmente lo avrebbe liberato da quel fastidioso attrito.
Hermione senti il viso infiammarsi sotto la coltre di capelli che la proteggeva dal suo sguardo.
Mio Dio..
Prese un respiro e liberò finalmente ciò che si era profilato fino a quel momento sotto la stoffa.
Senza starci a riflettere prese tra le labbra la sua erezione. All'improvviso si sentì potente e assurdamente forte: i respiri affrettati di Draco, le sue mani che erano corse ad arruffarle i capelli erano una magia che la faceva vibrare.
"Per Salazar, Mezzosangue... dammi tregua! Non può finire così!" Lo sentì dire, la sua arroganza dissolta nel piacere che lei, e solo lei, gli stava concedendo.
Hermione intensificò il ritmo: doveva assolutamente vincere quella partita. La presa sulla sua testa si fece più forte e fu solo con immenso sforzò di volontà che Draco trovò la forza di spostarla prima dell'inevitabile. Si coprì il sesso con le mani ansante, mentre i brividi dell'orgasmo si mescolavano al divertimento misto ad irritazione per il folle orgoglio di Hermione.
Aprì gli occhi e la trovò a fissarlo con un sorriso a trentadue denti.
"Granger, me la pagherai! Te lo giuro!"
"Scusami se non ti prendo sul serio ora come ora!"
Draco grugnì indispettito per poi scoppiare a ridere.
Si alzò con un balzo e senza alcuna vergogna si diresse in bagno.
Hermione ne approfittò per lasciarsi cadere a sua volta sul letto, stremata. Stremata e eccitata come mai nella vita, gli slip fradici e un desiderio frustrato che lei stessa aveva contribuito a creare.
Poco dopo Draco ricomparve, nudo come mamma l'aveva fatto e uno sguardo famelico che preannunciava vendetta.
Hermione si morse le labbra e a Draco non sfuggi il movimento delle cosce che si stringevano.
"Qualcosa non va, Granger?" Chiese sardonico, di nuovo padrone di se stesso.
Hermione fece per parlare, ma non ne ebbe il tempo, perché le labbra di lui le rubarono le parole.
"Basta giocare...", mormorò Draco.
Le accarezzò la guancia calda, inanellò i suoi capelli tra le dita, rimanendo a fissare per qualche istante i riflessi rossi dei suoi ricci.
Hermione chiuse gli occhi sopraffatta e lasciò che lui la conducesse ovunque volesse portarla.
Lo sentì sollevarle il busto e le braccia per sfilare maglione e maglietta. Percepì il suono dei bottoni automatici dei pantaloni mentre venivano aperti. La carezza della stoffa lungo le sue gambe le provocò un brivido.
Trattenne il respiro mentre i suoi seni venivano liberati dall' impaccio del reggiseno e i capezzoli farsi turgidi a contatto con l'aria della stanza.
Un gemito le sfuggì mentre gli slip venivano abbassati e lei rimaneva nuda sotto il suo sguardo.
"Sei tremendamente bella, Hermione." La voce di Draco giunse come una lusinga inaspettata, ma a lungo sognata.
Hermione fremette sotto il tocco audace delle carezze, della sua bocca calda e umida. Si posizionò in mezzo alle sue gambe schiudendole piano. Hermione inarcò la schiena invitante, impudica come solo lei sapeva essere.
Il primo tocco di lingua le inviò una scarica elettrica alla base della schiena.
Dopo il secondo non li contò più. Quando due dita si fecero strada dentro di lei, i muscoli si irrigidirono facendo mugolare Draco. Il piacere divenne tale da fuggire dalle labbra della ragazza in sospiri ravvicinati.
Prendimi per l'amor di Morgana...
Draco aumentò il ritmo fino a quando non fu soddisfatto del risultato ottenuto.
Hermione si sentì morire quando lui interruppe quel contatto delizioso.
Apri gli occhi di scatto, in tempo per vedere Draco afferrarle le gambe per posizionarla sul bordo del letto. Lo osservò posizionarsi davanti a lei e poi... e poi fu solo calore e godimento liquido. Poche poderose spinte ed entrambi crollarono esausti.
"Ben arrivata Granger... è una vita che ti stavo aspettando." Disse Draco dopo un po'.
