Capitolo 21. Lunedi 20 dicembre 1999 – Alba/Mattina.
"Qualcosa non mi torna..." stava dicendo Hermione, appoggiata al petto di Draco.
Il ragazzo gettò uno sguardo alla sveglia sul comodino: le due del mattino. Erano svegli da quasi ventiquattro ore.
La stanchezza premeva prepotente sugli occhi, ma l'ansia li stava divorando da dentro, rendendo impossibile assopirsi per più di cinque minuti per volta.
"Cosa non ti torna...", mormorò il ragazzo.
"Tutto! Voglio dire, come faranno a sistemare la faccenda, è? Come? Troppe persone ti hanno visto per mesi gironzolare ovunque, troppe persone sanno di te, perché gliel'ho detto io! La storia che quel vecchio corvo si è inventato due piedi, di me con qualcuno che ti assomiglia è una stronzata troppo grande per stare in piedi! E non mi venire a dire che faranno una cancellazione di ricordi di massa! Più ci penso più mi sembra una storia assurda!"
"Lo so, Hermione. Ne abbiamo già parlato e convengo con te che non si può liquidare tutto così in fretta e furia. Ma che possiamo fare? Non sappiamo praticamente niente di ciò che sta accadendo fuori e lui è la nostra unica fonte di notizie. La storia che ci ha raccontato deve essere vera: mia madre e Potter l'hanno in parte confermata, no? Non possiamo passare la notte a ripetere sempre le stesse cose! Dobbiamo cercare di riposare qualche ora altrimenti quando il vecchio tornerà saremo talmente stonati da credere anche all'esistenza dei Nargilli!" Ribatté Draco in malo modo.
"Scusa se ti do fastidio! Scusa se cerco di salvarti da cinque anni di oblio! Sai che c'è? Posso andarmene anche ora se credi! In qualche modo io mi tirerò fuori dai guai e tu... bé, tu puoi andare al diavolo!" Urlò Hermione, balzando via dal letto.
"Hermione! Non intendevo dire che mi stai dando fastidio!" Fece Draco, passandosi una mano sulla faccia.
"Ah no? Perché sembrava proprio!"
"Calmati, sei esausta, anzi siamo esausti e metterci a litigare tra noi non migliorerà certo le cose!"
"Invece chiedere a O'Sullivan di obliviarci tutti ti sembra una buona idea? Scusa se non sono d'accordo sui tuoi accordi!"
"Hermione, ti prego..."
"No! Ti ripeto che qua c'è qualcosa che non torna e io voglio scoprire cosa! Sarai anche stato il dipendente dell'anno, ma mi hai sempre scritto che praticamente hai agitato la bacchetta solo per lavarti le mutande! Che attrattive potresti avere per questi tizi?" Hermione aveva ripreso a girare in tondo per la stanza.
"Non lo so... probabilmente la mia unica attrattiva al momento è avere un cazzo di sbiadito Marchio Nero sul braccio! Ti ho già detto che neanche io mi sono bevuto la storia delle immense capacità che secondo il mio ex capo mi sprizzano fuori da tutti i pori."
"E abbiamo chiarito che non sei il custode segreto dei piani di Voldemort, giusto? Quindi? Che diavolo vogliono da te?"
"Non lo so, Hermione, non lo so!"
"Allora cerchiamo di scoprirlo!"
"Hermione siamo chiusi qua dentro! Rimuginare non ci farà arrivare alla soluzione!"
"Non trovi anche tu che sia tutto molto strano?"
Di nuovo. Di nuovo quella domanda posta in maniera ossessiva. Draco non aveva mai conosciuto questo lato del carattere di Hermione con il quale invece Potter e Weasley avevano dovuto fare i conti più volte.
Draco sospirò, ormai aveva esaurito la pazienza e ogni frase di circostanza. Gli sembrava di essere entrato in un vortice temporale dove era costretto a rivivere più e più volte la stessa scena.
Si accorse che Hermione aveva smesso di parlare: due occhi gli stavano perforando la fronte.
"Granger! Come cazzo te lo devo dire!? Certo che le cose non tornano neanche a me, ma continuare a ripetere la stessa frase non mi farà pensare più velocemente o trovare una risposta plausibile a tutto questo macello!" Sbottò.
Hermione fece per ribattere ma poi mise su un broncio offeso che Draco non poté fare a meno di considerare irritante e delizioso allo stesso tempo.
"Scusa. Non volevo urlarti dietro, ma sei un filino ossessiva..."
" Non sono ossessiva! Sto cercando di..."
Draco si alzò dal letto e la zittì con un bacio mozzafiato che per qualche momento fece dimenticare ad Hermione tutti i suoi pressanti dispiaceri. La ragazza si chiese se sarebbe mai riuscita a fare a meno di lui per cinque anni. Il suo profumo la intossicava, anzi inebriava, e le sue braccia erano il posto più accogliente che avesse mai trovato. Si sentì all'improvviso debole, fastidiosamente dipendente da lui. E il bacio che l'aveva rasserenata adesso la faceva imbestialire: nessuno prima di allora le aveva mai tappato la bocca e non sarebbe stato certo Draco Malfoy il primo a farlo!
Lo spinse via e lo guardò rabbiosa.
Draco si scansò sorpreso: " Che diavolo c'è adesso!"
"C'è che pensi di farmi tacere con questi baci strappa mutande!"
Draco scoppiò a ridere, una di quelle risate piene e musicali, rare come le piume di Fenice.
Mannaggia a te..., pensò Hermione mordendosi il labbro. Forse questa volta non avrebbe vinto lei.
"Mezzosangue purtroppo per te io non sono un Grifondoro che pende dalle tue labbra!"
"No, infatti. Sei un'idiota Serpeverde che finge di non aver paura e che preferisce ignorare la situazione piuttosto che prenderla di petto. Tra poche ore quella persona orribile arriverà e noi? Noi cosa gli diremo?"
Draco si rabbuiò. Colpito e affondato.
"Faremo quello che vuole: non siamo in grado di gestire la cosa."
Ammise finalmente Draco.
Hermione sbuffò sonoramente.
"Comunque volevo ragionare con te su un particolare prima che tu mi interrompessi urlandomi dietro." Disse poi, più conciliante.
"Avanti spara!" Fece il ragazzo rassegnato.
"Lucilla." Buttò lì Hermione, scrutando la sua reazione.
"Lucilla?!" Fece Draco sorpreso e confuso.
"Lucilla, sì. Non ti sembra strano che proprio lei un anno fa sia venuta a Londra per assistere ai processi? Voglio dire: in una situazione di emergenza come quella in cui si trovava il nostro Ministero come ha fatto a fare uno stage in Inghilterra? Nessuna scuola avrebbe mai accettato una cosa del genere! Tu avresti mandato tua figlia in un paese dilaniato dalla guerra civile? "
Draco la ascoltò attentamente e ci mise meno di un minuto a seguire il suo ragionamento, anche se non voleva assolutamente credere a ciò che si stava delineando nella sua testa.
"No infatti." Proseguì la ragazza. "Poi, a distanza di mesi, Lucilla inciampa proprio in Draco Malfoy, casualmente attacca bottone e casualmente gli chiede di uscire, probabilmente mostrando un certo interesse romantico."
Draco deglutì a vuoto: quella davanti a lui era un demonio! Non le aveva mai detto che Lucilla era stata sul punto di baciarlo!
" Vai avanti..." si limitò a dire.
Hermione fece un mezzo sorriso che lo fece rabbrividire.
"Sì informa abilmente sulla tua vita, fino a diventare una confidente a te cara, una buona amica. Deve essere stata molto abile e convincente per superare la tua naturale diffidenza verso il genere umano!"
"Mi sono sentito molto solo, con la guardia abbassata... non è stato poi così difficile." Obiettò Draco.
"Diciamo che ha saputo sfruttare i tuoi punti deboli, allora. Le confidi di noi e lei ti appoggia e ti sprona a seguire i tuoi sentimenti. Diventa persino amica dei tuoi amici."
"La conoscevano già: ha frequentato la stessa loro scuola di Magia!"
"Già... e questo è un dettaglio che mi impensierisce non poco." Rispose Hermione mordendosi una pellicina.
"Dove vuoi arrivare, Granger?" La incalzò Draco.
"Insomma ormai sa quello che deve sapere e casualmente appena atterro a New York veniamo fotografati e sputtanati in mondovisione! Stiamo parlando di un viaggio improvvisato nel giro di due ore, dove ho volato come ospite particolare di una mago facoltoso e non in mezzo ai comuni mortali. Un viaggio che più riservato non si può! Nessuno lo sapeva tranne me, te, Ginny e i tuoi amici! Senza contare che fuori infuriava la più grande tempesta di neve degli ultimi anni!"
Hermione lo guardò e con un cenno del capo lo invitò a trarre le dovute conclusioni.
Draco prese un respiro e disse: " Credi che lavori per loro? Che sia una spia o qualcosa del genere? Che me l'abbiano appioppata per controllarmi? Avrebbe senso: è giovane, carina, ha la mia età. In più è affabile e intelligente. Ma, perché c'è un ma, ha la nostra età, Hermione! Come potrebbe lavorare per quei vecchi parrucconi? Non dovrebbe formarsi prima di essere attiva sul campo? In più Archie e Noam la conoscevano già. Il tuo ragionamento potrebbe anche filare, ma come me lo spieghi questo? E poi... perché mettere in piazza la nostra relazione? Che cosa diavolo ne ricavano? O'Sullivan ha detto chiaramente che sono assolutamente inutile! Se la cosa si venisse a sapere si creerebbe un grave incidente diplomatico!"
Hermione chiuse gli occhi pensierosa.
"Ma concordi con me che sia molto strano, no?"
"Sì, concordo con te. Ma ricordati che sono stati Archie e Noam a dirmi che lei ha fatto lo stage in Inghilterra. Quindi è una cosa risaputa, non un segreto di stato!"
"Credo che tu non abbia ben capito come funziona questa cosa..."
"E come funziona?" Draco stava per aggiungere stizzito Signorinasotuttoio, ma si trattenne.