Hermione si accoccolò sul suo petto e lui coprì entrambi con il piumone.
"Anche io ti aspettavo da una vita"
Poco dopo si addormentarono entrambi: un sonno pacifico e ristoratore.
La luce tornò improvvisamente e Draco si svegliò di soprassalto.
Un peso gli gravava sul petto e gli occorse qualche secondo per realizzare che si trattava della testa di Hermione. Il cuore prese a battergli veloce nel petto: allora, non era stato un sogno!
Trasse qualche profondo respiro per dominare la profonda emozione che provava.
La Granger era nel suo letto, nuda, abbandonata su di lui.
Rimase ad ascoltare il suo respiro calmo e tranquillo, grato all'universo per la possibilità che gli aveva concesso.
Non resistette alla tentazione di prendere tra le dita un riccio ribelle: la consistenza serica di quella ciocca bruna lo commosse profondamente.
La Mezzosangue aveva attraversato l'oceano per lui.
All'improvviso si sentì inadeguato e indegno di fronte a tanta attenzione: cosa aveva fatto per meritarsi quella fortuna?
Le dita lasciarono andare il ricciolo e si appoggiarono sulla spalla. Gliela cinse in un gesto che riconobbe come possesso: allentò un poco la presa, vergognandosi di quel sentimento. Hermione non era sua: gli aveva solo concesso di accompagnarla per un pezzo di strada, quanto lungo spettava solo a lei deciderlo.
Ancora una volta si chiese se fosse normale sentirsi beatificato e allo stesso tempo tanto immeritevole.
Hermione si mosse con un brontolio e Draco smise di fare qualunque cosa, persino di pensare, pur di non disturbare il suo riposo.
Se avesse dato retta al suo istinto avrebbe sigillato quella camera per sempre pur di non compromettere quell'istante di pura felicità.
La ragazza si mosse di nuovo e una cascata di capelli franò sul suo addome, solleticandogli la pelle che per reazione si coprì di brividi.
Sospirando, a malincuore, il ragazzo si chinò per spostarglieli dal viso, consapevole che lei si sarebbe svegliata. Il viso gli si rivelò deliziosamente corrucciato, un broncio infantile che lo attirò come un orso al miele. Si mosse e le stampò un bacio sulle labbra.
Hermione borbottò ancora, ma alla fine una sguardo appannato e disorientato si aprì su di lui.
"Buon pomeriggio, dormigliona..." sussurrò.
La ragazza sbatté le palpebre per abituarsi alla luce artificiale, mentre una ruga pensosa corrucciò la sua fronte. Dopo qualche istante di intensa riflessione le labbra di Hermione si aprirono in un sorriso di pura gioia.
"Ciao... allora non sei stato un sogno..."
Draco sorrise di nuovo, stringendola appena più stretta.
"No, a quanto pare sono qui con te, nudo e crudo!"
Le guance di Hermione si colorirono dopo aver preso coscienza della propria, di nudità.
"Sei comodo come cuscino: eppure non si direbbe a guardarti, spigoloso come sei."
"A giudicare dal modo in cui russavi, oserei dire che sono comodissimo!"
"Non è vero! Io non russo, Malfoy!"
"Oh sì che russi: mi sono svegliato pensando di essermi addormentato con un Ungaro Spinato!"
Hermione si sollevò di scatto e gli tirò un pugno sulla spalle: "Bugiardo!"
Draco finse una smorfia di dolore e poi scoppiò a ridere: "No, per il momento non hai russato, ma sono certo che lo farai."
Hermione sbuffò e poi chiese: "Che ore sono?"
"Sono le cinque del pomeriggio, anche se sembra mezzanotte." Rispose Draco indicando la finestra.
Il paesaggio non era mutato, anzi, se possibile, pareva ancora più bianco di prima.
"Hai fame? Non abbiamo pranzato e dovresti mettere qualcosa sotto i denti: non sia mai che San Potter si precipiti qui con la scusa che tento di affamarti!"
Hermione sbarrò gli occhi, come se avesse dimenticato qualcosa di importantissimo.
"Oh no! Avevo promesso a Ginny di scriverle appena arrivata!" Esclamò.
"Allora è vero che pensano che ti affamerò!" Fece Draco risentito da quella mancanza di fiducia nei suoi confronti.
"Smettila. Posso usare il tuo computer? Devo farlo ora che è tornata la corrente elettrica." Rispose Hermione.
Draco fu sul punto di risponderle che se ne fotteva altamente di Potter e delle sue ansie, ma una vocina giudiziosa gli disse che non era il caso.
"Se proprio devi... il computer è in salotto." Sbuffò.
"Ci metterò solo un attimo..." sorrise lei.
"Puoi metterti la mia maglietta e la mia felpa, ma poi dovrai tornare subito qui!" Disse Draco.
Hermione sgusciò fuori dal caldo delle coperte e il freddo le increspò la pelle.
Draco fu sul punto di riacchiapparla, ma tenne a freno le mani. Uscì anche lui dal letto e si coprì con una tuta messa direttamente sulla nuda pelle.
Quando si voltò la visione di Hermione con addosso i suoi vestiti gli provocò un terremoto sensoriale.
"Granger sbrigati, prima che venga meno ad ogni assurdo buon proposito e ti salti addosso."
Hermione rise e rispose: "Malfoy sei consapevole che non potremo passare ogni singolo istante a rotolarci sotto le coperte?"
"E chi ce lo vieta? Hai una vaga idea di cosa significhi averti qui?"
Hermione annuì e gli si avvicinò per baciarlo. Caspita se lo sapeva. Il cuore prese a far capriole nel petto.
"Devo mandare quella... ma- mail", balbettò staccandosi a fatica.
"E allora vai a mandare quella cazzo di mail, per Salazar!" Esclamò Draco esasperato.
Hermione andò in salotto e accese il computer, ancora scombussolata.
Come avrebbe fatto a trovare la forza per andarsene? Quel pensiero la rabbuiò, ma scosse con forza la testa per allontanarlo. Non era il momento di essere tristi.
Andò sulla sua casella mail e vide che conteneva due messaggi.
To: JaneAusten1980
From: RedFairy81
H:15 p.m.
Date: 18.12.1999
Hermione Jane Granger! Perché non ci fai avere tue notizie? Perché ci lasci con il fiato sospeso? Sei una pessima amica e giuro che quando tornerai te la farò pagare!
Dimmi che stai bene, che hai trovato Draco e che sei troppo occupata a scopare per rispondermi!"
G.
To: JaneAusten1980
From: RedFairy81
H:16 p.m.
Date: 18.12.1999
Vedi tu. Harry sta per mandare un comunicato ufficiale all'Ufficio Auror del Macusa per farti venire a cercare e sai benissimo che lo farà se non gli darai tue notizie! Inoltre ha detto che verrà personalmente a New York a prendere Malfoy a calci in culo fino a farlo tornare a Londra in un attimo! Rispondi!
G.
Hermione rise di gusto e Draco si affacciò dalla porta della cucina con sguardo interrogativo.
"Ginny sta andando fuori di testa e Harry minaccia di farti tornare a Londra a calci."
"Puoi rispondere alla Piattola che prima di mettere in atto la sua minaccia il suo caro fidanzato dovrebbe perlomeno essere in grado di alzare le sue gambe tozze e arrivare fino al mio regale culo. Quel tappo maledetto...", borbottò Draco tornando ai fornelli.
"Non è poi così basso! E poi sono solo preoccupati: non hai idea di cosa abbiano fatto quei due per permettermi di arrivare fino a qui!"
Draco andò in salotto e appoggiò un bacio sul collo alla ragazza, che rabbrividì vistosamente.
Lo trovò bellissimo con le maniche arrotolate sopra al gomito e uno strofinaccio appoggiato sulla spalla: si sporse per dargli un bacio.
"Sentiamo... cosa avrebbero fatto quegli impiastri? Ma soprattutto come mai sei riuscita a scappare da me?" Chiese Draco sinceramente interessato.
Hermione gli raccontò tutto ciò che era accaduto nelle ore precedenti al suo arrivo, della disperazione provata quando si era accorta di non aver rinnovato il passaporto e della sorpresa nell'apprendere che maghi e streghe avevano dei canali privilegiati. Draco strabuzzò gli occhi nell'udire che uno dei maghi più ricchi al mondo le aveva ceduto la sua cabina personale.