"Funziona che non agiscono di nascosto, ma alla luce del sole. Così è più facile carpire informazioni e segreti! O'Sullivan ha detto che ovviamente si sono interessati a Voldemort, ma che hanno lasciato perdere per via di Silente. Ma sicuramente dopo che questo è stato sconfitto c'erano migliaia di cose da chiarire e da scoprire, in primis ciò che abbiamo fatto io e gli altri due. Non credo che Lucilla fosse l'unica infiltrata. Ma comunque chi avrebbe potuto sospettare di una deliziosa stagista? Pensaci... ha avuto accesso a tutte le informazioni sui Mangiamorte, sui loro segreti, ha potuto studiarli ai processi, sentire gli umori del popolo. Una posizione perfetta. Ha potuto scoprire quanto più possibile su di noi e su di te. Forse tu all'epoca non eri molto interessante per i loro fini..."
"Ehi!" Brontolò Draco colpito nell'orgoglio.
" Draco eri un ragazzino distrutto! Ma sei diventato immediatamente degno di attenzione quando Kingsley e tua madre hanno fatto in modo di farti venire qui! E allora chi meglio di Lucilla, che già aveva avuto modo di studiarti, poteva tallonarti stretto?"
Draco annuì, quasi gli veniva da vomitare. Come poteva essere stato così idiota da non accorgersi di nulla? Come, per Salazar!
"Ma dimentichi la questione dell'età e non sappiamo ancora perché ci hanno sbattuti in prima pagina!" Mormorò dopo un po' Draco.
" Oh, bè... per quanto riguarda l'età, il suo aspetto e il suo nome potrebbero essere benissimo tutto un bluff! Una pozione Polisucco, un incantesimo di travestimento! Per ciò che ne sappiamo potrebbe avere sessant'anni!"
"Giusto..." convenne Draco.
"Per il resto... non lo so." Ammise Hermione, lasciandosi finalmente cadere esausta sul letto, dopo aver tracciato dei solchi sul pavimento.
Draco si concentrò e riprese a pensare a tutto ciò che era accaduto da quando aveva messo piede a New York, anche alla nuova luce gettata dalle supposizioni di Hermione.
Rimasero in silenzio a lungo e Hermione fece in tempo ad appisolarsi.
Draco ne fissò i contorni ammorbiditi dal sonno e si trovò con il cuore a pezzi.
Ora che l'aveva trovata doveva racimolare ogni briciola di coraggio per lasciarla.
La situazione adesso gli appariva chiara come non mai.
Si era illuso che gli fosse stata data una possibilità, ma era solo una pedina sacrificabile in una partita che si giocava di nascosto. Aveva davvero creduto di potersi rifare una vita, ma ancora una volta veniva trattato come un inetto. L'aveva fatto suo padre, l'avevano fatto Voldemort in persona, Potter, Weasley e persino la Granger. Ma non era più lo stupido ragazzino viziato di un tempo e non avrebbe permesso a nessuno di divertirsi alle sue spalle.
Davanti a lei e a O' Sullivan aveva cercato di dominarsi alla notizia che Doholov fosse in libertà. Ma adesso la portata di quella informazione lo riempiva di orrore e paura. Per lei.
Il problema era che non doveva preoccuparsi solo per se stesso. C'era lei.
Lei che gli era entrata nelle ossa, che aveva saputo guardarlo al di là delle apparenze, che era stata in grado di superare ogni passata ostilità e aveva imparato a vederlo per quello che era. E lui si era lasciato guardare, Dio se lo aveva fatto. Ne aveva un disperato bisogno! Ogni fibra del suo essere gridava affinché qualcuno si accorgesse di quanto fosse cambiato e di quanto anche lui alla fine meritasse uno straccio di via d'uscita. E lei era lì.
A suo rischio e pericolo. In cambio lui l'aveva trascinata a fondo.
Lei lo amava. Solo a pensarlo di sentiva male, perché anche lui, arrogante bastardo, provava gli stessi identici sentimenti e forse di più.
Le si stese accanto, il più silenziosamente possibile e l'abbracciò delicatamente. Almeno per qualche ora, almeno nell'abbandono del sonno sarebbero stati solo due giovani ragazzi che avevano appena scoperto cosa significasse essere innamorati.
L'idillio però non durò molto, e le prime luci dell'alba li svegliarono con tenui bagliori lattiginosi. New York si era svegliata presto quel lunedi mattina: non nevicava più e sembrava che tutta la città fosse intenta a spalare neve per ripristinare il prima possibile la normalità fagocitante di quella grande città.
"Sei sveglia?" Mormorò Draco.
"Come potrei non esserlo? Sembra di stare all'inferno." Mugugnò Hermione.
"Rimani ancora un po' qui, vado a preparare qualcosa per colazione."
"Draco non ho nessuna voglia di mangiare, ci sono milioni di cose da decidere e non riesco ancora a credere di essermi addormentata!" Rispose lei balzando a sedere.
"Eri, anzi, eravamo stremati. Sono solo le cinque del mattino..." Ribatté lui con voce stanca.
"Cos'hai?" Hermione si voltò a guardarlo allarmata.
"Voglio fare l'amore con te."
"Adesso Malfoy? Ma ti sembra il momento?!" Disse lei scandalizzata da quella mancanza di criterio.