"Granger il tuo nome è leggenda." Disse sinceramente impressionato.
Hermione arrossì e cercò di schermirsi.
"Non serve che faccia la modesta! Tuttavia dubito che ti avrebbe fatto questo grande favore se avesse saputo che ti servivi di lui per arrivare a me." Fece Draco serio.
"Non puoi saperlo." Disse Hermione decisa.
"Fidati."
Hermione non rispose e prese a scrivere la mail di risposta.
To: RedFairy81
From: JaneAusten1980
H:18:30 p.m.
Date: 18.12.1999
SONO VIVA! Il messaggio di Harry ha raggiunto il suo destinatario che è venuto a prendermi al mio arrivo. Oh Ginny, sono totalmente felice. Fuori infuria la più grande tempesta di neve mai vista e non sono riuscita a risponderti prima, perché ci sono frequenti black out. Draco è assolutamente perfetto. Non so come farò a lasciarlo... lui è... lui è... non riesco neanche a scriverlo.
Ti darò altre notizie appena possibile. Saluta tutti e ringrazia il tuo capitano e il suo fidanzato da parte mia, di' loro che lo farò di persona appena possibile: il viaggio è stato meraviglioso.
Draco è meraviglioso.
Ti abbraccio forte.
H.
Pigiò il tasto invio e spense il computer.
Adesso aveva cose più importanti da fare. Andò in cucina dove un delizioso profumino di pancake stuzzicò il suo stomaco vuoto.
"Che fame! E che profumo! Da quando Draco Malfoy sa cucinare?" Domandò Hermione arrivando alle sue spalle e abbracciandolo per la vita.
"Da quando ho dovuto imparare a fare qualcosa per non morire di fame. Non sono un granché come cuoco, ma i pancake mi escono abbastanza bene."
"Più che bene! Posso aiutarti a fare qualcosa?"
"Puoi apparecchiare: stoviglie e posate le trovi dentro quella credenza. In frigorifero troverai marmellata, miele e frutta fresca. Mi spiace che non ci sia altro, ma non ho avuto modo di fare la spesa. Domani dovremo trovare il modo di farla. A proposito... io lunedì lavoro, ma non ho intenzione di sprecare neanche un minuto lontano da te. Abbiamo così pochi giorni..." Un'ombra di tristezza calò tra loro.
"Ci penseremo domani..." Disse Hermione.
Si baciarono nuovamente e per poco Draco non la rovesciò sulla tavola.
"Fammi mangiare, ti prego."
"Granger... l'unica cosa che voglio mangiare sei tu." Fece Draco, dandole un morso leggero sul collo.
"Abbiamo tutta la notte davanti a noi...", cercò di dire Hermione.
"Se la metti così, allora mettiamo qualcosa nella pancia."
Si sedettero e iniziarono a mangiare in silenzio, affamati come lupi.
"Veramente buoni!" Esclamò dopo un po' Hermione.
"Non mi ricordavo che mangiassi come un avventore della Testa di Porco, Mezzosangue!"
"Non mangio così tanto! Sono senza cibo da questa mattina alle sei!" Protestò Hermione.
"Ma a me piacciono le donne rotondette!"
"Sei uno stronzo..." e così dicendo gli puntò una banana addosso.
"Mi arrendo! Mi Arrendo! Non uccidermi con una banana, ti prego!" Piagnucolò lui.
Hermione rise, per poi mettersi in bocca un altro pancake.
"Mezzosangue..."
"Mmm..." mugugnò lei con la bocca piena.
"Grazie. Non mi sembra vero. Eppure mi sembra anche così giusto, così reale. Non credo di essermi mai sentito tanto a mio agio in vita mia, anzi non credo di essermi mai sentito così. Mi sembra di averti nella mia esistenza da sempre... che casino, non riesco a spiegarmi!" E così dicendo si passò una mano tra i capelli, frustrato dal fatto di non riuscire ad esprimersi.
La mano di Hermione cercò il suo braccio.
"Capisco cosa vuoi dire, Draco. Tutto è così naturale, come se quel passato che abbiamo alle spalle non sia mai esistito ed è assurdo."
"Fa paura... io ho paura che possa svanire tutto tra un secondo."
"Anche io, ma non possiamo permettere all'ansia di rovinare tutto... tutto questo."
"No, non possiamo. Hai ragione. La cosa che più mi spaventa è la consapevolezza di non meritami nulla di tutto questo. Non mi merito la fiducia della Weasley e di Potter, figuriamoci la tua."
"Pensavo che avessimo superato questa paranoia, Draco. Basta. La realtà è che sono venuta qui appena ho potuto, perché l'idea di non vederti, di non toccarti, baciarti mi toglieva il fiato, risucchiava ogni altro pensiero. Sono qui, perché non riuscivo più a starti lontana. Patetica, no?"
Draco scosse la testa.
"Mezzosangue, noi siamo patetici. Innamorati e patetici. E pazzi."
"E pazzi! Certamente!" Ripeté ridendo Hermione.
In quel momento la luce saltò di nuovo e nella casa scese un buio appena rischiarato dal lucore della neve.
"Oh cazzo! Questa storia sta diventando ridicola!" Sbuffò Draco alzandosi in piedi e facendo luce con la bacchetta.
Hermione gli si affiancò anche lei con la bacchetta alzata.
"Accio candele!" Disse Draco e da un armadietto schizzò fuori un pacco che il ragazzo prese al volo.
"Romantico... inizio a pensare che ci sia il tuo zampino..." Fece Hermione, prendendone un paio.
"Purtroppo no. Ci sono dei candelabri sparsi per la casa, puoi metterle lì."
Poco dopo la casa si accese di una luce calda e vibrante.
"Sono felice..." sussurrò Hermione.
Draco l'abbracciò stretta e la sospinse sul divano senza staccarsi da lei.
"Anche io." Le sussurrò sulle labbra, prima di iniziare a spogliarla e ricominciare a fare l'amore.
Tuttavia, proprio mentre Draco si stava dedicando a venerare il suo seno, il campanello iniziò a suonare, irritante.
Hermione sobbalzò coprendosi istintivamente il petto, mentre da fuori la porta delle voci confabulavano concitate.
"Ti dico che disturbiamo! Andiamocene!" Fece una voce femminile.
"Ma non abbiamo sue notizie da ieri sera? E se qualcosa fosse andato storto? Dobbiamo accertarci che vada tutto bene!"
"Non ci da sue notizie, perché sarà impegnato in attiva più che piacevoli, pezzo di asino che non sei altro!" Rispose un'altra voce maschile.
"Draco, ma chi diavolo sono?" Sussurrò Hermione coprendosi in fretta con la felpa.
"Idioti ficcanaso, ecco chi sono!" Borbottò Draco a denti stretti.
"Li conosci?"
"Sì. E se non aprirò la porta, la butteranno giù!" Fece alzandosi con una imprecazione.
Pochi passi e spalancò la porta all'improvviso facendo ruzzolare sulla soglia tre ragazzi spaventati.
"Ma che cazzo, Black! Non potevi semplicemente rispondere!" Gugnì un ragazzo biondo e slanciato.
"Goldestein se non fossi il coglione che sei...", iniziò a dire Malfoy.
"Lo sapevo! Lo sapevo! Glielo avevo detto a Noam che era una pessima idea venire a disturbarti!" Si affrettò a dire Lucilla, mentre cercava di liberarsi dalle gambe di Archie.
"Infatti, anche io glielo avevo detto, Draco!" Fece quest'ultimo, allungando la testa oltre il suo busto per cercare di adocchiare Hermione.
Draco sorrise suo malgrado.
"Immagino quanto tu sia stato convincente, Archie. Avanti, so benissimo che non siete qui perché preoccupati per me, ma solo per conoscere lei." E così dicendo si spostò di lato per permettere loro di vedere Hermione Granger, rossa in volto e scarmigliata, in tutta la sua magnificenza.
Una "O" di sorpresa si dipinse sulle loro bocche, mentre Hermione, imbarazzatissima e confusa, accennava un saluto con la mano.
"Allora è vero! Non ci hai raccontato un mucchio di stronzate! Sei davvero amico di Hermione Granger!"