"Potrebbe non esserci un'altra volta, Mezzosangue."
Hermione deglutì e gli occhi divennero lucidi.
"Non dire così, ti prego..."
"Fai l'amore con me, Hermione." Insistette lui attirandola di nuovo sotto le coperte.
Hermione si preparò a qualcosa di dolce e lento, ma venne investita da una rabbia bollente.
I suoi baci erano furiosi e frenetici, come se volesse divorarla per non lasciare che neanche un pezzetto di lei gli venisse sottratto.
Le sue mani strattonavano la maglietta, frugando alla ricerca del suo calore, della sua pelle per imprimersi addosso il suo corpo. Pizzicavano, graffiavano, afferravano e quando rimase esposta la sua bocca marchiò, succhiò e lecco ogni centimetro.
"Draco..." mormorò Hermione sopraffatta da quella voracità.
"Lasciamelo fare, Hermione, lasciamelo fare..." pregò lui e alla ragazza parve stesse piangendo.
Si arrese a tutto quella voracità e quando entrò in lei e prese a spingere sempre più forte le parve di venire risucchiata dall'altro: per non sparire dovette conficcargli le unghie nelle spalle. E poi giacquero ansanti sul cumulo di coperte ai loro piedi.
"Scusami..." singhiozzò Draco sulla sua spalle "Non volevo... ti ho fatto male?"
"No! No, non mi hai fatto male... è stato... non lo so neanche dire..." Si affrettò a zittirlo lei, accarezzandogli i capelli, baciandolo sulle tempie e sugli occhi, per cancellare quel tormento che ora lo avevo preso.
"Io..."
"Finiscila e non rovinare questo momento, per favore!" Lo interruppe.
Un altro bacio, questa volta dolce, appianò ogni timore.
"Forse ho trovato una risposta ai tuoi dubbi, Hermione." Disse lui dopo un po', mentre pigramente lasciava scorrere la mano sul suo fianco nudo.
"Cioè?" Rispose la ragazza improvvisamente destissima.
"Forse ho capito cos'hanno in mente di fare con noi."
Hermione rimase in attesa.
"Credo che si aspettino che io torni a casa, che tu mi convinca a farlo. Il vecchio l'ha detto chiaramente: mi sono dimostrato assolutamente inutile. Ho disatteso ogni aspettativa come potenziale avversario. Non ho tentato di mettermi in contatto con i Magiamorte, non ho cercato di entrare nelle grazie delle famiglie più antiche e razziste di New York, ho mantenuto un basso profilo e mi sono comportato come un cittadino e un impiegato modello. Una vera schifezza insomma!"
"E quindi?" Chiese Hermione confusa.
"E quindi sono indispettiti, capisci? Probabilmente la loro battaglia contro queste neo formazioni antibabbane non sta andando come si aspettavano. Forse addirittura stanno perdendo terreno. Credo davvero che mi vogliano usare come esca."
"Ma come? O' Sullivan ha detto che si creerebbe un incidente diplomatico!"
"Cazzate! E sai perché? Perché si aspettano che io rifiuti la loro offerta. Lucilla, se quel che crediamo è vero, ha conosciuto il Draco terrorizzato e pavido che guardava tutti con occhi tremanti dalla sbarra di un tribunale. Ha avuto modo di analizzare tutta la mia storia e i miei comportamenti passati. Non sono certo stato un campione di intraprendenza e coraggio, no? Ho sempre scelto la via più facile. E loro dunque si aspettano che lo faccia anche ora. Che scappi a casa a nascondermi dietro mia madre e il Ministero, persino dietro di te!"
"Ma non ha senso! Perché hanno coinvolto me?"
"Ho varie ipotesi. La prima perché i miei sentimenti per te sono un incentivo a tornare, a non lasciarti sola proprio ora. La seconda perché buttandoti nell'arena ti hanno di fatto neutralizzata!"
"Neutralizzata?" chiese Hermione incuriosita da quel ragionamento.
"Già. Lucilla e questa fantomatica organizzazione sanno chi sei, come ragioni, conoscono la tua impulsività e anche la tua logica impietosa. Sapevano che saresti arrivata in fretta alla soluzione del mistero e hanno voluto fermarti. Se mi avessero semplicemente liquidato e tu avessi fatto i giusti collegamenti avresti mosso mari e monti per far emergere la verità. Invece ora come ora nessuno ti crederebbe. Se anche raccontassi tutto ciò che sappiamo, tutti penserebbero che ti stai inventando una storia assurda per difendere il tuo onore! Hanno dovuto agire in fretta, cogliere la palla al balzo, prima di darmi il benservito. Lo scandalo che hanno creato servirà anche ad evitare un incidente diplomatico. Non sono loro che mi hanno tradito, siamo io e te che ci siamo dati la zappa suoi piedi da soli e siamo sempre io e te che decidiamo di voltare le spalle alla possibilità che ci viene offerta e ce la diamo a gambe! Capisci quello che intendo?"
Hermione lo fissò un attimo in silenzio, mentre la mente collegava i fatti con le parole di Draco.
"Certo! Hanno voluto coinvolgermi, per evitare che io potessi proteggerti. Hai ragione, assolutamente! Così tu sarai l'esca perfetta e io non solo divento un ulteriore incentivo per darti la caccia, ma sono anche stata messa con le spalle al muro! Oltre che quella che ha il potere di convincerti a tornare"
"Tu e la mia codardia, non dimenticartelo. Ci hanno fottuto!" Concluse Draco.
"Oh per Morgana! Adesso ci hanno isolato dai nostri amici, da Kingsley e da tutti quelli che possono aiutarci! Raccontandoci le sue mezze verità O'Sullivan ci ha legati alla sua magia e non possiamo dire nulla. Come diavolo faremo? Presto ti staranno tutti addosso."
"Ci staranno tutti addosso, Hermione. Ma quel che è peggio è che probabilmente cercheranno di colpire te, per arrivare a me e alla mia famiglia."
"Ma tu hai un piano, vero?" Esclamò la ragazza allarmata, certa che non le sarebbe per niente piaciuto.
"Sì..." mormorò Draco.
"E non mi piacerà per niente, vero?"
"Temo di no."
Hermione chiuse gli occhi e con un cenno della mano gli fece cenno di proseguire.
"Loro credono di conoscermi. Lucilla perlomeno crede di sapere come ragiono: tutte le volte che ci siamo incontrati io ero disperato per qualcosa. Cazzate, piccolezze. Lo sai quanto mi piace lasciarmi andare alla disperazione e alla lamentela. Questo deve averla indotta a credere che sia un debole, una mezza tacca d'uomo e forse è così, ma in fondo credo di essere cambiato, cambiato davvero. Anche grazie a te."
Hermione annuì, ma non disse nulla.
"Ma io accetterò la loro proposta, non potranno rifiutarmela. E sai perché? Perchè qualche trucchetto da Mangiamorte l'ho imparato davvero, Granger."
"Che intendi dire?" Fece a quel punto Hermione allarmata.
"Potrebbero non essere contenti della mia decisione e ritenere più saggio farci sparire nel nulla o darci in pasto alla stampa rovinandoci per sempre. Hai ragione quando dici che non siamo nella posizione per dettare delle condizioni."
"E quindi!" Fece Hermione indispettita.
"E quindi dovremo giocare sporco come loro. Per prima cosa salveremo e nasconderemo i nostri ricordi. Non possiamo parlare di quello che quel bastardo ci ha detto, ma nulla ci vieta di farlo vedere. Quindi preleveremo i nostri ricordi sull'illuminante conversazione avuta e sulle nostre congetture e le spediremo lontano da qui."
"E a chi? Ma soprattutto, come?" Fece Hermione che era balzata in piedi e adesso aveva preso a camminare per la stanza.
"Elfi domestici!"
Ad Hermione cadde la mascella.
"Non fare quella faccia. A New York ho una casa, o meglio, mia madre ha una casa. Non la utilizziamo mai, ma non è vuota: ci sono degli elfi domestici fedeli ai Black a sorvegliarla."
"Perché tua madre ha una casa a New York?"
"Un investimento di mio padre, un regalo che le ha fatto svariati anni fa. Non ci hai mai messo piede, lei disprezza il Nuovo Mondo, ma non ha certo lasciato andare la casa in malora!" Spiegò Draco come fosse la cosa più naturale del mondo.
"Ovviamente..." disse Hermione sarcastica.
"Comunque Granger l'importante è che in quella casa ci sono elfi domestici che appartengono alla mia famiglia da anni. E cosa hai imparato sugli elfi domestici?"
"A parte che la tua famiglia li ha trattati come degli inutili schiavi per secoli?"
"Sì, a parte quello!"
"Che la loro magia sfugge alla leggi magiche e che la loro lealtà verso il padrone viene prima di tutto. Ma quindi loro non sono fedeli a te, ma a tua madre!"
"Ma io sono il figlio della padrona, Granger! Credi che si rifiuteranno di farle avere qualcosa? O che non si danneranno fino a quando non riusciranno a farlo?"
Hermione dovette ammettere che aveva ragione, anche se l'idea di sfruttare delle povere creature indifese la disgustava.
"Quindi Granger dobbiamo sfruttare il fattore sorpresa e per prima cosa mettere al sicuro i nostri ricordi, facendoli avere a mia madre con preghiera di farli vedere a Potter e a Kingsley."
"Ma gli elfi riescono smaterializzarsi oltre oceano?" Chiese Hermione assolutamente ignorante in materia.
"Sì. Non possono portare nessun essere umano con loro, ma loro possono attraversare lunghissime distanze per andare dal padrone."
"Ok. Mettiamo al sicuro i ricordi e poi?"
"E poi chiederemo loro di sistemare tutto il casino che hanno fatto, minacciandoli di rivelare al mondo la loro esistenza."
"Ci uccideranno prima di avere il tempo di dire Lumus!" Obiettò Hermione.
"Ma io dirò a mia madre di mostrare a tutti quei ricordi nel caso dovessi sparire senza dare notizie. E lo stesso diremo a Potter."
"Non credo basterà così poco." Mormorò Hermione con un brivido.
"Ma io ho anche un altro asso nella manica per convincerli..."
"E quale?"
"Farò da esca."
"No!"