"Più che amico direi...", affermò Archie con aria di chi la sapeva lunga.
Lucilla gli mollò un calcio sugli stinchi e l'altro guaì di dolore.
"Ben ti sta! Deficiente che non sei altro..." Bofonchiò lei, ignorando le sue proteste e facendosi avanti con la mano tesa.
"Piacere, sono onorata di conoscerti. Mi chiamo Lucilla..."
"Lucilla Star! Piacere mio! Ho letto il tuo articolo..." Concluse la frase Hermione stringendo con calore la mano che le veniva porta.
Lucilla sorrise, in imbarazzo.
"Scusa se siamo piombati qui come degli Snasi a caccia di oro. Ma sai... quei due deficienti..."
Hermione rise e poi si affrettò a dire: "Non avete interrotto niente..."
"Ah no, Granger? E cosa stavamo per fare poco fa? Giocare a freccette?"
"Non essere villano, Draco! Presentami i tuoi amici!" Lo redarguì lei.
Draco alzò gli occhi al cielo, poi si girò verso i due ragazzi che attendevamo impalati sulla soglia di casa.
"Quello biondo è Noam Goldestein, quello moro Archie Crowe. Giovani speranze della società newyorkese... Noam, Archie vi presento Hermione Granger, unica mente pensante del Trio Miracoli. Il primo che si permette di fare commenti meno che onesti, verrà buttato fuori dalla finestra, in mezzo alla neve, come mamma l'ha fatto!"
"Draco!" Esclamò Hermione fingendosi scandalizzata.
"Va bene, hai ragione, vi lascerò le mutande! E ora entrate!"
I due si fecero avanti, per nulla impressionati dalle minacce di Draco e circondarono Hermione seppellendola di complimenti e domande.
Lucilla si accostò a Draco e ne approfittò per chiedere: "Allora? Tutto bene?"
Draco sorrise: "Benissimo, Lucilla. Non sono mai stato così felice."
Lucilla fece un sorriso smagliante egli strinse brevemente la mano, prima di dire: "Che ne dici? Andiamo a salvarla dai quei trogloditi?"
Draco ghignò: "No, la Granger è abbastanza brava da cavarsela da sola!"
"Lo fai apposta, vero?" Chiese Lucilla divertita.
"Sì, decisamente."
Dopo un quarto d'ora di pura eccitazione, il quartetto si spostò in cucina, dove Draco stappò una bottiglia di vino e mise in tavola una cena improvvisata a base di salumi e formaggi.
"Allora Hermione, è vero che sei stata in viaggio per quasi un anno dentro una tenda con Weasley e Potter?" Fece Archie all'improvviso.
"Sì, ma sembra più figo di quanto non sia stato..."
"E sei scappata a dorso di un drago cieco dalla Gringott? Vero? Dimmi che è vero!" Intervenne Noam.
"Sì, effettivamente è vero..." annuì Hermione.
"Stupefacente! Io a stento rimango in sella alla scopa!" Esclamò Lucilla.
"Ed è vero che sei scampata all'Ardemonio?" Chiese Archie, lasciandosi trascinare dagli altri due.
Hermione guardò Draco: quel ricordo condiviso, pesava sulle loro spalle per motivi diversi. Il viso di Crabbe si formò per un attimo nelle loro menti.
"Sì, ma solo grazie alla capacità di Harry di usare la scopa." Si affrettò a rispondere la ragazza, capendo un secondo dopo di aver fatto un passo falso.
Draco si irrigidì impercettibilmente, un'ombra scura sugli occhi.
"Se non fosse stato per Potter, saremmo morti tutti." Disse con voce greve.
"C'eri anche tu? E che diavoli ci facevi lì?" Chiese Archie a Draco.
"Cercavo di recuperare la bacchetta che Potter mi aveva rubato, ma qualcosa è evidentemente andato storto..." rispose lui.
Hermione non sapeva come uscire da quella situazione.
"Non eravate amici..." Fece Noam
"No, lo siamo diventati a guerra finita. Senza Draco non so cosa avrei fatto." Affermò Hermione decisa.
"E adesso vi amate! Non è fantastico!?" Esclamò Archie entusiasta.
Tutti lo guardarono, quasi impauriti.