"Sì, invece. Coinvolgeremo anche Kingsley e tutto questo diventerà un'azione concordata tra i due paesi. In cambio chiederò la riabilitazione del mio nome, una volta che questa faccenda sarà conclusa."
"No! E... e... e se dovessi rimanere ucciso?" Disse Hermione con gli occhi pieni di lacrime.
"Allora avrò fatto del mio meglio, Hermione. Non voglio mai più trovarmi nella posizione di venire usato, non voglio dover passare la mia vita a scontare il passato. Voglio poter avere la possibilità di vivere da uomo libero. Tu non devi mai più trovarti in una posizione così terribile a causa mia. Siamo stati due sciocchi a pensare di poter essere una coppia alla luce del sole."
Hermione lo fissava impietrita.
"Non sarei mai dovuta venire! Non avrei dovuto fare di testa mia: mi avevi messo in guardia tante volte, ma io e la mia arroganza non ti abbiamo dato retta! Sono Hermione Granger, dicevo! Il Mondo magico è in debito con me! E invece..." Disse tutto d' un fiato dopo qualche minuto.
"Hermione! Smettila! Sarebbe successo comunque!"
"Verrò con te! Rimarrò con te!" Fece a quel punto Hermione.
"No." Il tono di Draco era definitivo e la ragazza sentì quel rifiuto penetrarle la pelle come una lama.
"No, Hermione. Questa è una cosa che devo fare da solo. Questa è la mia battaglia, non la tua."
"Non sei un fottuto soldato, Malfoy!" Gli gridò dietro lei, colpendolo al petto con i pugni serrati.
"No, ma sono io l'ex Mangiamorte."
"Non sei mai stato un Mangiamorte! Non sei neanche in grado di uccidere!"
Draco allora espose alla vista l'avambraccio sinistro sul quale faceva mostra di sé il Marchio Nero, sbiadito certo, ma ancora abbastanza visibile.
Hermione si era scordata della presenza di quell'orrore, si era abituata ad ignorarlo, ma ora non poté fare a meno di rabbrividire.
"Questo fa di me un Mangiamorte. Mi sono fatto marchiare, Hermione. Quando questo pezzo di carne incominciava a bruciare io dovevo correre."
"Ma alla Battaglia non sei andato da lui. Sei rimasto a Hogwarts." Disse lei flebilmente.
"Non per nobili motivi. Volevo indietro la mia bacchetta, magari catturarvi e portarvi da Lui."
"No. Sei rimasto indietro, perché non volevi..."
"Se Dolohov trovasse il modo di riattivare il marchio? Non era uno stupido, sai? Era abilissimo nella Magia Oscura, non solo con le Maledizioni Senza Perdono. Ha ucciso e torturato senza pietà moltissimi maghi, streghe e babbani. I quattordici anni passati ad Azkaban non sono riusciti a piegarlo. Ha anche inventato incantesimi oscuri letali. E poi..."
Qui la voce si fece flebile.
"E poi ti odiava Hermione, di un odio feroce. Da quando gli sei sfuggita il giorno del matrimonio del fratello di Weasley. Voldemort lo ha torturato a sangue per aver lasciato sfuggire te e gli altri quel giorno."
Hermione lo guardò atterrita.
"Non... non ci avevo pensato..."
Hermione chiuse gli occhi e ripensò ai due bestioni che si erano presentati a Tottenham Court Road. Poteva capire le ragioni del suo odio smodato: una Sanguemarcio lo aveva messo nel sacco.
"E' anziano, ma forte. Non sono riusciti a trovarlo, è sfuggito per due volte ad Azkaban. Ha contatti, denaro, un nome che conta tra i Purosangue... se non te ne andrai, se non ti proteggeranno prima o poi metterà le mani su di te. E io so che..."
"Cosa?"
"Si vociferava di un figlio che ora dovrebbe avere la nostra età. Cresciuto lontano dall'Inghilterra... magari proprio qui."
"Ma il Ministero lo saprebbe!"
"Non se fosse un figlio illegittimo. Non se non fosse mai stato riconosciuto. I figli illegittimi non compaiono sugli alberi genealogici e lui non era sposato."
"L'Organizzazione lo saprà di certo..."
"E perché dovrebbe saperlo? Era una cosa che sapevano solo quelli della sua cerchia più ristretta."
"Tuo padre..."
"Già e potrebbe averlo svelato a Kingsley. E sono certo che Kingsley non ha condiviso l'informazione con questi simpaticoni."
Hermione parve riflettere intensamente.
"Potrebbe funzionare sai? Costruire un progetto comune tra i due paesi... ciascuno mette a conoscenza l'altro delle informazioni che ha e insieme si cerca di dare la caccia a questi criminali. Però dobbiamo pensarci bene..."
Draco sorrise debolmente: sapeva che la sua Mezzosangue stava facendo uno sforzo enorme per sostenerlo nonostante tutto.
Hermione balzò dal letto, e indossata una sua felpa sulla pelle nuda, riprese a girare per la stanza.
Draco si alzò a sua volta e andò a preparare il caffè e la colazione.
Consumarono il pasto in silenzio, ciascuno assorto nelle sue riflessioni.
"Chiamo Chubby." Fece Malfoy quando ebbe riassettato tutto.
"Chi?" Fece Hermione distrattamente.
"L'elfo domestico di mia madre." Rispose Draco.
Hermione lo fissò e annuì.
"Facciamolo. Ma se muori ti giuro su quanto ho di più caro che verrò a riprenderti ovunque tu sarai solo per ucciderti con le mie mani."
Un brivido corse lungo la schiena del ragazzo: se c'era qualcuno capace di riportare indietro i morti, quella era Hermione Granger.
"E se non funzionasse? Cosa faremo allora?" Chiese poi lei, fermandosi di colpo.
"Funzionerà. Me lo sento!"
"Te lo senti? Cosa sei? Un sensitivo?" Disse Hermione rosa dall'ansia.
"No. Ma se dovesse andare male improvviseremo, Hermione. Adesso pensiamo ai ricordi. Scommetto che sai come fare, vero?"
"Certo!" Disse lei prontamente.
Draco sogghignò.
"Lo hai chiesto apposta, vero?" Fece Hermione diventando rossa.
"Sì, mi piace quando non riesci a non fare la prima della classe!"
"Stronzo!"
Draco sorrise e trasfigurò delle tazzine scompagnate in ampolle.
"Avanti: tiriamo fuori i ricordi."
"Da quando?"
"Da quando sei arrivata ad oggi." Rispose Draco.
Hermione puntò la bacchetta alla sua tempia e pronunciò l'incantesimo: subito un filo argenteo si aggrappò al legno e Hermione lo fece scivolare all'interno del contenitore. Ripeté l'azione più volte e alla fine dieci boccette facevano bella mostra di sé sul tavolo.
Poi i due ragazzi impiegarono molto tempo a scrivere la lettera per Narcissa, soppesando ogni parola per cercare di aggirare la magia che li legava a O'Sullivan. Non fu semplice, ma alla fine furono abbastanza soddisfatti del risultato.
Draco infine chiamò ad alta voce l'elfo domestico di sua madre e poco dopo con un sonoro crack un piccolo elfo grinzoso apparve nel salotto di casa.
"Buongiorno Chubby." Fece Malfoy con voce atona.
"Buongiorno signore, cosa può fare Chubby per il padroncino? Pulire, riordinare, lavare i suoi costosi vestiti?"
"No Chubby: ti ho già detto che non ho bisogno di queste cose. Vorrei chiederti di far avere queste boccette e questa lettera a mia madre. Subito! Capito Chubby? Devi consegnarli il più in fretta possibile nelle mani di mia madre, ma ti devi accertare che sia assolutamente da sola, che non sia seguita, spiata. La padrona li aspetta e li desidera più di ogni altra cosa, ma nessuno deve vederti mentre le consegni!" Ordinò Draco, questa volta perentorio.
Hermione aprì la bocca per intervenire, ma un'occhiata gelida del compagno la indusse a tacere. Non era il momento di battersi per i diritti degli elfi domestici.
"Certo signore! Chubby consegnerà queste boccette e questa lettera nelle mani della padrona! Chubby non si farà vedere e lo farà a qualsiasi costo!"
"Bravo Chubby. Adesso vai!" Fece Draco con un mezzo sorriso.
L'elfo si inchinò fino a sfiorare con il naso il pavimento e poi scomparve.
"Sei stato troppo duro!" Sbottò Hermione.
Draco non perse tempo a risponderle, ma disse: "Mancano solo tre ore all'incontro. Prepariamoci un discorso Granger: dobbiamo essere pronti."
Hermione si rimangiò una rispostaccia, ma cercò di rimodulare le sue priorità.
"Avanti, inizia tu!" Rispose con un sospiro.
"Ti amo, Hermione."
Hermione sgranò gli occhi sorpresa da quella dichiarazione improvvisa.
"Ma mi vuoi lasciare." Mormorò, mesta.
"No. Voglio tornare da te e gridarlo al mondo. Io... vorrei proporti una cosa."
La confusione di Hermione crebbe, insieme ad un doloroso batticuore.
"Co- cosa?" Balbettò.
Draco fece per rispondere, ma poi scosse la testa.
"No, lascia perdere. Non è il momento questo. Vediamo come andrà l'incontro." Disse dopo qualche istante.
"Ma non puoi fare così!" Protestò Hermione.
"Lascia perdere. Te le dirò dopo il nostro incontro."
Hermione sospirò di nuovo e disse: "Ti amo anch'io. Anche se sei il più grande idiota che io abbia mai incontrato!"
"Lo so." E così dicendo si chinò a baciarla.
Sarebbe stato maledettamente difficile perderla.
Alle dodici in punto O'Sullivan, Archie, Noam e Lucilla si presentarono a casa di Draco.
I tre ragazzi si gettarono ad abbracciare gli altri due, mentre l'Auror osservava l'intera scena con fare annoiato.
Interruppe quello scambio di convenevoli sbattendo il giornale sul tavolo.
Tutti si voltarono di soprassalto.
Draco adocchiò il giornale e disse: "Novità?"
"Un bel casino, Malfoy. Mi chiedo incessantemente come siate potuti essere così sciocchi... al limite dell'idiozia." Fece il vecchio.