"Che c'è? Cos'ho detto? Mi sembra evidente, no?" Fece lui sorpreso.
Hermione e Draco si scrutarono imbarazzati.
"Scusali, Hermione. Non sono cattivi, sono solo dei grandissimi idioti!" Fece Lucilla,
"No, no... ha ragione." Disse Hermione.
Draco la fissò, incredulo. Stava forse ammettendo di amarlo davanti a tutti?
"Va bene... direi che abbiamo abusato fin troppo della vostra pazienza. E noi abbiamo da fare, giusto ragazzi?" Intervenne Lucilla, captando nell'aria un'emozione intensa provenire da Draco e da Hermione.
"Già... questa maledetta tempesta sta mettendo a dura prova gli aiuti ai senza tetto e non solo. Il Ministero della Magia ha deciso di intervenire a favore della comunità No-Mag e noi ci siamo offerti volontari per dare una mano."
"Ma è bellissimo. E come interverrete?" Chiese Hermione, curiosa e impressionata.
"Noi ci occuperemo dei senza tetto: ripari da sgombrare dalla neve, viveri da distribuire, ferite da curare. Ci sono Medimaghi pronti a curare con la magia chiunque ne avesse bisogno in ospedali improvvisati e Obliviatori altrettanto pronti a cancellare tonnellate di ricordi. Altri si occuperanno di mettere in sicurezza i dormitori, le case dei quartieri più poveri, senza elettricità e riscaldamento... cose così." Spiegò Noam.
"E vi siete organizzati così velocemente? Mi sembra un lavoro impressionante." Disse Hermione colpita.
"No, il Macusa ha specifici protocolli per intervenire nelle emergenze. Ovviamente si è già occupato della comunità magica in difficoltà." Intervenne Lucilla.
"Volete venire con noi? Sarebbe bello stare insieme..." Disse Archie con un sorriso irresistibile.
"Archie, non si vedono da mesi! Certamente hanno di meglio da fare..." Si affrettò a dire Lucilla.
Ma Draco sapeva che la Mezzosangue aveva già preso la sua decisione: glielo leggeva nel fuoco vivido che baluginava nei suoi occhi. Era più forte di lei fare sempre la cosa giusta. A malincuore si preparò ad accantonare baci, sesso e chiarimenti. Per il momento.
"Ci vuoi andare, Hermione?" Chiese con un sorriso alla ragazza.
"Possiamo? Davvero? Non ti dispiace? Oh Draco sarebbe interessantissimo vedere dal vivo tutta questa macchina mettersi in moto e soprattutto farne parte attivamente!" Esclamò Hermione agitandosi sulla sedia.
"Dobbiamo andarci per forza, Granger. La vedo sai? Hai la stessa espressione di quando a scuola c'erano gli esami! Hermione Granger, oltre ad aver salvato il culo al Mondo Magico, è anche una insopportabile secchiona!"
"Allora è deciso! Avete dei vestiti adatti?" Chiese Lucilla contenta come una pasqua.
"Sì. Possiamo trasfigurare qualcuno dei miei costosissimi cappotti per lei..."
In men che non si dica si trovarono fuori, in mezzo all'inferno di ghiaccio e neve.
Hermione prese sotto braccio Draco e gli mormorò: "Grazie..."
Draco rimase a fissare quel viso arrossato dal freddo, quegli occhi lucidi di aspettativa e pensò che se fosse morto in quel momento non sarebbe poi stato tanto male.
Si chinò a baciarla e poi si limitò a dire: "Dovrai farti perdonare molte cose Granger..."
"Consideralo già fatto..."
"Ti amo." Mormorò Draco.
"Cos'hai detto? Lo spazzaneve ha coperto la tua voce." Chiese Hermione, facendosi più vicina.
"Niente... non ho detto niente." E riprese a camminare con il cuore in gola.
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MILLENNIUM BUG - From New York to London and Back
FanficQuesta è il secondo capitolo della Trilogia "TIENIMI LE MANI, NON ANNEGHERAI" il cui titolo deve i suoi natali alla Canzone "Niente di Speciale" de Lo Stato Sociale - Album Amore Lavoro e Altri Miti da Sfatare - 2017. Millenium Bug è la continuazion...