Hermione afferrò il giornale.
"Malfoy il Mangiamorte pagato con i soldi dei contribuenti!"
"Dove si sono nascosti i due amanti? Il Macusa non rilascia dichiarazioni."
Hermione non perse tempo a leggere gli altri titoli.
"Ma non avete nulla di più importante di cui occuparvi in questo paese? Ad esempio capire se Dolohov vive e cammina in mezzo a voi?" Fece acida.
"Giusto!" Le diede man forte Noam.
O' Sullivan ghignò: "Se si occupano di queste sciocchezze vuol dire che stiamo facendo bene il nostro lavoro!"
"Che state insabbiando bene i vostri fallimenti!" Ribatté Archie.
L'Auror sventolò una mano non curante.
"Il fatto qui è che il signor Malfoy è sempre più nei guai. E in Inghilterra non va meglio, ve lo posso assicurare. Kingsley è stato messo sotto processo dal Wizengamot."
"Non è possibile!" Disse Hermione alzando la voce.
"Oh sì, invece. Ecco, guardi lei stessa signorina Granger..." E così dicendo le porse una pergamena con il sigillo rotto.
Un breve comunicato annunciava quanto dichiarato da quell'uomo odioso. Una pagina del Profeta strillava la notizia.
"Una cosa disgustosa!" Affermò Lucilla.
Hermione e Draco la fissarono. Il tarlo del dubbio si era incuneato talmente in profondità da fare quasi male.
"Cosa c'è?", chiese la ragazza sorpresa, "È successo qualcosa?"
Hermione e Draco si guardarono brevemente, poi la Granger, con voce gelida chiese: "Non lo so, dimmelo tu, Lucilla."
Archie e Noam fissarono Hermione con aria interrogativa, poi Draco, in cerca di chiarimenti.
Sul viso di O' Sullivan si allargò un ghigno indecifrabile.
"Te l' avevo detto Capo! La Mezzosangue è un osso duro." Fece Lucilla impassibile.
Draco e Hermione deglutirono a vuoto e istintivamente la mano della ragazza corse protettiva verso quella di Malfoy.
"Che diavolo sta succedendo? Lucilla perché chiami "Capo" questo vecchio balordo?" Protestò Archie veementemente.
"Perché questa donna, Archie, non è chi dice di essere." Affermò Hermione sostenendo lo sguardo ironico dell'altra.
Un applauso interruppe la tensione venutasi a creare.
"Complimenti signorina Granger, non pensavo che ci sarebbe arrivata così in fretta. Il signor Malfoy sarebbe andato avanti a piagnucolare all'infinito sulla spalla di Lucilla prima di accorgersi di qualcosa."
Draco digrignò i denti.
"Stai a cuccia piccolo cagnolone bisognoso di affetto." Rise Lucilla. Una risata fredda, ma cristallina insieme che Draco non le aveva mai sentito fare prima. Gli parve di scorgere qualcosa di famigliare dietro la maschera, uno scintillio che faceva sembrare Lucilla molto più... più... non sapeva spiegarlo bene.
"Che cazzo dici, Lucilla?" Noam si fece avanti, serrando i pugni.
Un incantesimo non verbale e fulmineo lo mandò a gambe all'aria.
O' Sullivan non aveva neanche sfoderato la bacchetta.
"Adesso ci diamo tutti una calmata, ci sediamo e ragioniamo con calma." Disse l'uomo serafico.
Archie aiutò Noam a rialzarsi; entrambi avevano la mascella serrata e i nervi a fior di pelle.
Lucilla alzò le spalle non curante e si sedette sbuffando.
Draco e Hermione fecero altrettanto.
"Chi diavolo sei, tu?" Disse Draco, con gli occhi socchiusi. Un pensiero fugace gli aveva attraversato la mente. Non poteva essere, si doveva essere sbagliato.
"Oh! Hai capito, vero? La domanda non è chi diavolo sono, ma che cosa sono!" E di nuovo la risata cristallina si infranse nell'aria.
"Lucilla!" L'ammonì l'Auror severo.
"Sei un vampiro". La voce di Draco risuonò quasi innaturale.
"Complimenti! Non sei scemo come sembri!" Rise di nuovo lei.
Hermione la guardò sbigottita, Archie e Noam letteralmente sconvolti.
"Basta! " Li interruppe O'Sullivan accigliato.
Non si era aspettato quella piega.
Note
Sempre più complicato!
Qualcuno ha sempre diffidato di Lucilla e ahimè aveva ragione. Troppe coincidenze, solo che Draco era veramente un cucciolo bisognoso di affetto per accorgersene e poi, che motivo avrebbe avuto per dubitare?
Insomma è stato raggirato come un bambino a cui rubano le caramelle.
Ma qualcosa è cambiato: meglio tardi che mai!
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MILLENNIUM BUG - From New York to London and Back
FanficQuesta è il secondo capitolo della Trilogia "TIENIMI LE MANI, NON ANNEGHERAI" il cui titolo deve i suoi natali alla Canzone "Niente di Speciale" de Lo Stato Sociale - Album Amore Lavoro e Altri Miti da Sfatare - 2017. Millenium Bug è la continuazion...